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‘The Interview’: dopo l’attacco a Sony, per Obama la Corea deve tornare in Black List

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Per il presidente Usa, che critica la decisione di Sony di ritirare la pellicola, permettere a un dittatore di interferire nei modelli di business di un’azienda è un pericoloso precedente.

Un atto di ‘cybervandalismo’, non di ‘guerra’: il presidente Usa Barack Obama getta acqua sul fuoco delle polemiche dopo il cyberattacco che ha preso di mira Sony Pictures, imputato dall’FBI ad hacker nordcoreani con l’obiettivo – centrato – di impedire l’uscita del film The Interview.

Il film – considerato una satira irrispettosa del leader coreano Kim Jong-un – è stato ritirato in seguito alle minacce di attentati nelle sale che lo avessero proiettato. Il Presidente Obama, in un’intervista alla CNN, pur ribadendo che la risposta di Washington al cyber attacco risalente al 24 novembre sarà ‘proporzionata’, ha deciso però di smorzare le polemiche limitando la portata della risposta di Washington.

“Credo che sia un atto di cyber-vandalismo, molto, molto costoso. Noi lo prendiamo sul serio e risponderemo in maniera proporzionata”, ha detto Obama, aggiungendo tuttavia che il suo governo intende reinserire la Corea del Nord nella lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo, dopo che Pyongyang era stata tolta dalla lista sei anni fa.

“Abbiamo criteri molto chiari su ciò che vuol dire sponsorizzare il terrorismo’ e non esprimiamo certo giudizi in base alle notizie del giorno”, ha detto Obama.

“Osserviamo sistematicamente quello che è stato fatto e sulla base di questi fatti, prenderemo le nostre decisioni future”, ha aggiunto.

Pyongyang, dal canto suo, ha smentito ogni coinvolgimento ma ha fatto sapere che l’esercito e il popolo della Corea del Nord sono preparati al confronto con gli Usa, in tutte le zone di conflitto, compresi gli spazi virtuali di un’eventuale cyber-conflitto.

Secondo Obama, Sony ha comunque sbagliato a ritirare il film, sottolineando che la major avrebbe dovuto interpellarlo prima di prendere una decisione tanto drastica, che “ha creato un pericoloso precedente”, permettendo a un “dittatore di un altro paese di interferire attraverso un cyber-attacco sulla catena di distribuzione di una società e dei suoi prodotti”.

Anche l’attore George Clooney ha criticato la decisione di ritirare il film, sottolineando che bisognerebbe fare di tutto per fare uscire la pellicola: “non possiamo farci dire da Kim Jong Un che non possiamo vedere qualcosa”, ha detto Clooney.