Finestra sul mondo

Terremoto in Messico, Riunione dei Ministri della Difesa europei a Tallinn, Indipendenza Catalogna, Elezioni in Germania

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

 Terremoto, uragani e tsunami, ore di apprensione in Messico

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Una scossa di terremoto dell’8,4 della scala Richter, un allarme tsunami su tutta la costa occidentale e l’incubo degli uragani sulla costa orientale. E’ il quadro di grande apprensione che vive il Messico in queste ore, ampiamente documentato dai media nazionali e internazionali. Il terremoto, registrato nella notte messicana, ha avuto il suo epicentro nei pressi di Pijipan, citta’ non lontana dalla costa del Pacifico, nello stato meridionale del Chiapas. Cinque le vittime sin qui confermate dalle autorita’ locali, bilancio ancora da completare visto il livello di emergenza che attraversa ancora ampie porzioni del paese. Un numero contenuto, considerata l’intensita’ di un sisma gia’ seguito da decine di repliche, alcune delle quali hanno toccato magnitudo 6. Il paese nordamericano, non nuovo a fenomeni sismici intensi, ha sviluppato nel tempo avanzati sistemi di prevenzione e di contenimento dei danni alle strutture. Le scosse sono state avvertite in tutta la loro potenza anche nella capitale Citta’ del Messico, dove i principali servizi urbani sono stati sospesi ma non si contano ne’ vittime ne’ si registrano danni permanenti alle strutture. il presidente Enrique Pena Nieto e’ apparso in diretta nazionale per fare il punto della situazione e dei soccorsi ed ha avvertito dell’arrivo di una possibile replica – entro 24 ore – con intensita’ fino al grado 7 della scala Richter. Le autorita’ hanno inoltre avvertito della possibilita’ che onde fino a quattro metri possano abbattersi sulle coste pacifiche di Messico, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Panama, Honduras ed Ecuador. Le varie autorita’ nazionali e statali stanno valutando la necessita’ di procedere ad evacuazioni delle zone sotto minaccia. La notizia si produce nel momento in cui l’uragano “Katia” ha iniziato il suo lento spostamento verso la costa di Veracruz, dopo ore di sostanziale stazionamento nel Golfo del Messico. Le autorita’ locali spiegano che il fenomeno atmosferico, al momento di categoria 1, si e’ compattato e che il suo approdo alla terraferma potrebbe registrarsi tra la notte di venerdi’ e la mattina di sabato, ore locali. “Katia” – assieme al potente “Irma” e “Jose”, uno dei tre uragani formatisi di recente nell’Atlantico – e’ a circa 280 chilometri al largo della costa e viaggia al momento con una velocita’ di 6 chilometri all’ora.

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I ministri della Difesa dell’Ue si riuniscono a Tallinn

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Uno scenario fittizio di attacco militare ai Paesi dell’Unione europea e’ stato al centro di una riunione informale dei ministri della Difesa dellUe, che si e’ tenuta giovedi’ scorso a Tallinn. “Vogliamo fargli capire che queste situazioni in rapida evoluzione richiedono decisioni politiche rapide”, ha detto il ministro della Difesa estone Juri Luik. Attraverso tablet i ministri hanno risposto nell’arco di 90 minuti allo scenario di conflitto dell’esercitazione “EU-Cybrid 2017”. La dinamica dell’esercitazione e’ stata secretata, ma al centro dell’incontro c’e’ stata l’esigenza di potenziare la cooperazione e l’interoperativita’ in risposta alle minacce ibride informatiche. Al vertice Nato di Varsavia del 2016, l’Alleanza Atlantica e l’Unione europea hanno concordato una stretta cooperazione in questo settore. A Tallinn il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, era seduto come osservatore al tavolo. La Ue terra’ fra poche settimane un’esercitazione denominata “Cyber Coalition”. Lo scorso anno gli attacchi contro la Rete della Nato sono aumentati del 60 per cento, ha detto Stoltenberg. Per essere preparati a gestire questo genere di minacce e’ importante condividere rapidamente le informazioni e armonizzare le procedure. In Germania i deputati della Linke hanno sollevato quesiti in merito a queste esercitazioni in Parlamento. Erki Kodar, del Ministero della Difesa estone ,ha assicurato che ci si e’ mossi esclusivamente nel “quadro esistente” degli scenari possibili e non con approcci offensivi da parte della Ue o della Nato. Il piccolo paese baltico si sta gradualmente affermando come superpotenza digitale. “L’Estonia e’ il Paese sicuramente piu’ in Rete e digitalizzato in Europa”, ha riconosciuto a questo proposito il ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen.

