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The Flixbiz. Produrre un film all’estero, dove conviene?

La produzione cinematografica centralizzata in un solo luogo è, più che mai, fuori moda. Meglio approfittare di incentivi o altre opportunità offerte dalla globalizzazione.

Hollywood non fa eccezione a questa tendenza, tanto che le produzioni delle Majors sono sempre più al di fuori degli studios californiani, anche per i grandi blockbusters, mentre il golden state sta cercando in tutti i modi di farli tornare rivedendo al rialzo le proprie politiche di incentivi alle produzioni.

Tale tendenza ha recentemente indotto la California ad aumentare il tetto annuale del tax credit da 100 a 400 milioni di Dollari, e ad includere nel programma un tax credit massimo del 20% per le produzioni superiori a 75 milioni prima escluse.

Uno degli esempi di tale tendenza globale è dato dalla produzione di ‘Iron Man 3’. Anche se la maggior parte delle riprese del film è avvenuta in North Carolina, meno della metà (81 milioni di Dollari) dello stimato 200 milioni di Dollari di budget è stato speso lì, dato che le location secondarie comprendevano Miami, Los Angeles e Cina.

Durante le riprese a Miami, in Florida, per un totale di 20 giorni di produzione, sono stati spesi più di 6 milioni di Dollari, di cui 1,2 milioni per alloggi per un totale di 7.500 pernottamenti.

Secondo l’Ufficio di Florida Film e spettacoli, la produzione contava un totale di 4.966 posizioni, ma 4.505 erano di background. La maggior parte dell’enorme lavoro sugli effetti speciali del film ha avuto luogo in Nuova Zelanda e British Columbia, secondariamente a Sydney, Monaco, Londra.

La musica per Iron Man 3 è stata composta a Los Angeles e poi riprodotta da musicisti di Londra. Questo è solo un esempio di come la stragrande maggioranza del budget per i blockbuster viene spesa lontano dalle telecamere: tipicamente, circa il 30-40 per cento del budget e dei posti di lavoro solitamente sono impiegati per gli effetti speciali generati da un computer.

In casi estremi, per un film come Avatar, la spesa per gli effetti speciali può arrivare fino al 50 per cento del budget.

Dopo il Canada, paese precursore nelle politiche di incentivi fiscali nel 1997, la Gran Bretagna è la principale destinazione estera delle produzioni hollywoodiane, sia chiaramente per una questione di lingua e di vicinanza culturale, ma soprattutto per via degli incentivi fiscali.

Secondo un’analisi del The Guardian, la sola Disney ha recuperato 272 milioni di Dollari in incentivi alla produzione dal governo nel Regno Unito.

Introdotto nel 2007, il regime di sgravi fiscali alle industrie creative per progetti cinematografici con budget superiore a 32 milioni di Dollari permette il rimborso fino al 25 percento dei primi 32 milioni di Dollari di spese qualificate nel Regno Unito, poi fino al 20 per cento dei loro costi di produzione.

Ogni film deve superare un test culturale o essere una co-produzione ufficiale, destinata per il cinema, ed occorre aver speso il 10 per cento del budget nel Regno Unito. Lo sgravio fiscale è disponibile sulla spesa di produzione qualificata del Regno Unito sull’inferiore dell’80% della spesa totale o della spesa di base effettivamente sostenuta in UK.

La cosa più importante è che, diversamente da altri sistemi, non vi è alcun limite alla somma che può essere rivendicata.

Insieme ai benefici fiscali, il governo sta investendo nella creazione di lavoro e di produzione strutture specializzate, come gli studi di Pinewood Shepperton, struttura che ha recentemente ricevuto l’approvazione del governo per piani a lungo ritardati di un’espansione del valore di 340 milioni di Dollari.

Gli ultimi anni hanno visto la Disney impegnata in diverse produzioni nel Regno Unito, in particolare presso i Pinewood Studios, con film del calibro di Star Wars: Episodio VII, Maleficent, Alice attraverso lo specchio, Cenerentola, Avengers: Age of Ultron e molti altri titoli importanti firmati Marvel, inclusi i recenti Guardiani della galassia e Doctor Strange.

Dal 2007 la Disney ha speso un totale di 2,3 miliardi di Dollari nel Regno Unito, tra cui una parte rilevante dei 250 milioni di Dollari di budget di produzione del quarto film della saga Pirati dei Caraibi.

Lo scorso anno i costi di produzione per Disney in UK hanno raggiunto un picco a 531 milioni di Dollari, circa il 18% dei 3 miliardi di Dollari che lo studio ha speso in tutto il mondo.

Il governo britannico ha investito molto sulle industrie creative in generale e ne ha fatto un settore trainante della propria economia. C’è da aggiungere qui che l’Unione Europea ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo delle politiche di incentivi alle produzioni e a tal riguardo il cosiddetto Brexit, se accadrà mai, costringerà l’industria cinematografica britannica ad attingere le risorse necessarie da fonte altra che i fondi UE, non solo per la produzione e lo sviluppo dei progetti ma anche per la distribuzione verso altri Paesi europei (40 milioni di Euro per 84 film tra 2014 e 2015), rendendo anche meno attrattivo il contenuto made in UK in Europa e difficili le coproduzioni.

Sarà poi d’altro canto sì più economico produrre nel Regno Unito per via della svalutazione della sterlina, ma costerà di più acquisire prodotto dall’estero e gli incassi della distribuzione per aziende non britanniche varranno meno.

Tutto ciò senza entrare nel merito degli effetti negativi del clima di incertezza sugli investimenti in generale.

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