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AssetProtection. Riflessioni sul terrorismo fra nuove e vecchie minacce

Cybersecurity

Parte oggi la nuova rubrica AssetProtection. Riflessioni su sicurezza e terrorismo, a cura di Anthony Cecil Wright, presidente Anssaif (Associazione Nazionale Specialisti Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria).

“Il terrorismo – nuove e vecchie minacce”: questo il titolo dell’intervento del Professor Vittorfranco Pisano, colonnello t.SG (Ris.) della Polizia Militare dell’Esercito degli Stati Uniti d’America e specializzato in istituzioni politiche comparate e sicurezza internazionale.

 La rubrica AssetProtection, ovvero Riflessioni su sicurezza e terrorismo, a cura di Anthony Cecil Wright, presidente Anssaif (Associazione Nazionale Specialisti Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria). Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

L’idea di questa conferenza era pervenuta dalla maggioranza degli aderenti all’Associazione, così come le precedenti. Trattasi di un tema molto sentito rispetto a qualche anno fa, in cui c’erano episodi di terrorismo che riguardavano persone corrette, come ad esempio magistrati, e non gente comune. Alla luce dei recenti fatti di Parigi e prendendo coscienza che l’Europa è finita nel mirino dei terroristi, durante l’incontro si è cercato di capire quanto rischiano le aziende private di fronte all’avanzata del Califfato islamico.

“Dal 1968 fino all’intervento USA in Afghanistan e in seguito in Iraq – ha dichiarato il prof. Pisano, ogni anno, a parte qualche anno isolato, le imprese sono state i bersagli preferiti di attacchi terroristici. L’intento dei terroristi è di colpire l’obiettivo più remunerante e quando ciò non è possibile colpire quello più sensibile”.

Il dibattito fra i soci è proseguito anche nei giorni successivi.

Il principale tema sviluppato fra soci ha riguardato una domanda che ci si è posti dopo il brillante incontro: Come scelgono l’obiettivo questi terroristi?

La sequenza del loro ragionamento sarà senz’altro in linea con quella già vista, ad esempio in Irlanda, e può essere così sintetizzata:

Sulla base di questa sequenza è chiaro che chi può costituire un obiettivo per i terroristi (ad esempio una infrastruttura particolarmente critica o un emblema per la nazione) dovrebbe fare attenzione se si sviluppano attorno ad uno o più dei suoi siti dei movimenti che possono far pensare che sia in atto la fase di raccolta di informazioni sulle misure di sicurezza, sulla vulnerabilità, sulle vie di fuga eccetera. E specialmente se i movimenti di queste persone possono far pensare ad una esercitazione, come descritto nella fase cinque.

La tecnologia oggi offre la possibilità che questo tipo di controllo possa essere aiutato da telecamere intelligenti che riportano delle informazioni alla sala di controllo e a chi è responsabile della sicurezza fisica dell’organizzazione.

Senz’altro il personale addetto alla sorveglianza degli edifici deve essere formato e addestrato a tale fine.

 L’altro aspetto importantissimo è quello relativo alle vulnerabilità.

Le organizzazioni, anche qualora non siano o non si ritengano un possibile obiettivo di questi criminali, devono continuamente verificare l’efficacia delle misure di protezione simulando diversi possibili scenari di rischio. Si è ribadito che bisogna pensare a minacce possibili tralasciando di soffermarsi esclusivamente su minacce probabili, come da alcune parti viene suggerito alle organizzazioni. Ciò in quanto ragionare esclusivamente in termini di probabilità sin dalla fase di analisi delle minacce, non permette di ragionare in maniera obiettiva sui rischi che effettivamente potrebbero minacciare la continuità dell’organizzazione o, comunque, la salvaguardia del proprio personale. Bisogna ricordarsi che la fase di trattamento del rischio è una fase successiva nella quale si decide se trattare il rischio o meno, ma è importante avere eseguito una identificazione ed analisi delle minacce, ed una valutazione del possibile impatto, il più possibile obiettiva.

A questo proposito, è stato accennato nel corso del dibattito, che la redazione del settimanale francese, già oggetto di un attentato dinamitardo, non aveva dato istruzioni efficaci ai fini di bloccare fuori dalla sede eventuali intruders: ad esempio con procedura e strumenti per bloccare le porte una volta visto l’avvicinarsi di soggetti mascherati e armati. Se ciò fosse vero, sarebbe stato un grave errore davvero.

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