Finestra sul mondo

Theresa May e nuove norme antiterrorismo, Comey (FBI) pronto a testimoniare al senato, Santader (Spagna) compra Banco Popular ad 1 euro

di Agenzia Nova |
Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Regno Unito, May pronta a stracciare le leggi sui diritti umani che ostacolano nuove norme antiterrorismo

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha dichiarato di essere pronta a stracciare le leggi sui diritti umani per imporre nuove restrizioni ai presunti terroristi. Dopo tre attentati in tre mesi e le polemiche sulla gestione della sicurezza, a 36 ore dall’apertura dei seggi elettorali, la leader di Downing Street ha detto che sta cercando un modo per rendere piu’ facile l’espulsione di sospetti stranieri e per intensificare i controlli sugli estremisti potenzialmente minacciosi, anche in assenza di prove sufficienti a perseguirli. Comminare “pene detentive piu’ lunghe per i condannati di reati di terrorismo”, facilitare le deportazioni dei sospetti terroristi stranieri nei loro paesi e “limitare la liberta’ e i movimenti dei sospetti terroristi quando si hanno abbastanza prove per sapere che costituiscono una minaccia, ma non abbastanza per perseguirli in tribunale”: questi i punti indicati dalla prima ministra conservatrice. “Se le leggi sui diritti umani ci impediscono di farlo, cambieremo quelle leggi in modo da poterlo fare”, ha aggiunto. Le proposte sembrano andare in direzione del rafforzamento delle misure di prevenzione e di indagine; potrebbero contemplare coprifuoco, restrizioni alle associazioni, controllo sui viaggi e limiti all’accesso ai dispositivi di comunicazione; potrebbero portare anche a un aumento del periodo di detenzione preventiva, attualmente di 14 giorni. May ha precisato che consultera’ le agenzie di intelligence per comprendere quali strumenti siano necessari. I Tory hanno promesso di non uscire dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo per la durata della prossima legislatura, ma potrebbero iniziare a emendare parti dell’Human Rights Act o cambiare del tutto la legge dopo l’uscita dall’Unione Europea. May ha annunciato, inoltre, una revisione dell’attivita’ dell’intelligence: “Dobbiamo considerare come la minaccia terroristica si sta evolvendo”, ha spiegato, e “trarre lezioni per il futuro, se ce ne sono”. Ha comunque espresso apprezzamento per il “buon lavoro” svolto dalla polizia e dai servizi di sicurezza, che hanno sventato diversi pani, “almeno cinque” negli ultimi tre mesi. Non ha risposto sulla mancata sorveglianza di Youssef Zaghba, l’attentatore italo-marocchino segnalato dopo essere stato fermato in Italia.

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Usa, l’ex direttore dell’Fbi Comey pronto a testimoniare di fronte a una commissione del Senato “amica”