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Usa, energizzato dalla vittoria al Senato Trump si dice pronto a proseguire il dialogo coi Democratici

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso soddisfazione per il rapido passaggio al Senato del provvedimento che include gli aiuti emergenziali per l’uragano Harvey e l’innalzamento del tetto del debito federale sino al prossimo 8 dicembre, cosi’ da evitare l’arresto delle attivita’ governative. Il provvedimento e’ frutto di un’apertura inattesa del presidente al dialogo con l’opposizione democratica, che Trump ha intrapreso nell’arco di appena 48 ore aggirando il proprio riottoso partito, quello Repubblicano. “Credo si tratti di una gran cosa per il nostro paese”, ha detto Trump, anticipando “una differente relazione” con il Partito democratico, con cui l’inquilino della Casa Bianca e’ deciso a negoziare la riforma del Codice fiscale e l’abbassamento della pressione tributaria: obiettivi che la litigiosa maggioranza repubblicana non pare in grado di conseguire autonomamente. In pubblico, i leader repubblicani al Congresso hanno fatto buon viso a cattivo gioco, descrivendo l’iniziativa di Trump come una misura dettata dall’emergenza dell’uragano che ha colpito il Texas. E’ chiaro pero’ che i Conservatori sono in fibrillazione: il presidente pare deciso a liberare la sua agenda dalle pastoie di una maggioranza che sinora l’ha ostacolato in tutti i modi, ritenendo il presidente e il suo populismo un corpo ideologicamente estraneo. I Democratici, d’altro canto, si chiedono quanto a lungo rimarra’ aperto lo spiraglio aperto da Trump al dialogo bipartisan; il presidente pare deciso, almeno per ora, a superare le barriere ideologiche, anche per giungere dopo anni a una soluzione permanente al periodico raggiungimento del limite legale massimo di indebitamento dello Stato federale. Proprio ieri, Trump ha ipotizzato apertamente di rimuovere la legislazione che obbliga il Congresso ad innalzare ripetutamente il tetto del debito: un’idea che il presidente avrebbe discusso faccia a faccia mercoledi’ con il leader della minoranza al Senato, Charles Shumer, e che i Repubblicani ufficialmente aborriscono, citando l’esigenza di tenere a freno – almeno in apparenza – la spesa pubblica. Trump ha spinto la sua apertura ai Democratici a un tema politicamente ancor piu’ delicato, quello dell’immigrazione: rispondendo direttamente a un appello della leader democratica alla Camera, Nancy Pelosi, il presidente ha assicurato ai giovani immigrati che sinora hanno goduto della protezione del Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), che la sua amministrazione non li perseguira’ nell’arco dei prossimi sei mesi, durante i quali il Congresso dovrebbe partorire un’alternativa al provvedimento incostituzionale varato da Barack Obama nel 2012. A Capitol Hill, insomma, la fulminea smarcatura di Trump pare aver suscitato smarrimento e cautela tra i Repubblicani quanto tra i Democratici.

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Il segretario di Stato Usa Tillerson lavora dietro le quinte con Cina e Russia

