Audizione

Tim, Cardani (Agcom) ‘Separazione rete? Soltanto volontaria, mancano presupposti per imporla’

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Il presidente dell’Autorità in audizione alla commissione Trasporti della Camera: ‘Non ci sono i presupposti per rendere obbligatoria la separazione della rete’.

Al momento la separazione della rete prospettata da Tim è “del tutto volontaria” e “non ci sono a mio parere i presupposti per una separazione obbligatoria che Agcom avrebbe il potere di imporre”. Lo ha detto oggi il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani in un’audizione alla commissione Trasporti della Camera.

Si tratta di una separazione sostanzialmente societaria, che non porta a una separazione completa della rete che “sarebbe invece il presupposto per una società nazionale della rete”, ha aggiunto Cardani, che sull’ipotesi di acquisizione da parte di Tim di Open Fiber, osserva di aver “detto che è un progetto serio e ragionevole e chiesto di andare nel dettaglio”. “Tim sta preparando il progetto del dettaglio – aggiunge – che valuteremo insieme all’analisi del mercato”.

Separazione rete Tim in consultazione in ambito analisi di mercato dell’accesso

Il progetto di separazione della rete di Telecom Italia presentato all’Agcom, “verrà sottoposto a consultazione nell’ambito dell’analisi del mercato dell’accesso e ne sarà valutata l’idoneità a migliorare le condizioni di concorrenza”, ha aggiunto Cardani.

“Il progresso tecnologico e l’evoluzione delle condizioni concorrenziali saranno i principali punti di riferimento che l’Autorità seguirà nella valutazione relativa all’eventuale rivisitazione della definizione dei mercati – ha proseguito il presidente – all’aggiornamento dell’elenco degli operatori dotati di significativo potere di mercato e alla modifica delle vigenti disposizioni regolamentari”.

“Con specifico riferimento ai progetti relativi alla banda ultra larga, l’Autorità nazionale di regolazione deve poter verificare che essi siano in grado di assicurare uno sviluppo efficiente delle reti e l’incremento del benessere complessivo dei consumatori, senza prevedere restrizioni non indispensabili al raggiungimento di tali obiettivi e senza dare alle imprese interessate la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei servizi in questione”, ha sottolineato Cardani.

“Allo stato attuale, e in prospettiva, credo che l’apparato regolamentare predisposto non debba essere dismesso, bensì aggiornato nell’ottica di massimizzare il benessere dei consumatori, di migliorare ulteriormente le condizioni concorrenziali e di sostenere investimenti efficienti in reti di nuova generazione”, ha chiosato il presidente dell’Agcom.

Cardani, modello wholesale only di Open Fiber stimola concorrenza

Parlando di Open Fiber, il presidente Cardani ha detto che quello che è positivo dell’azienda e del suo modello di business ‘wholesale only’ all’ingrosso è il fatto che ha determinato “meccanismi di costruzione delle reti che stimolano la concorrenza e che porteranno a una accelerazione”.

Rete unica, modello vecchio

In merito alle voci di una rete unica tra Tim e Open Fiber Cardani rispondendo a una domanda ha detto che “c’è una possibilità che aleggia nel mondo delle reti e cioè che si vada verso una acquisizione costruendo una rete unica nazionale”. “E’ un soggetto molto complesso in quanto influenzato pesantemente dall’ideologia e da una teoria economica vecchiotta che sostiene che tutto ciò che fa da servizio generale può essere nazionalizzato purché i servizi che si svolgono su di essi siano competitivi, quello che conta è il prezzo. Vedremo. Per il momento sono voci, molto interessanti che vanno seguite con attenzione. Ci sono visioni diverse dietro questo modello. La separazione della rete è legata a questo”. 

 

Asta 5G, rilievi al Mise su concetto di capacità trasmissiva

Infine, l’Agcom ha segnalato nei giorni scorsi al ministero dello Sviluppo economico “limiti ed alcune incertezze applicative” sull’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per lo sviluppo del 5G “potenzialmente in grado di compromettere il raggiungimento degli obiettivi generali e l’utilizzo pienamente efficiente dello spettro”.

Al centro della questione è “un punto tecnicamente complesso”, ovvero “il compito di restringere la quantità di spettro a disposizione dell’audiovisivo passandolo ad altri usi” assegnato dalla legge di bilancio all’Agcom. Viene chiesto all’autorità di convertire i diritti d’uso delle frequenze degli operatori di rete nazionali in diritti d’uso di capacità trasmissiva, ma “da nessuna parte viene definito questo paramento”, dice Cardani convinto che “qualsiasi dato stabilito dall’autorità dia spazio a cause legali”. “Andare avanti nella conversione di una misura nota in una ignota con una misura spannometrica – per il presidente Agcom – significa cercare guai per questo chiediamo al Mise di fissare questo criterio”.