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – L’ex direttore del Federal Bureau of Investigation (Fbi), James Comey, testimoniera’ domani (giovedi’) di fronte alla commissione Intelligence del Senato. La deposizione pubblica di Comey, la prima dopo il suo controverso licenziamento da parte del presidente Usa Donald Trump, e’ attesissima soprattutto dai detrattori del presidente, che si aspettano nuove rivelazioni in merito ai presunti contatti tra Trump e la Russia e ai presunti tentativi dell’inquilino della Casa Bianca di ostacolare le indagini sul caso “Russiagate”. Stando a fonti anonime “vicine” a Comey citate da “Bloomberg”, l’ex direttore dell’Fbi esporra’ dettagli delle sue conversazioni private con il presidente Trump, ma rifiutera’ di dichiarare apertamente se questi abbia davvero tentato di ostruire le indagini federali. Del resto, lo stesso Comey aveva smentito qualunque interferenza da parte della Casa Bianca lo scorso maggio, durante la sua ultima deposizione giurata da direttore dell’Fbi di fronte a una commissione meno “malleabile”, del Senato, quella di Giustizia. La stampa Usa, pero’, resta in trepidante attesa di nuove allusioni, e nel frattempo scatena contro il presidente Usa l’ennesima bordata di indiscrezioni anonime: stando al “New York Times”, lo scorso febbraio Comey chiese al procuratore generale, Jeff Sessions, di non lasciarlo solo con il presidente; Comey, sostengono le fonti anonime citate dal quotidiano, voleva che Sessions lo proteggesse dalle “influenze della Casa Bianca”. la “Washington Post” pubblica un’indiscrezione ancor piu’ esplosiva: fonti anonime vicine al direttore dell’Intelligence nazionale, Daniel Coats, sostengono che lo scorso marzo questi ricevette da Trump la richiesta di intervenire per sviare l’attenzione dell’Fbi dalle indagini sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn. Come Comey, Coats verra’ chiamato nei prossimi giorni a deporre sotto giuramento di fronte al Senato; al contrario di Comey, pero’ – che non potrebbe accusare Trump di aver ostacolato la giustizia senza contraddire le sue precedenti deposizioni – Coats potrebbe confermare sotto giuramento le indiscrezioni anonime rilanciate dalla stampa Usa. Contro Comey e la narrativa delle due testate giornalistiche statunitensi si esprime il “Wall Street Journal”, che si chiede per quale ragione all’ex direttore dell’Fbi sia stato consentito di rifiutare la richiesta di testimoniare di fronte alla commissione Giustizia del Senato, e di scegliere invece il foro “amico” della commissione Intelligence. Comey, scrive il quotidiano, si e’ preso la liberta’ di non rispondere alle richieste di produrre le sue presunte memorie riguardo le conversazioni private con Trump e di spiegare perche’ quei documenti siano trapelati alla stampa tramite un suo fantomatico “ex collaboratore”. L’ex direttore dell’Fbi sostiene di non essere tenuto a rispondere a queste richieste in quanto ora e’ un “privato cittadino”. Secondo il “Wall Street Journal”, il copione della testimonianza di domani e’ gia’ scritto: Comey “selezionera’ quali resoconti presentare al Congresso, e quali invece riservare alle sue future memorie” e a futuri attacchi politici al presidente Usa. “Se Comey ha scritto davvero queste memorie nelle vesti di direttore dell’Fbi, come sostengono i suoi loquaci collaboratori, ha pero’ il dovere di esibirle tutte agli investigatori”, sostiene l’editoriale. Celandosi dietro lo status di privato cittadino, l’ex direttore dell’Fbi “espone con chiarezza il suo reale obiettivo, che e’ quello di fornire una testimonianza politica contro Trump imbellettando al contempo la propria reputazione”; le domande scomode, o cui non riterra’ di voler rispondere, verranno invece rimandate con ogni probabilita’ alla “copertura dell’indagine speciale del procuratore Robert Mueller”, con cui Comey ha pre-concordato i termini del suo interrogatorio nei giorni scorsi. Quanto a Trump, ieri ha augurato “buona fortuna” a Comey in vista della deposizione; e secondo la “Washington Post” si prepara a ribattere punto per punto alle nuove accuse che probabilmente gli verranno mosse di fronte alle telecamere.

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Lotta al terrorismo, e’ necessaria una strategia comune

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Un recente editoriale del settimanale tedesco “Der Spiegel” a firma dell’opinionista Sascha Lobo sottolineava tutti i responsabili dei 13 piu’ gravi attentati terroristici avvenuti nella Ue fossero gia’ noti alle autorita’, e puntava l’indice contro le responsabilita’ politiche della crisi terroristica in Europa. Il settimanale tedesco torna sulla questione con un secondo editoriale a firma di Daniel H. Heinke, che sottolinea come lo Stato costituzionale tedesco non poggi su una impostazione aprioristicamente sanzionatoria, e quindi non abbia modo di perseguire gli estremisti sulla sola base dei loro orientamenti ideologici. Sono circa 10 mila i salafiti presenti in Germania, secondo i dati forniti dalla Protezione della Costituzione, e il numero e’ piu’ che raddoppiato negli ultimi anni. Si tratta pero’ soltanto degli individui noti alle autorita’, e il fenomeno probabilmente e’ ben maggiore. Resta pero’ il fatto, sottolinea l’autore dell’editoriale, che agire contro questi soggetti non e’ possibile in assenza di concrete violazioni della legge. Le prove non cadono dal cielo e sono spesso il risultato di lunghe indagini. Il Governo federale e quelli statali hanno condotto piu’ di 760 indagini in cui sono stati riscontrati piu’ di mille sospetti terroristi della scena islamista. In tali indagini la polizia deve usare non solo investigatori, ma anche forze di sorveglianza fisica e tecnica, oltre a indagini forensi e molto altro ancora. Quello che manca, scrive Heinke, sono i mezzi, sia quelli pratici che legislativi. Ad esempio c’e’ il problema della tracciabilita’ delle comunicazioni per cui sono necessari strumenti particolari tecnici e legislativi. Quello della conservazione dei dati, invece, secondo l’opinionista e’ un falso problema, in quanto le autorita’ di sicurezza non hanno accesso a quelli archiviati e possono accedervi solo in caso di concreto sospetto di reato penale e previa autorizzazione del tribunale. Anche in caso di comprovata pericolosita’, in Germania non e’ possibile monitorare costantemente un soggetto ne’ da un punto di vista pratico, ne’ legale. Vanno pertanto trovati nuovi modi di combattere il terrorismo e per questo la messa in rete delle agenzie di sicurezza e’ di grande importanza, sia a livello federale che di Europol. Come ha chiesto per anni il senatore di Brema Ulrich Maeurer, la Germania ha bisogno di una strategia nazionale di prevenzione contro l’estremismo violento.