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, si e’ tenuto perlopiu’ lontano dai riflettori sin dalla sua nomina a capo del dipartimento di Stato, ma dietro le quinte – scrive l’opinionista David Ignatus sulla “Washington Post” – e’ al lavoro per definire una “vasta strategia” tesa a “lavorare con la Cina per risolvere la crisi della Corea del Nord, e con la Russia per stabilizzare la Siria e l’Ucraina”. L’approccio di TIllerson si basa “sulla diplomazia personale, tramite contatti diretti con i leader cinese e russo” e, tramite canali privati, anche con la Corea del Nord. L’assunto strategico fondamentale del segretario, sostiene Ignatus, e’ che “i problemi regionali piu’ complessi potranno essere risolti se gli Stati uniti riusciranno a gestire con discrezioni le relazioni con il presidente cinese Xi Jinping e con il russo Vladimir Putin, consentendo ai due leader di intestarsi i meriti” degli eventuali successi. Tillerson pare del tutto impermeabile alle critiche di quanti lo accusano di scarse capacita’ di comunicazione, e dalle voci in merito a presunti dissidi trai l segretario e il presidente Usa, Donald Trump. In qualita’ di ex ad del colosso petrolifero ExxonMobil Tillerson “non ha bisogno di denaro o di farsi amici a Washington, ed evidentemente ritiene di avere obblighi piu’ urgenti del confronto con la stampa”. La linea portata avanti dall’amministrazione presidenziale in risposta alla crisi nordcoreana incarna, secondo Ignatus, “il migliore esempio della diplomazia secondo Tillerson”. Al netto dei bellicosi tweet del presidente Trump, “il nucleo della politica Usa e’ stato lo sforzo di collaborare con la Cina per invertire il processo di nuclearizzazione della Corea del Nord tramite i negoziati”. Tillerson ha segnalato che gli usa sono pronti al dialogo diretto con il regime di Kim Jong Un, “anche a breve, se Kim si dimostrera’ in grado di esibire un contegno”. Il segretario usa “vuole che la Cina sia in piedi alle spalle di Kim al tavolo delle trattative, con le mani figurativamente alla gola” del leader nordcoreano. E a dispetto della retorica esasperatamente bellicista di Pyongyang, i rappresentanti del regime “hanno espresso interesse per le trattative, chiedendo dettagli delle condizioni Usa”. L’intero processo e’ reso complicato dalle azioni “erratiche” di Kim, ma diversi analisti concordano nell’interpretare la corsa forsennata di Pyongyang al collaudo di missili e bombe come “un tentativo di predisporre la posizione negoziale piu’ solida possibile” prima dell’inizio delle trattative. In generale, scrive ancora Ignatus, “il dialogo sino-americano in merito alla corea del Nord e’ stato assai piu’ esteso di quanto entrambi i paesi siano disposti ad ammettere”. Washington e Pechino “hanno discusso sforzi comuni per la stabilizzazione della Penisola coreana, incluse azioni cinesi per la messa in sicurezza delle armi nucleari nell’eventualita’ di un collasso del regime”. Frattanto, Tillerson “continua a lavorare al file russo, nonostante l’adozione di nuove sanzioni” a carico di Mosca. Il segretario “conosce Putin dal 1999 e lo ritiene un leader prevedibile, ancorche’ prepotente”; a dispetto delle schermaglie sul fronte diplomatico, il segretario ritiene di aver fatto “modesti progressi” sui fronti delle crisi in Ucraina e in Siria. Per quanto riguarda l’Ucraina, Tillerson ah espresso sostegno alla proposta russa di schierare un contingente di pace Onu nel Donbass, per vigilare “su quelli che l presidente russo definisce assalti del presidente ucraino Petro Poroshenko” alle forze indipendentiste russofone. La presenza di osservatori Onu, sottolinea Ignatus, potrebbe agevolare l’attuazione dell’accordo di Minsk per la de-escalation del conflitto, “anche qualora a Putin dovesse andare il merito e a Poroshenko la colpa”. Per quanto riguarda infine la Siria, Tillerson sta cercando di convincere Putin “che la vera minaccia agli interessi Russi e’ la crescente potenza dell’Iran nella regione”. Per bilanciare l’avanzata delle forze governative siriane a Deir ez-Zor, Tilelrson ha accelerato l’offensiva delle forze ribelli siriane sostenute dagli Usa contro lo Stato islamico nella bassa valle dell’Eufrate. Tillerson, conclude Ignatus, “e’ forse il capo della diplomazia dal piu’ basso profilo pubblico nella storia moderna degli Usa, ma a quanto par si tratta di una scelta. Per gli standard di Washington , e’ stranamente disinteressato ad assumere il credito del proprio lavoro”.

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Spagna, la Catalogna “consuma la rottura” con Madrid

