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Terrorismo: Obama chiede aiuto ai social. Ma è rischio flop

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Monitorare e prevenire il terrorismo tramite l'uso della tecnologia dei social network, questa è stata la proposta avanzata da una delegazione della Casa Bianca a diversi leader di web company due settimane fa. Ma il rischio che sia un flop è molto alto, confermano gli esperti.

Durante una summit sul terrorismo, che si è tenuto due settimane fa in California, una delegazione della Casa Bianca ha chiesto alle più note piattaforme online di considerare l’utilizzo delle loro tecnologie per aiutare il governo a monitorare, prevenire e combattere la radicalizzazione di matrice islamica.

In un documento ufficiale, ottenuto e pubblicato online dal sito The Intercept, e usato nel summit, la delegazione della Casa Bianca avrebbe chiesto: “Si dovrebbero esplorare dei modi  il più rapidi e efficaci possibile, per identificare contenuti online di stampo terrorista, di modo che i fornitori di servizi online (ISP) siano in grado di rimuoverli se violano i loro termini di servizio?”

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Dal documento della delegazione, si evince l’interesse della Casa Bianca nell’utilizzo dell’algoritmo di Facebook (che viene utilizzato per individuare e prevenire eventuali suicidi ndr.) che potrebbe essere un modello di tecnologia utile per individuare  però i terroristi.

“Ci sono tecnologie che potrebbero rendere più difficile per i terroristi l’uso di internet? […] o più facile per noi per scovarli?” si legge nel documento. “Ci sono altre settori in cui gli ISP hanno utilizzato questo tipo di tecnologia per identificare i contenuti nocivi e rimuoverli? […] Qualcosa di simile all’algoritmo di Facebok sui suicidi?”

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Per un certo verso, la Casa Bianca ha ragione sul fatto che la maggior parte delle investigazioni di stampo terroristico, hanno inizio seguendo una traccia online, che può essere un tweet o un post sui social. In questi termini, la ricerca di un algoritmo o di una tecnologia che permetta un’individuazione più rapida di contenuti di questo genere sarebbe sicuramente un vantaggio rispetto agli avversari. Peccato però, che queste speranze siano state infrante da un numero cospicuo di esperti del settore.

Il limite sostanziale sta nel fatto che non è possibile creare, secondo gli esperti, con delle informazioni generali un modello predittivo (algoritmo ndr.) che riconosca un ‘contenuto terrorista’ o ‘profilo terrorista’. Soprattutto, il terrorismo non è un fenomeno che ha una frequenza giornaliera ma varia di periodo in periodo, a seconda dei luoghi, delle condizioni sociali etc. A riprova di questo, secondo un rapporto della New America Foundation, ci sono stati soltanto nove “attacchi jihadisti violenti” sul suolo americano dopo l’11 settembre 2001, che hanno causato 45 morti.

In altre parole, gli algoritmi funzionano molto bene per eventi che si ripetono ogni giorno, a molte persone e che avvengono ripetutamente. Scoprire se la propria carta di credito è stata oggetto di frode è una di quelle mansioni che un algoritmo può espletare, proprio perché a molte persone capita di essere frodati, quindi sulla base delle esperienze si sono creati modelli predittivi di successo.

Nel caso del terrorismo, questa realtà è ben lontana e la Casa Bianca dovrà fare i conti con il fatto che non è possibile applicare la tecnologia in tutti i campi. Il terrorismo jihadista dovrà essere affrontato in maniera diversa.

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