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Venezuela, il ministro della Difesa ammonisce le forze di sicurezza sugli abusi

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Esercito e forze di sicurezza sono schierate compatte sulle posizioni del governo venezuelano di Nicolas Maduro? E’ l’interrogativo che aleggia nei media locali e internazionali che riferiscono degli ultimi sviluppi della crisi in atto a Caracas e dintorni. In una delle manifestazioni pubbliche convocate per promuovere l’elezione di una contestata Assemblea costituente, il ministro della Difesa Valdimir Padrino Lopez ha detto che non accettera’ piu’ eccessi da parte della Guardia nazionale nel corso delle marce di protesta delle opposizioni. “Non voglio piu’ vedere neanche un membro della Guardia nazionale commettere una violenza in piazza”, ha detto il ministro. “Chi si allontana dalla linea dello Stato, dalla priorita’ del rispetto dei diritti umani e non si comporta come un professionista, deve prendere le sue responsabilita’”, ha sottolineato Padrino Lopez mentre le opposizioni inauguravano il 67esimo giorno di proteste per chiedere il ripristino delle condizioni di democrazia nel paese. Le parole del ministro suonano come indiretta conferma non solo alle denunce delle opposizioni, ma anche al rapporto fatto dalla procuratrice generale Luisa Ortega Diaz secondo cui almeno 14 membri della Guardia nazionale – tra i 19 agenti di sicurezza dello Stato – sono coinvolti in casi di presunte violazioni dei diritti umani, compreso l’omicidio. La Guardia nazionale, corpo di polizia militare fondato nel 1937, e’ entrata di recente nell’occhio del ciclone per la diffusione di alcuni video che ne ritraggono elementi intenti a rubare pertinenze dei manifestanti con armi da fuoco e attaccando i giornalisti intenti a coprire gli eventi. E fa notizia la rivelazione che a inizio di aprile, in coincidenza dell’avvio delle manifestazioni di piazza, almeno 14 militari venezuelani sono stati arrestati con il sospetto di “ribellione” e “tradimento”. Un elemento che da’ forza alle analisi di chi vede possibili crepe nelle fila dell’esercito a sostegno dell’esecutivo. Il mese scorso tre militari sono fuggiti in Colombia e, denunciando abusi da parte dei vertici dell’esercito, hanno chiesto asilo politico a Bogota’. Critiche all’operato di Caracas sono state mosse anche da ex ministri e militari a riposo, elementi legati all’ex presidente – militare – Hugo Chavez.