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Il “Parlamento” della Catalogna ha consumato la rottura con le autorita’ nazionali. E’ il parere unanime dei media spagnoli concentrati a raccontare gli ultimi sviluppi del braccio di ferro aperto dagli indipendentisti della regione di Barcellona. La camera della comunita’ autonoma ha approvato la legge della “Transitoriedad juridica”, pacchetto di norme che dovrebbero disciplinare la fase di passaggio della Catalogna da regione spagnola a Stato indipendente, nel caso in cui al referendum del 1 ottobre dovessero vincere i “si'”. Un caso tutto da verificare dal momento che la legge istitutiva della consultazione approvata mercoledi’ sempre dal Parlamento e’ stata sospesa – in via precauzionale, a strettissimo giro di posta – dal Tribunale costituzionale. In attesa di decidere sul merito, l’alta corte ha inoltre avvertito i 948 sindaci, alcune decine di funzionari della Generalitat – il governo della regione – e diverse altre autorita’ locali tra cui le forze di sicurezza, del fatto che prestare le istituzioni a un referendum dichiarato contrario alla Carta puo’ portare responsabilita’ anche di tipo penale. Come due giorni fa, le maggiori critiche si rovesciano sul modo in cui i partiti indipendentisti hanno gestito il dibattito parlamentare, accompagnati da una presidenza che i media – in gran parte contrari al processo separatista – accusano essere fortemente di parte. E anche oggi, le testate abbondano di editoriali e commenti suol tema. Il quotidiano “El Pais” elogia la reazione delle “principali istituzioni del paese, il governo, i grandi partiti, il sistema giuridico”, battutesi a “difesa della legalita’ democratica e dei diritti” della cittadinanza, “ognuna difendendo il rispetto allo Stato di diritto dalle proprie competenze”. Un encomio speciale viene dedicato alle “pagine memorabili del miglior parlamentarismo” scritte dalla minoranza impegnata a rivendicare il rispetto delle regole come garanzia anche per la maggioranza che inevitabilmente domani non sara’ piu’ tale. Nel mirino, soprattutto, la scelta di non sottoporre la legge all’esame dell’organo di garanzia costituzionale catalano, come prevede lo Statuto della regione autonoma. La fermezza mostrata da Stato e poteri nazionali pare la soluzione corretta anche per il quotidiano “El Mundo”. Un rigore che molti avrebbero voluto fosse esercitato prima che la situazione arrivasse a questo estremo, ricorda l’editoriale, ma che non poteva darsi sino a quando Barcellona non avrebbe portato a compimento la rottura. In un intervento separato, il quotidiano “ringrazia” la dura presa di posizione dell’Unione europea sul tema rappresentata dalle parole spese dal presidente dell’europarlamento Antonio Tajani. L’italiano aveva ricordato “rispettare la legge e i limiti che essa impone non e’ una scelta ma un obbligo”.

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 Difesa, la Francia propone al Belgio un “partenariato strutturale” per vendergli i suoi caccia “Rafale”

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Per la sostituzione dei cacciabombardieri F-16 in dotazione all’aeronautica militare del Belgio, la Francia ha proposto al governo di Bruxelles i propri aerei “Rafale” nel quadro di un’alleanza industriale: cosi’ il piu’ autorevole quotidiano belga, “Le Soir”, presenta l’offerta avanzata ieri giovedi’ 7 settembre dalla ministra francese delle Forze armate, Florence Parly. Nello scorso mese di marzo il Belgio aveva lanciato una gara internazionale per l’acquisto di 34 aerei da combattimento destinati a sostituire nel quinquennio 2023-2028 i suoi attuali F-16 di fabbricazione statunitense: un appalto del valore stimato di 3,6 miliardi di euro per il quale sono in lizza il gigante Usa Lockheed Martin con i suoi F-35, il consorzio europeo Eurofighter con il suo caccia “Typhoon” ed il gruppo francese Dassault che propone appunto i “Rafale”. A poche ore dalla scadenza del limite per il deposito delle offerte, fissato dalla procedura di appalto alla mezzanotte di ieri, consapevole del vantaggio finora acquisito dagli F-35 Usa nei favori del governo belga la Francia da un lato non ha depositato la sua offerta, ma dall’altro ha alzato la sua posta sganciando una vera e propria “bomba” politico-industriale. In un comunicato ufficiale la ministra francese Parly ha proposto “un partenariato strutturale, che potrebbe prendere la forma di un accordo inter-governativo comprendente la fornitura del caccia ‘Rafale’ ma anche una cooperazione approfondita tra le due aeronautiche nei settori operativo, della formazione e del supporto logistico, cosi’ come una cooperazione industriale e tecnica che coinvolgerebbe le imprese di entrambi i paesi”. L’offerta, nota “Le Soir” segna una decisa svolta nella strategia commerciale della Francia e potrebbe risultare molto allettante per il Belgio, soprattutto in termini di ricadute economiche e di occupazione: tanto che potrebbe, secondo il quotidiano belga, far pendere a favore dei “Rafale” francesi la bilancia della scelta che il governo belga fara’ al massimo entro la meta’ del 2018.

