Un rischio sistemico per la competitività dell’industria italiana
Le recenti crisi globali — dalla pandemia ai conflitti internazionali — hanno messo in evidenza la fragilità strutturale delle filiere industriali italiane. La scarsità di materie prime critiche come litio, rame e terre rare non è più un tema tecnico riservato agli addetti ai lavori: è oggi una questione strategica per la sopravvivenza stessa di interi comparti industriali.
In questi giorni il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si trova in Asia proprio per stringere accordi relativi anche a questo tema strategico. In particolare, si incontrerà con il Presidente cinese Xi Jinping per fissare una tregua nella guerra dei dazi e per regolamentare al meglio le forniture di terre rare proprio dalla Cina, che ne è il maggiore produttore.
Secondo un nuovo studio realizzato da ANIE Confindustria, oltre 60 miliardi di euro di produzione industriale italiana dipendono da risorse importate da Paesi terzi, spesso concentrati in aree geopoliticamente instabili. Questo dato, da solo, fotografa la vulnerabilità del sistema produttivo nazionale, in particolare del comparto elettrotecnico ed elettronico, che è la spina dorsale della doppia transizione — digitale e verde — del Paese
La risposta europea: autonomia strategica entro il 2030
Per contrastare questa dipendenza, la Commissione europea ha varato il Regolamento 2024/1252/UE sulle materie prime critiche, fissando obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2030:
- estrarre almeno il 10% delle materie prime critiche all’interno dell’Unione;
- raffinarne il 40% in Europa;
- riciclarne almeno il 15%
Ma oggi, litio, rame e terre rare restano concentrati in pochi Paesi, come Cina e Repubblica Democratica del Congo, e ciò espone le economie europee a rischi di interruzione che potrebbero rallentare la transizione energetica e digitale.
Nuove strategie per l’Industria italiana
Le imprese italiane, però, non restano ferme. Secondo una ricerca di The European House – Ambrosetti condotta con ANIE, circa il 70% delle aziende del settore ha diversificato i mercati di fornitura, il 49% ha potenziato la gestione delle scorte, e il 38% ha avviato una revisione di prodotti e processi produttivi per ridurre l’impatto della scarsità di materiali.
Le strategie emergenti si basano su innovazione e collaborazione lungo la catena del valore:
- uso di digital twin e modelli predittivi per ottimizzare la logistica e la gestione del rischio;
- alleanze verticali con i fornitori per la ricerca di materiali alternativi;
- investimenti nel riciclo avanzato e nel recupero di scarti industriali
Economia circolare: da scelta green a necessità strategica
ANIE sottolinea come l’economia circolare non sia più solo una questione ambientale, ma un pilastro strategico della sicurezza industriale.
Il riuso e il riciclo delle materie prime critiche potrebbero ridurre drasticamente la dipendenza dall’estero, ma per farlo servono incentivi stabili, procedure autorizzative più snelle e un mercato europeo delle materie prime seconde.
In questo contesto, le PMI italiane rischiano di restare indietro se non verranno sostenute con strumenti finanziari e fiscali adeguati. Come evidenzia ANIE, il recupero dei materiali deve diventare economicamente più vantaggioso dell’utilizzo di risorse vergini: una condizione essenziale per costruire filiere resilienti e competitive
Telecomunicazioni, Difesa e Spazio tra i comparti più esposti
La carenza di litio, rame e terre rare impatta in modo diretto i settori ad alto contenuto tecnologico.
Tra questi il settore automobilistico (elettrici & ibridi), delle batterie e stoccaggio energia, elettronica, semiconduttori (chip) e l’intera industria delle rinnovabili (eolico, fotovoltaico).
Ma non solo, altri settori dove è atteso un possibile impatto negativo sono le telecomunicazioni, al Difesa e l’aerospaziale.
Nelle telecomunicazioni, i ritardi nella fornitura di componenti elettronici e conduttori rischiano di rallentare lo sviluppo delle reti 5G e delle infrastrutture digitali. Nel settore strategico della Difesa, invece, i sistemi di comunicazione avanzata e i sensori militari dipendono ormai quasi del tutto da semiconduttori e materiali magnetici rari, il cui reperimento è oggi incerto.
e poi c’è lo Spazio, con satelliti, sistemi di propulsione elettrica e strumentazione di bordo che richiedono materiali ad altissima purezza, spesso reperibili solo da fornitori asiatici.
Secondo il Center for Strategic and International Studies, un caccia F-35 contiene oltre 400 kg di terre rare. Un cacciatorpediniere DDG-51 di classe Arleigh Burke ne richiede circa 2.400 kg, mentre un sottomarino di classe Virginia ne utilizza circa 4.200 kg. Un veicolo ibrido o elettrico medio contiene in media circa 10 kg di terre rare. Un satellite di medie dimensioni può contenerne da 1 a 10 kg.