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Usa, l’ultima ribellione al presidente Trump giunge dal dipartimento di Stato

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il dipartimento di Stato Usa sta “creando una politica estera alternativa” a quella del presidente in carica, Donald Trump. A riferire dell’ultimo contrattacco dello “Stato profondo” al presidente Usa e’ la “Washington Post”, che esordisce sottolineando la completa divergenza in termini di toni e narrativa tra la Casa bianca e la nuova portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert: nella sua prima conferenza stampa, ieri pomeriggio, la funzionaria ha esordito elogiando i media per il loro lavoro “al servizio degli Stati Uniti e degli ideali che l’America rappresenta”, in aperta contrapposizione con la posizione di Trump, che di fatto ritiene i media Usa il braccio armato dell’opposizione politica alla Casa bianca. La “Washington Post” cita altri esempi del palese ammutinamento della classe diplomatica Usa contro l’amministrazione presidenziale eletta; il dipartimento, ad esempio, ha pubblicato un’epigrafe di Babatunde Osotimehin, direttore esecutivo del Fondo della Nazioni Unite per la popolazione (Unpfa), deceduto questa settimana; nel comunicato, il dipartimento elogia con convinzione il lavoro dell’Unpfa: si tratta di un’altra palese sconfessione della Casa bianca, che nella sua proposta di bilancio chiede l’azzeramento dei contributi Usa a quell’ente. Ci sono poi le dimissioni dell’ambasciatore Usa uscente in Cina, David Rank, in segno di polemica con la decisione della Casa Bianca di abbandonare l’accordo di Parigi sul clima. Infine, la “Washington Post” sottolinea come Trump si sia dato credito nelle ultime ore dell’isolamento cui il Qatar e’ stato sottoposto dai suoi vicini sunniti, che lo accusano di sostenere il terrorismo: i tweet del presidente, scrive il quotidiano, sembrano contraddire apertamente gli inviti del segretario di Stato Rex Tillerson al dialogo tra le parti per la risoluzione della controversia. La portavoce del dipartimento di Stato Usa, Nauert, ha pero’ smentito a sua volta il presidente affermando che gli Emirati Arabi hanno informato gli Usa della decisione di isolare il Qatar “immediatamente prima” di darle seguito.

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Spagna, Santander compra a un euro il Popular sull’orlo della chiusura

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La banca Santander ha ufficializzato questa mattina l’acquisto del 100 per cento del Banco Popular al prezzo di un euro. L’operazione, segnalano i media spagnoli dando evidente rilievo alla notizia, e’ stata fatta per evitare il fallimento del sesto istituto di credito spagnolo. L’acquisto si produce al termine di una sofferta sequenza di cadute in borsa del titolo del Popular, con il valore delle azioni ai minimi storici e una continua emorragia di investitori e risparmiatori. Una carenza di liquidita’ che, da ultimo, ha spinto la Banca centrale europea a parlare della possibilita’ di “caduta” dell’ente finanziario spagnolo. A seguire, Bce e “Fondo de Reestructuracio’n Ordenada Bancaria” (Frob), hanno constatato l’insolvenza del Popular aprendo alla transizione finanziaria. Il piano mette al riparo le “funzione critiche” dell’ente e “garantisce la sicurezza dei correntisti del Banco Popular”, si legge nel passaggio della nota aziendale che dovrebbe sedare i timori dei correntisti, vera e propria emergenza secondo quanto testimoniato dai media spagnoli nei giorni scorsi. Come piu’ volte annunciato dal presidente del governo Mariano Rajoy, lo Stato non mettera’ un centesimo nel riscatto della banca. La banca Santander ha annunciato che per poter eseguire l’operazione procedera’ ad un aumento di 7 miliardi del capitale sociale. Nella nota del Santander si specifica che l’ente prodotto dalla fusione “sara’ il piu’ grande in Spagna per quota di mercato di crediti e depositi, con 17 milioni di clienti”. Analizzando l’operazione, il quotidiano “El Mundo” spiega che il Popular gode comunque di una importante quota di mercato nel settore delle piccole e medie imprese, anche se il problema principale e’ rappresentato dagli attivi improduttivi, pari a circa 37 miliardi di euro.

