L'accordo

“Tetto” al prezzo del gas, su un edificio dalle fragili mura. Funzionerà il meccanismo?

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Raggiunto l’atteso accordo sul prezzo del gas in Europa. Effetti immediati sul Ttf con oscillazioni verso il basso tra i 100 e 105 euro MWh, ma rimangono i dubbi e le preoccupazioni sulla reale efficacia di questo meccanismo, come sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sul pericolo di una guerra dell’energia tra Paesi europei.

Ecco il tetto al prezzo del gas nell’Unione europea, come funziona

Tutti contenti, o quasi, per il raggiungimento di un accordo di massima sul fatidico tetto al prezzo del gas in Europa. Una misura che, lo speriamo tutti, finalmente metterà al riparo famiglie e imprese dalle follie del mercato, ci dicono da Bruxelles, ma che allo stesso tempo lascia molti dubbi sulla reale efficacia di questo strumento.

Il price cap o tetto al prezzo del gas è stato dunque fissato dalla riunione dei ministri dell’Energia europei a 180 euro per megawattora (MWh), frutto di una buona mediazione tra chi chiedeva il tetto a 220 euro MWh e chi lo voleva a 160 euro.

Superato questo limite scatterà un meccanismo di emergenza per la determinazione del prezzo giusto, svincolandolo dal mercato Ttf di Amsterdam (acronimo che abbiamo imparato a conoscere bene nell’ultimo anno di emergenza energetica che sta per Title Transfer Facility).

Il dispositivo regolatorio partirebbe nel caso in cui il prezzo superasse la soglia massima stabilita per tre giorni di seguito, o raggiungesse un prezzo superiore di 35 euro rispetto al prezzo del gas liquefatto (Gnl) sui listini internazionali.

Una volta attivato il tetto, anche per calmare le acque sul mercato e prevenire qualsiasi tipo di oscillazione esagerata (ad agosto si toccarono i 345 MWh sul Ttf), resterà in vigore per almeno 20 giorni.

Il meccanismo potrà essere disattivato in caso i consumi aumentino del 15% in un mese o del 10% in due mesi, ma anche in caso di calo significativo nelle importazioni di Gnl o nei volumi scambiati sul Ttf rispetto all’anno precedente.

Ulteriori decisioni hanno riguardato gli acquisti comuni del gas e un sistema di soccorso energetico per i Paesi dell’Unione che eventualmente segnalassero delle difficoltà.

Prossimo passo, secondo quanto dichiarato dai ministri dell’Energia degli Stati dell’Unione, è il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica.

Tutti contenti o quasi

Tutti contenuti, o quasi, come dicevamo, ad esempio i vertici delle istituzioni europee, con la Commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, ma anche il Governo italiano, che rivendica addirittura il successo del vertice, con la Premier Giorgia Meloni e il ministro della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, presente al tavolo delle trattative.

Alcuni temono anche il presentarsi di disfunzioni sui mercati internazionali, con l’attenzione dei fornitori che si potrebbe spostare verso mercati più profittevoli e meno intricati da un punto di vista normativo e regolatorio.

La piattaforma ICE (IntercontinentalExchange), con sede negli Stati Uniti, che commercia virtualmente in futures ed energia, commodity e prodotti finanziari derivati nei mercati “over the counter” (mercati la cui negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali), avrebbe già ieri annunciato che in caso di blocco dei prezzi in Europa, con conseguente difficoltà nella “gestione equa e ordinata del trading”, sposterebbe subito il Ttf in altre regioni del mondo.

Sostanzialmente, si sta minacciando lo spostamento di fornitori, operatori e intermediari dagli scambi centralizzati di mercato a quelli Otc, il tutto per evitare controlli e interventi esterni ritenuti invadenti.

E questa è la paura manifestata dal ministro olandese per il Clima e l’energia, Rob Jetten, secondo cui: “La misura rimane troppo pericolosa per la stabilità dei mercati e per le perturbazioni che potrebbe generare, a cui possono far seguito implicazioni finanziarie ed economiche, con risvolti negativi sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici in Europa”.

Scettico anche il ministro tedesco per l’Economia e l’azione climatica, Robert Habeck, che, pur accettando come una buona cosa il raggiungimento dell’accordo nell’Ue, ritiene il meccanismo comunque una scelta difficile da definire giusta e proficua.

Un edificio ancora troppo fragile, lontana la sicurezza energetica

La domanda è, ma siamo davvero al sicuro ora? Qual è il livello di autonomia energetica e di gestione dei rischi con l’adizione di questo nuovo strumento?

Qualcuno direbbe che sì, le cose andranno meglio, basta guardare la risposta del Ttf, che da ieri vede scendere il prezzo del gas, ora oscillante tra i 100 e i 105 euro a MWh (ad inizio mese viaggiavamo attorno ai 140 euro MWh).

Certo, come già diversi esperti hanno sostenuto, bisogna fare molta attenzione a quello che sta accadendo ora e a quello che accadrà da qui in avanti. Il prezzo del gas sta diminuendo, non c’è dubbio, ma rispetto ad un anno fa, quando si aggirava attorno ai 91 euro MWh, il prezzo del gas rimane un 15-20% più alto.

Inoltre, abbiamo fatto il tetto, magari anche un buon tetto, ma chi si sta occupando delle mura di quest’edificio comune? Il problema della sicurezza energetica è più vivo che mai, anzi, proprio ora, con l’avvio ufficiale dell’inverno, si deve mantenere alta la vigilanza sui mercati.

Sempre possibile una guerra per l’energia tra Paesi UE

Un punto dolente, quest’ultimo, che ancora rimane scoperto e vulnerabile. L’Italia, ad esempio, dovrebbe preoccuparsi e non poco della possibilità di reperire approvvigionamenti sicuri. Non si deve dimenticare che ad ottobre i flussi di gas furono chiusi da Gazprom per non ben chiare modifiche alla normativa avvenute in Austria, che andava a penalizzare proprio la nostra fornitura.

È stata Eni ad aver pagato un deposito cauzionale di circa 20 milioni di euro. Se non fosse accaduito, dal Tarvisio non sarebbe più arrivato gas naturale.

Un fatto che non ha visto solo l’ennesimo esempio di quanto dannoso sia appoggiarsi ad un solo fornitore, ma anche di quanto fragile sia la solidarietà tra Stati. L’Austria era pronta a non far passare il gas verso l’Italia.

Un campanello di allarme per l’inverno 2022/2023 appena iniziato. Cosa accadrebbe tra gli Stati europei in caso di ondate di gelo prolungate? E se gli approvvigionamenti subissero delle pause? Quanto reggerebbero le cosiddette riserve strategiche?

Nel caso italiano, le riserve strategiche che sono state riempite al 95% circa non coprirebbero neanche l’intero trimestre invernale.

Il tetto al prezzo del gas sarà attivabile a partire dal 15 febbraio 2023. Praticamente quando l’inverno starà per finire.