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Regno Unito, Davis sotto la pressione dei conservatori centristi e dell’Ue

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Cresce la tensione sulla Brexit, sia tra le parti negoziali che all’interno del Regno Unito, dove si discute il disegno per l’abrogazione della legge che ha introdotto il diritto comunitario nell’ordinamento nazionale. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, riferisce il “Financial Times”, ha detto ai commissari di essere preoccupato per “la stabilita’ e l’affidabilita’” del segretario del Regno Unito per l’Uscita dall’Unione Europea, David Davis. L’affermazione compare nei verbali di una riunione di luglio. A cio’ si aggiunge un’osservazione del capo negoziatore di Bruxelles, Michel Barnier, secondo il quale Davis “non considera una priorita’ il suo coinvolgimento diretto nei negoziati”. Il politico francese ha poi cercato di smorzare i toni esprimendo apprezzamento per la squadra negoziale britannica. La trattativa, comunque, resta in una fase di stallo. Bruxelles attende una mossa da Londra. La fragile tregua tra i conservatori e’ a rischio: 35 Tory antieuropeisti, infatti, hanno firmato una lettera, che sara’ pubblicata probabilmente su un quotidiano della domenica, per esprimere la loro contrarieta’ a un accordo di transizione, ipotizzato invece da Davis, anche se le intenzioni del governo non sono ancora chiare al riguardo. La premier britannica, Theresa May, ha rifiutato un invito del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a tenere un discorso all’assemblea per spiegare la sua posizione sulla Brexit. D’altra parte, diversi esponenti conservatori si sono uniti all’opposizione nel criticare il cosiddetto “repeal bill”, la cornice normativa della Brexit, per l’eccesso di poteri conferiti al governo. L’ex procuratore generale conservatore Dominic Grieve l’ha definito una “mostruosita’”. Per evitare la ribellione dei Tory moderati, Davis ha detto che valutera’ la possibilita’ di dare alla Camera dei Comuni un maggior controllo sulla legislazione e che e’ pronto ad ascoltare proposte migliorative. Una soluzione di compromesso potrebbe essere quella di consentire all’aula di proporre emendamenti e non solo di approvare o respingere il testo.

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Migrazioni, la sfida del XXI secolo

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – In una lunga intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, nella sua edizione online, lo storico Tobias Buetow parla dei rifugiati che attraversano il Mediterraneo e traccia un inusuale parallelo con la Guerra fredda. Sono numerose, afferma lo studioso, le persone perite nell’Elba, nello Spire piuttosto che nel Mar Baltico nel tentativo di attraversare la Cortina di ferro durante la Guerra fredda. Oggi, afferma Buetow, si criminalizzano le Ong perche’ salvano vite umane nel Mar Mediterraneo. La politica estera degli Stati membri della Ue e’ legata a quella interna, alle campagne elettorali e ai populismi. Non e’ un caso che il governo italiano stia rafforzando la cooperazione con le autorita’ libiche. Tuttavia, la risposta italiana deriva anche dalla mancanza di solidarieta’ europea e dall’egoismo nazionale. Lo storico punta l’indice contro le risposte di Varsavia e Budapest, cui questa settimana la Corte di giustizia europea ha imposto i ricollocamenti dei profughi. La Libia, avverte Buetow, non e’ un partner affidabile. I governi europei non possono evitare di cooperare con capi di Stato percepiti o reali al fine di salvare vite umane e tutelare l’integrita’ dei loro paesi. Tuttavia in un mondo in stretta relazione e’ difficile separare i destini di 500 milioni di persone, abitanti del Mediterraneo. Occorrerebbe superare le divisioni partendo da un gemellaggio fra i giovani, come avviene in Europa. Reciproco riconoscimento, scambi di esperienze e lavorativi. Il Mediterraneo rappresenta per l’Europa la sfida del XXI secolo, perche’ la mancanza di prospettive mette a maggior rischio la sicurezza nei paesi del Mediterraneo meridionale. E proprio a proposito di sicurezza il populismo trionfante, anche in Germania, mette a rischio una soluzione del problema, sostiene lo storico. I rimpatri forzati “non disinnescano il problema della pericolosita’ degli individui, lo spostano soltanto”. Occorre puntare sulla partnership con paesi come, ad esempio, la Tunisia agevolandone il progresso economico e sociale, a partire dal ruolo delle donne che sono d’ispirazione per un’intera generazione. L’Europa, afferma Buetow, dovrebbe pensare in questo contesto ad una sorta di “contributo di solidarieta’”.