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Regno Unito, potrebbe votare solo la meta’ degli under trenta

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Poco piu’ della meta’ degli elettori britannici di eta’ inferiore a trent’anni, il 53 per cento, e’ certa di andare a votare alle politiche in programma domani nel Regno Unito, riferisce il Financial Times” sulla base di un’indagine del National Centre for Social Research. Il 62 per cento di quelli sicuri di recarsi alle urne lo ha fatto anche nel 2015. La ricerca di NatCen risale all’ultima settimana di maggio, dopo la scadenza (il 22) dei termini per l’iscrizione nei registri elettorali e prima della presentazione dei programmi di governo dei partiti. L’affluenza giovanile, comunque, resta la principale incognita nei sondaggi. In generale viene data in aumento, in alcuni casi fino all’ottanta per cento, una percentuale che non ha precedenti, quasi il doppio della volta precedente, tra le piu’ basse del secondo dopoguerra. I rilevamenti di opinione fotografano un paese con nette divisioni tra le generazioni: secondo Icm, quasi tre quarti dei giovani tra 18 e 24 anni sostiene il Labour, contro il 15 per cento degli over 65, il 64 per cento dei quali, invece, e’ favorevole ai conservatori.

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Francia, il governo Philippe lancia il big-bang sociale del quinquennato Macron

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo francese non ha affatto intenzione di rallentare il passo: lo scrive il quotidiano conservatore “Le Figaro” commentando l’ambizioso programma di riforme annunciato ieri martedi’ 6 giugno dal primo ministro Edouard Philippe per rinnovare profondamente il modello sociale francese. Innanzitutto ci sara’ l’applicazione della riforma del Codice del lavoro, approvata nel 2016 ma sostanzialmente rimasta sulla carta a causa della feroce opposizione dei sindacati e delle sinistre: Philippe ha confermato che sara’ messa in pratica entro la fine dell’estate. Poi il governo rivedra’ profondamente il funzionamento dell’assicurazione contro la disoccupazione ed i relativi sussidi; e infine nei prossimi 18 mesi l’esecutivo del neo presidente Emmanuel Macron intende realizzare condurre in porto almeno sei grandi riforme sociali. E per farlo, ribadisce di avere tutta l’intenzione di ricorrere ai metodi forti: il prossimo 28 giugno il Consiglio dei ministri esaminera’ un progetto di legge che gli attribuira’ una vasta facolta’ di far ricorso ai decreti legge; il testo sara’ votato nel corso dell’estate dal Parlamento che uscira’ dalle prossime elezioni prossimi e sara’ pubblicato prima del 21 settembre sul “Journal Officiel” (corrispondente alla “Gazzetta Ufficiale” italiana, ndr). “Ci accusano di volere la guerra sociale”, ha detto il premier: “Ma l’unica guerra sociale che voglio combattere e’ quella contro la disoccupazione di massa, contro l’esclusione dei giovani ed a favore del potere d’acquisto dei cittadini”, ha replicato Philippe a quanti hanno criticato le intenzioni riformatrici del primo governo del quinquennato del presidente Emmanuel Macron. E per placare i sindacati il premier, nel presentare il suo programma di riforme, che ha gia’ trasmesso preventivamente alle parti sociali, ha piu’ volte insistito su un punto che egli giudica fondamentale per tagliar corto alle critiche di chi lo accusa di decisionismo autoritario: Philippe condurra’ una “concertazione approfondita”, con “grande rispetto” per tutti i diversi interlocutori; non meno di 48 riunioni ad hoc sono previste fino al 21 luglio prossimo con le parti sociali e il premier ha annunciato che la discussione proseguira’ anche nel mese di agosto ed all’inizio di settembre, quando normalmente l’attivita’ politica in Francia si riduce al minimo indispensabile. Insomma, scrive il “Figaro”, il presidente Macron conta sullo “stato di grazia” di cui attualmente gode per forzare la mano e portare avanti le riforme di cui ha tanto parlato in campagna elettorale e che, nel suo disegno, devono andare oltre le tradizionali divisioni destra/sinistra. Tutto sembra riuscirgli, aldila’ delle sue stesse aspettative; sempre che, nota il giornale, le elezioni parlamentari dell’11 e 18 giugno gli dia l’agognata maggioranza assoluta nella futura Assemblea Nazionale.

