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Tim Brasil: Telecom Italia rifiuta le avances dei russi di Letter One

Mikhail Fridman

Mikhail Fridman

Telecom Italia sarebbe intenzionata a rifiutare l’offerta del fondo russo Letter One di Mikhail Fridman, che si è detto disposto a iniettare 4 miliardi di dollari nelle casse di Oi a patto che l’operatore persegua l’integrazione con Tim Brasil. Lo avrebbero riferito a Bloomberg fonti informate dei fatti, secondo cui Telecom Italia continua a studiare diverse opzioni per il futuro della controllata brasiliana, inclusa una possibile fusione con Oi, ma non sarebbe disposta ad accettare la proposta del magnate russo.

Mikhail Fridman, patron di Alfa Group e della prima banca privata d’investimenti russa, appartiene a una delle più ricche famiglie del Paese. Nato in Ucraina nel 1964, comincia le sue attività nel settore dell’entertainment negli anni ’80. Oggi, il suo gruppo controlla l’operatore russo Vimpelcom (che opera in 14 paesi e in Italia possiede Wind) e il turco Turkcell. Lo scorso anno, il fondo Letter One – che investe prevalentemente nei settori tlc, energia e hi-tech – aveva in gestione circa 25 miliardi di dollari.

Botta e risposta tra Patuano e il ministro brasiliano delle tlc 

L’ad di Telecom Italia Marco Patuano, che si trova in Brasile, in un’intervista al quotidiano Valor Economico ha dichiarato che prima di avviare il processo di consolidamento nel settore delle telecomunicazioni, il Brasile dovrebbe chiarire le norme che regolano le concessioni della telefonia fissa.

Rispetto alle precedenti proposte, ha chiarito l’ad, quella arrivata dal fondo russo dimostra “la volontà di fare un’operazione con Tim”, ma in ogni caso un’operazione di tipo industriale quale sarebbe la fusione con Oi non potrebbe “prescindere dal tema delle concessioni nella telefonia fissa gestite dall’Anatel”.

Patuano ha ribadito poi che qualora dovesse arrivare una proposta dal fondo Letter One e da Oi, come è la prassi in questi casi,  questa sarebbe portata al cda che dovrebbe discutere nel merito del valore dell’asset e del valore che potra’ essere distribuito agli azionisti.

A stretto giro, il ministro delle Comunicazioni, André Figueiredo, ha affermato che il governo prenderà posizione soltanto nel momento in cui un’eventuale operazione di fusione tra Oi e Tim Brasil fosse notificata ufficialmente.

Il ministro ha sottolineato che il Governo è consapevole che il mercato tlc sta andando verso il consolidamento, ma i meccanismi per evitare concentrazioni a scapito dei player minori, soprattutto in determinate regioni, saranno definiti soltanto a fronte di un accordo ufficiale tra gli operatori.  Non ci sarà, insomma, un’accelerazione del dibattito sulle regole del settore sulla base di semplici negoziati.

Il debito di Oi

Oi analizzerà la proposta di Letter One domani. L’operatore, quarto sul mercato mobile ma con una rete fissa diffusa capillarmente,ha chiuso il primo semestre con un debito di 34,6 miliardi di reais (8 miliardi di euro circa) nonostante la cessione delle attività di Portugal Telecom alla francese Altice. L’occasione, quindi, è ghiotta, ma la strada si presenta in salita.

Quanto all’ingente debito della società, superiore di 4 volte l’Ebitda, il ministro ha affermato che il Governo conta di prevedere meccanismi per aiutare il recupero della società, ma senza interventi diretti.

Stando ai dati del regolatore brasiliano del mercato, Anatel, Oi e Tim Brasil insieme controllerebbero il 44% del mercato (Telefonica Brasil e Claro hanno rispettivamente il 29% e il 25% del mercato): la società che nascerebbe dalla fusione sarebbe quindi il primo operatore del paese e potrebbe contare su notevoli sinergie, stimate in circa 7 miliardi di euro.

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