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Germania, perche’ Angela Merkel merita di vincere le elezioni

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Per i suoi molti sostenitori, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e’ un’eroina che si oppone al presidente statunitense, Donald Trump, e al russo, Vladimir Putin, e che ha generosamente aperto le porte del suo paese ai rifugiati. Per i detrattori, e’ la cattiva che con la sua politica dell’immigrazione sta rovinando la Germania. I primi, osserva il settimanale britannico “The Economist”, che le dedica la copertina in vista delle elezioni politiche del 24 settembre, sono piu’ vicini alla verita’. La Germania ha prosperato sotto la sua leadership e la sua guida stabile e’ stata un bene anche per il resto del mondo. Tuttavia, Merkel non ha fatto abbastanza per preparare il paese per il futuro. Deve usare il suo quarto mandato per realizzare i cambiamenti finora mancati. Ci sono pochi dubbi che la cancelliera e il suo partito, l’Unione cristiano-democratica, vinceranno. In parte cio’ dipende dalla debolezza dell’avversario, il socialdemocratico Martin Schulz, soprattutto nella politica estera. Il confronto televisivo tra i due e’ sembrato piu’ un negoziato per una nuova “grande coalizione” che uno scontro di idee. Tuttavia, la probabile vittoria riflette anche la prosperita’ raggiunta dal paese sotto il cancellierato Merkel, iniziato nel 2005. Il tasso di disoccupazione e’ sceso dall’11,2 al 3,8 per cento; i salari aumentano; la fiducia dei consumatori e’ alta. La leader della Cdu si e’ giovata delle riforme del mercato del lavoro introdotte dal suo predecessore dell’Spd, Gerhard Schroeder, pur non estendendole. Ha governato con stabilita’ e in modo non ideologico. La societa’ tedesca e’ diventata piu’ aperta in questi anni: Merkel, ad esempio, ha permesso il voto sul matrimonio omosessuale pur non approvandolo personalmente. Nell’affrontare la crisi dell’euro e l’emergenza rifugiati, la cancelliera si e’ rivelata indispensabile. Nei vertici internazionali e’ una presenza pacata e ben informata; ha aiutato a mediare sulle sanzioni contro la Russia e sull’accordo di Parigi sul clima. Le truppe tedesche sono intervenute in Afghanistan, Mali e Lituania, un impegno impensabile fino a dieci anni fa, che si collega a quello di portare la spesa della difesa al due per cento del prodotto interno lordo, in linea con i parametri della Nato, L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. Eppure, il suo governo si e’ espresso in un contesto “facile”, specialmente sul fronte interno, godendo di una serie di vantaggi. Le riforme di Schroeder hanno reso i lavoratori tedeschi piu’ competitivi. L’euro, le materie prime e gli interessi sono stati favorevoli per la maggior parte del cancellierato. Le economie emergenti, come la Cina, non producono ancora cio’ che produce l’industria tedesca, dalla quale importano. La popolazione tedesca e’ la seconda piu’ vecchia del mondo, ma e’ ancora in gran parte in eta’ lavorativa. Insomma, un decennio d’oro. Il problema e’ che nessuno dei fattori che hanno portato a questi risultati e’ permanente. Merkel ha avuto l’occasione di preparare il paese per il futuro e l’ha sprecata. La sua ossessione per l’equilibrio dei conti l’ha portata a investire troppo poco. Dal 2010, ad esempio, la Germania e’ scesa dal 12° al 29° posto nella classifica della banda larga. Le nuove industrie tecnologiche non sono abbastanza sviluppate. Il potente settore automobilistico ha scommesso sui motori diesel e ora e’ invischiato nello scandalo delle emissioni truccate. Poco e’ stato fatto per prepararsi alla crisi demografica: l’eta’ pensionabile non e’ stata alzata, ma ridotta per alcuni lavoratori e lavoratrici. Una parte della popolazione e’ rimasta indietro: la disuguaglianza e il ricorso alle banche alimentari sono aumentati. Il passaggio all’energia rinnovabile e’ lento; le emissioni di anidride carbonica stanno addirittura aumentando e la transizione e’ resa piu’ difficile dalla decisione di chiudere le centrali nucleari dopo il disastro di Fukushima. La gestione dei rifugiati e’ stata lasciata soprattutto alle regioni e ai cittadini. Il suo programma elettorale e’ vago e le sue apparizioni scialbe. Eppure Merkel puo’ fare molto nel suo prossimo, ultimo, mandato. Potrebbe utilizzare l’avanzo di bilancio, pari a 26 miliardi di euro, per investire di piu’ nel capitale fisico e umano. Potrebbe prendere spunti dal presidente francese, Emmanuel Macron, per rafforzare le istituzioni che governano l’euro. Potrebbe consolidare le credenziali di politica estera del paese. La sua eredita’ dipende da tutto questo. Il suo successo dipende dalla scelta dei giusti partner di governo. La continuita’ della coalizione coi socialdemocratici minaccia una sonnolenta stasi; la collaborazione coi liberaldemocratici e i verdi potrebbe dare una scossa al paese.

