l'intervento

Tim Berners Lee: ‘Net neutrality principio fondamentale, ma nella Ue è sotto attacco’

di |

Non usa mezzi termini Berners Lee: 'Il concetto di neutralità – dice – è un elemento basilare per l’apertura del web ed è attualmente sotto attacco'.

Continua a tenere banco, sia negli Usa che in Europa, il dibattito sulla net neutrality. Oltreoceano, il regolatore del mercato – la FCC – si appresta a presentare al Congresso una proposta volta a regolamentare internet come un ‘servizio pubblico’, così come chiesto esplicitamente qualche mese fa dal presidente Obama in persona.

Una decisione che, partendo dall’assunto che il web rappresenta un servizio di fondamentale importanza per la collettività, non solo cambierà radicalmente il modo in cui i servizi internet saranno regolamentati, ma estenderà significativamente i poteri dell’Autorità.

La classificazione della banda larga come un servizio di pubblica utilità è un passaggio molto atteso dalle associazioni dei consumatori ma gli operatori telefonici si oppongono a questa eventualità, che implicherebbe di dover sottostare a rigide norme sulla net neutrality, che impedirebbero loro di sviluppare nuovi servizi specializzati, che permetterebbero, ad esempio, alle aziende che offrono servizi sanitari di pagare un extra per avere una priorità.

In Europa, gli Stati membri devono ancora trovare un accordo sulla questione: il Parlamento ha approvato un testo molto rigido, che impedirebbe alle aziende telefoniche di offrire servizi specializzati in maniera prioritaria; la presidenza italiana, nei sei mesi a sua disposizione ha tentato una mediazione, proponendo di rimuovere le definizioni di ‘net neutrality’ e ‘servizi specializzati’ e di permettere l’uso di misure di gestione del traffico. Ma non si è riusciti a giungere a un compromesso e la palla è ora nel campo della presidenza lettone che però finora non sembra sia riuscita a fare molti passi avanti.

Da quanto emerge dalla prima bozza presentata da Riga, l’obiettivo è di partire dalle “basi solide” poste dal governo italiano per poi “continuare con approccio basato sui principi”: in sostanza, gli operatori sarebbe obbligati a trattare tutto il traffico allo stesso modo tranne in alcune specifiche circostanze, ossia dietro specifica richiesta delle autorità; per garantire la sicurezza della rete o nel caso i genitori vogliano introdurre sistemi di controllo della navigazione.

In base alla bozza di compromesso lettone, quindi, agli operatori sarebbe concesso di offrire servizi specializzati a patto che questi non interferiscano con il servizio offerto a tutti gli altri utenti. Un punto fermo, questo, esplicitamente ribadito anche dal Commissario Ue al digitale, Gunther Oettinger e molto gradito alle telco ma che non piace a uno dei ‘padri fondatori’ del web, Tim Berners Lee, che in un intervento sul blog della Commissione europea ha messo in guardia contro i rischi legati a uno stravolgimento dello status quo in tema di net neutrality.

Non usa mezzi termini Berners Lee: “Il concetto di neutralità – dice – è un elemento basilare per l’apertura del web ed è attualmente sotto attacco”.

Mantenere inalterato il principio secondo cui ogni ‘pacchetto’ di dati debba essere trattato allo stesso modo, invece, “è fondamentale per il futuro del web e dei diritti umani, dell’innovazione e del progresso in Europa”. Un vantaggio, insomma, per tutti i cittadini e le imprese, grandi e piccole.

Mettendo in guardia contro il tentativo di alcuni governi e lobby di discostarsi da tale principio, Tim Berners Lee ha quindi spiegato che è essenziale impedire ai fornitori di accesso di bloccare o restringere contenuti e servizi, per qualunque motivo, sia esso commerciale o politico. E non si tratta solo di ‘bloccare o limitare’, ha aggiunto: “bisogna anche fermare la ‘discriminazione positiva’ ossia quando un operatore favorisce un particolare servizio rispetto a un altro”. Questo per non conferire a telco e ISP un ‘potere immenso’, incluso quello di ostacolare la concorrenza e l’innovazione, favorendo, ad esempio, i loro siti, servizi e piattaforme a scapito di quelle concorrenti.

“Pensate – scrive – se una startup o un service provider dovesse chiedere il permesso o pagare una tassa a un competitor prima di poter arrivare ai clienti. Questo sa un po’ di corruzione o abuso di mercato – ma è esattamente il tipo di situazione che si verrebbe a creare se ci si allontanasse dal principio di neutralità della rete”.

La Web Foundation di Tim Berners Lee ha evidenziato nello studio Web Index 2014 che il 95% degli 86 paesi considerati a livello mondiale non ha leggi sulla net neutrality.

Sancire la neutralità della rete in tutta l’Unione europea, sottolinea, potrebbe contribuire a migliorare le prestazioni dei paesi classificati nelle parti basse della classifica (tra cui l’Italia, con un punteggio di 2 su 10), consentendo all’Europa “di cogliere il pieno potenziale di Internet come motore di crescita economica e progresso sociale” ha concluso.