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Germania-Turchia, la realta’ delle relazioni bilaterali oltre i sorrisi di circostanza

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – I sorrisi di circostanza che hanno costellato la visita in Turchia del ministro degli Esteri Sigmar Gabriel, il suo incontro con l’omologo Mevlut Cavusoglu e con il presidente Recep Tayyip Erdogan, celano in realta’ un progressivo e apparentemente inarrestabile deterioramento delle relazioni tra i due paesi, scrive l'”Handelsblatt”. Il dialogo e la cooperazione tra i due paesi, scrive il quotidiano, prosegue soltanto a parole. Nei fatti, Ankara ha rivolto a Berlino nuove, durissime accuse, a partire da quella di vicinanza eccessiva al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk); la Germania, per bocca di Gabriel, ha ribadito che la presenza del contingente militare tedesco, schierato nel paese in funziona anti-Isis, non e’ possibile senza una continua supervisione parlamentare. Cavusoglu, pero’, non ha ceduto di un millimetro, citando questioni di politica interna. Ad Ankara, insomma, l’auspicio del governo di Berlino di giungere a una posizione di compromesso e’ completamente sfumato, tanto che l’esecutivo del cancelliere Merkel si e’ dovuto risolvere ad annunciare il trasferimento del contingente tedesco in Giordania, presso la base di Al-Azrak. La misura era richiesta con insistenza dalle opposizioni parlamentari tedesche, che rimproverano al governo di essersi piegato troppo a luno alle posizioni ricattatorie di Ankara. Le relazioni bilaterali attraversano una grave crisi esito di una molteplicita’ di questioni aperte, come ha confermato lo stesso Gabriel lunedi’ sera alle reti televisive nazionali “Zdf” e “Ard”. Fra i piu’ gravi ci sono quelli dei diritti umani e dei prigionieri tedeschi in Turchia, come il giornalista Deniz Yuecel. La Turchia, invece, accusa Berlino di aver concesso l’asilo a militari turchi coinvolti, secondo Ankara, nel tentato colpo di Stato del luglio scorso. Il fattore di crisi piu’ grave, e quello cui Berlino e’ meno propensa a far riferimento, e’ costituito pero’ dalla vasta diaspora turca in Germania: circa 3 milioni di individui che per anni Erdogan ha esortato ad abbracciare la loro identita’ nazionale turca, anziche’ abbracciare quella del paese dove sono emigrati.

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Cantieri Stx, Parigi ha ridato speranza a Roma?

07 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – A Saint-Nazaire il neo presidente francese Emmanuel Macron la settimana scorsa aveva parlato di un diverso futuro per i cantieri Stx France, annunciando una revisione dell’accordo con il gruppo italiano Fincantieri per l’acquisizione degli storici cantieri navali ed evocando il possibile ingresso nell’azionariato degli armatori crocieristici Msc e Rccl; a Roma invece il neo ministro francese dell’economia Bruno Le Maire l’altroieri lunedi’ 5 giugno e’ sembrato assai meno determinato di fronte ai suoi interlocutori italiani, il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e quello dello Sviluppo Carlo Calenda: lo scrive il quotidiano “La Tribune” citando proprie informazioni: il giornale economico francese si chiede dunque se il diverso atteggiamento a Parigi e a Roma dei massimi responsabili francesi sia una vera e propria marcia indietro, causata dalle oggettive difficolta’ insite nel dossier Stx France, o sia invece una manovra tattica in attesa dell’esito delle elezioni parlamentari che si terranno in Francia l’11 ed il 18 giugno prossimi. Al termine dell’incontro di Roma la parte francese ha emesso un comunicato in cui si parla di “un dialogo costruttivo per una nuova soluzione che garantisca gli interessi di tutti”; da parte italiana il comunicato recita che “considerando l’apertura di entrambi i paesi agli investimenti esteri, la discussione proseguira’ per giungere ad una rapida soluzione comune”. In concreto, spiega l’articolo di Michel Cabirol, Francia ed Italia hanno deciso di creare un gruppo di lavoro che sara’ pilotato dall’Agenzia francese per le partecipazioni statali (Ape), che detiene un terzo delle azioni dei cantieri di Sain Nazaire e il cui presidente, Martin Vial, era presente all’incontro di Roma, e dal presidente di Fincantieri Giuseppe Bono: in sostanza, commenta l’autore, tocchera’ gli azionisti di Stx France trovare un accordo fra loro e magari insabbiare discretamente i bellicosi annunci pre elettorali fatti dal presidente Macron; anche perche’ in seno a Fincantieri, avverte “La Tribune”, di fronte alle resistenze di tipo nazionalistico da parte francese stanno crescendo le voci di quanti suggeriscono di abbandonare i cantieri navali di Sain Nazaire al loro destino.

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