La vulnerabilità di queste filiere strategiche non è solo economica, ma geopolitica: senza una base autonoma di approvvigionamento, la sovranità tecnologica nazionale ed europea resta incompleta.
Un piano nazionale per le risorse critiche
Il mondo industriale rappresentato da ANIE chiede con forza una strategia nazionale coordinata:
- incentivi per il reshoring delle produzioni strategiche;
- snellimento delle procedure per estrazione e riciclo;
- investimenti pubblici in ricerca su materiali alternativi;
- accordi bilaterali con Paesi strategici per la sicurezza delle forniture
In questa direzione, il Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria, avviato nel 2025 e affidato all’ISPRA, rappresenta un primo passo concreto. Con 14 progetti già attivi e un investimento iniziale di 3,5 milioni di euro, punta a mappare le risorse minerarie presenti sul territorio italiano e ridurre la dipendenza esterna
Serve resilienza delle supply chain, in tutta l’Ue
Per il presidente di ANIE, Filippo Girardi, “non possiamo più permetterci di dipendere da filiere fragili concentrate in poche aree del mondo”.
E aggiunge: “Servono politiche industriali coraggiose, investimenti nella transizione circolare e strumenti concreti per rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese”.
Anche Valerio De Molli, CEO di The European House – Ambrosetti, lancia l’allarme: “La resilienza delle supply chain è oggi una leva decisiva per rafforzare la base industriale europea. Senza sicurezza negli approvvigionamenti, la doppia transizione rischia di rimanere incompiuta”.
L’Italia tecnologica ed elettrica si trova davanti a un bivio. Da una parte, la possibilità di rafforzare la propria autonomia industriale attraverso innovazione, riciclo e cooperazione europea; dall’altra, il rischio concreto di restare ostaggio di tensioni geopolitiche e di carenze strutturali nelle materie prime.
Il messaggio di ANIE è chiaro: la sicurezza delle risorse è la nuova frontiera della competitività. E solo un approccio sistemico — che unisca industria, istituzioni e ricerca — potrà garantire al Paese una transizione davvero sostenibile e indipendente.
Materie prime strategiche
L’Unione Europea riconosce 34 materie prime critiche, di cui 17 classificate come strategiche perché indispensabili per la doppia transizione verde e digitale e per la difesa/aerospazio.
Tra le materie considerate strategiche (evidenziate in azzurro nel grafico) figurano:
- Litio, Cobalto, Nichel, Magnesio, Titanio – essenziali per batterie e componenti elettronici;
- Gallio, Germanio, Grafite naturale – rilevanti per semiconduttori e tecnologie digitali;
- Metalli del gruppo del platino (Iridio, Rodio, Rutenio, Platino, Palladio);
- Terre rare leggere e pesanti – fondamentali per magneti e motori elettrici.
Mappa globale delle “dipendenze” dell’UE
La mappa globale mostra i principali Paesi fornitori di materie prime critiche per l’Unione Europea nel 2023, insieme alla loro stabilità politica.
- La Cina domina l’offerta mondiale di molte risorse:
- 97% del magnesio,
- 100% delle terre rare pesanti,
- 85% delle terre rare leggere,
- 71% del gallio,
- 69% del tungsteno.
→ Questo conferma una fortissima concentrazione geografica e rischio di dipendenza strategica.
- La Repubblica Democratica del Congo (RDC) fornisce il 63% del cobalto mondiale, ma presenta una stabilità politica molto bassa, amplificando il rischio di disruption.
- Il Sudafrica è cruciale per i metalli del gruppo del platino, mentre Brasile e Guinea coprono oltre il 90% rispettivamente di niobio e bauxite.
- L’Europa interna (Francia, Spagna, Finlandia, Polonia) copre solo piccole quote di produzione di elementi specifici (stronzio, nichel, coke, afnio), evidenziando una scarsa autonomia interna.
Il quadro che emerge dai dati contenuti nello studio ANIE-TEHA è estremamente significativo per comprendere la fragilità strutturale della supply chain europea delle materie prime e le sfide che attendono l’industria elettrotecnica ed elettronica nei prossimi anni.
Diversificare le catene di approvvigionamento appare fondamentale non solo per garantire la competitività delle industrie europee, ma anche per provare a rafforzare l’autonomia tecnologica dell’Unione, dimensione vitale per consentire a Bruxelles di cercare una maggiore indipendenza da giganti come Stati Uniti e Cina.