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L’Italia si appoggia alla speranza di una ritrovata prosperita’

08 set 11:02 – (Agenzia Nova) – Al termine di un’estate che si annunciava micidiale, il governo italiano si sente un miracolato: cosi’ Olivier Tosseri, il corrispondente da Roma del quotidiano economico francese “Les Echos”, riassume lo stato d’animo che prevale nell’esecutivo di Roma di fronte all’attenuarsi in Italia delle principali crisi che hanno attanagliato il paese negli ultimi anni. In un lungo articolo di analisi, il giornalista francese passa in rassegna tutti i fattori che segnano il miglioramento della situazione italiana: la crescita dell’economia e’ unanimemente stata rivista al rialzo e nel 2017 raggiungera’ l’1,5 per cento del Pil; il morale delle imprese e delle famiglie e’ al “bello fisso”; la mina della crisi bancaria e’ stata disinnescata; i posti di lavoro sono aumentati anche se la disoccupazione e’ ancora molto alta; l’eccezionale ondata migratoria che rischiava di sommergere la Penisola e’ stata finalmente arginata. Insomma, secondo “Les Echos”, in questa fine d’anno l’Italia vuole credere al miracolo. Lo stesso discreto e modesto presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, si e’ potuto inorgoglire del suo ottimo bilancio: “Possiamo dire che la peggiore crisi del dopoguerra e’ finalmente alle nostre spalle”, ha dichiarato. Anche se il premier e’ cosciente delle gravi tensioni sociali che perdurano nel paese: “Il ritardo del Mezzogiorno, il problema del debito pubblico ed il dramma della disoccupazione dei giovani e delle donne non sono ancora stati risolti”, ha ammesso Gentiloni, che punta tutte le sue carte sulla Legge finanziaria che sara’ presentata nel prossimo mese di ottobre. Una Finanziaria che “non deve rovinare la ripresa ne’ fare danni”, ha anticipato il primo ministro, consapevole dei rischi che l’ultimo atto della legislatura puo’ far correre al suo governo, stretto com’e’ nella tenaglia fra la volonta’ di rispettare gli impegni europei e la tentazione di cedere ai regali elettorali con l’approssimarsi delle urne a cui gli italiani saranno chiamati nella prossima primavera. Per l’Italia, sostiene l’analisi di Tosseri, il vero rischio ora e’ rappresentato proprio dalla politica: l’incertezza sui tempi, le modalita’ e l’esito delle prossime elezioni minaccia di paralizzare il futuro esecutivo e l’intero paese. I sondaggi suggeriscono che il prossimo Parlamento sara’ tripolare, e che dunque sara’ necessario un governo di coalizione: ma chi sara’ a guidarlo? Secondo “Les Echos”, il Movimento 5 stelle soffre ancora di un deficit di credibilita’, l’ingombrante presenza di Silvio Berlusconi ha finora impedito l’emergere di un nuovo leader per il centrodestra ed il segretario del Partito democratico Matteo Renzi e’ una figura troppo divisiva nel centrosinistra e nell’opinione pubblica italiana. Il giornalista francese indica proprio in Gentiloni il candidato ideale alla propria successione, forte del suo profilo istituzionale, della sua sobrieta’ e della sua prudenza alleate alla sua capacita’ di ascoltare le piu’ diverse istanze: sennonche’, nota Tosseri, il premier italiano finora non ha ancora espresso le sue future intenzioni ed ambizioni.

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