Finestra sul mondo

Tensioni tra Corea del Nord e Giappone, L’India superpotenza mondiale, May incontra Trudeau, La Francia dichiara guerra alle auto diesel

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Corea del Nord: premier giapponese Abe, dialogo e diplomazia da soli non basteranno

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Il “New York Times” pubblica un intervento del primo ministro giapponese Abe Shinzo, che giovedi’ incontrera’ a New York i presidenti di Stati uniti e Corea del Sud – Donald Trump e Moon Jae-in – per fare il punto della minaccia balistica e nucleare nordcoreana. Il bellicismo di Pyongyang, avverte Abe, costituisce una minaccia “grave e imminente” per il mondo intero. Il premier ricorda il test nucleare effettuato dal regime nordcoreano lo scorso 3 settembre e i due missili balistici che hanno sorvolato l’isola giapponese di Hokkaido nelle ultime settimane, l’ultimo pochi giorni fa. Quei test, sottolinea il primo ministro, dimostrano che ora Stati Uniti ed Europa rientrano nella portata delle armi strategiche di Pyongyang. le sanzioni unanimemente approvate dal Consiglio di sicurezza Onu loscorso 11 settembre costituiscono secondo Abe “un passo importante”, ma non si puo’ ignorare che “la leadership di Pyongyang ha caparbiamente ignorato le passate risoluzioni”. E’ necessario pertanto che “la comunita’ internazionale resti unita nell’attuazione delle sanzioni”, tenendo conto dell’ordine e della natura della minaccia che grava su Giappone e Corea del Sud: “Qui nell’Asia nord-orientale, la minaccia nordcoreana e’ reale da oltre un quarto di secolo. affrontiamo la minaccia dei missili a corto e medio raggio e la possibilita’ di attacchi con armi chimiche”, scrive Abe, che ricorda anche i rapimenti di cittadini giapponesi da parte di Pyongyang negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, che costituiscono ancora oggi uno dei nodi irrisolti nelle relazioni tra Giappone e Corea del Nord. “Tutti quanti aspiriamo ad una soluzione pacifica a queste sfide, e a tal fine la solidarieta’ globale e’ della piu’ grande importanza”, scrive il premier giapponese, “ma priorizzare la diplomazia e enfatizzare l’importanza del dialogo sono approcci che con la Corea del Nord non funzioneranno”. Secondo Abe, “la storia dimostra che e’ essenziale una pressione costante e concertata da parte dell’intera comunita’ internazionale”. Il premier ripercorre l vicissitudini seguite negli anni Novanta all’uscita di Pyongyang dal Trattato di non proliferazione nucleare, e ammonisce: “la storia e i continui test balistici e nucleari dimostrano che quello del dialogo con la Corea del Nord sarebbe un vicolo cieco. Pyongyang interpreterebbe nuovi colloqui come una prova che gli altri paesi hanno ceduto al successo dei suoi lanci missilistici e test nucleari”. Secondo Abe, e’ il momento invece di “esercitare la massima pressione sul Nord. Non possono piu’ esserci altri ritardi”. Il Giappone si e’ mosso “ribadendo la propria alleanza di ferro con gli Stati Uniti e coordinando le proprie azioni con questi ultimi e la Corea del Sud”. Tokyo, conclude il premier, chiede inoltre l’adozione di misure ancor piu’ dure contro Pyongyang, che impediscano a quel paese di ottenere “merci, tecnologie, fondi ed esperti necessari a sviluppare ulteriormente i suoi programmi balistico e nucleare”.

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L’India pronta a rimpiazzare la Cina come motore della crescita mondiale

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – L’India e’ pronta ad emergere come superpotenza economica globale grazie in parte alla sua popolazione giovane, mentre al Cina e le Tigri asiatiche scontano gli effetti di un rapido invecchiamento demografico, stando alle previsioni di Deloitte Llp ripresa da “Bloomberg”. Il numero delle persone sopra i 65 anni in Asia dovrebbe aumentare dagli attuali 365 milioni a piu’ di mezzo miliardo nel 2027, e addirittura al 60 per cento del totale mondiale di quella fascia demografica entro il 2030. Di contro – scrive Deloitte in un rapporto pubblicato oggi (lunedi’), l’India guidera’ la terza grande ascesa economica asiatica dopo quelle di Giappone e Cina, con una forza lavoro proiettata in ascesa da 885 milioni a 1,08 miliardi di persone entro i prossimi vent’anni, e costantemente superiore a quella cifra per i 50 anni successivi. Secondo Anis Chakravarty, di Deloitte India, la forza lavoro indiana non sara’ soltanto piu’ numerosa, ma anche “molto meglio addestrata ed educata di quella esistente”. L'”estate indiana” durera’ probabilmente diversi decenni,a ma altri paesi della macro-regione asiatica dovrebbero vivere un forte ciclo espansivo nei prossimi anni, a partire dall’Indonesia e dalle Filippine. Secondo Deloitte, invece, Cina, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Thailandia e Nuova Zelanda dovranno tutti fare i conti con l’impatto dell’invecchiamento delle loro popolazione; e l’Australia, prevede la societa’, su questo fronte potrebbe addirittura far peggio del Giappone.

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Venezuela, Maduro ringrazia Trump e preme su dialogo, opposizione prudente

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Ringrazia Donald Trump, assicura di aver gia’ avviato i contatti con il suo principale oppositore e da’ del “dittatore” a Mariano Rajoy. Molti i richiami che la stampa internazionale fa degli interventi resi domenica dal presidente del Venezuela Nicolas Maduro, impegnato a propagandare la ripresa del dialogo di pace con le opposizioni. “Ringrazio il presidente Donald Trump per l’appoggio al dialogo nazionale”, ha detto Maduro nel corso del consueto programma televisivo trasmesso in diretta nazionale. Il capo di Stato sottolinea l’importanza della sponda internazionale a un nuovo tentativo di pacificazione cui le opposizioni guardano pero’ ancora con estrema cautela. Il nuovo tentativo di mettere le parti allo stesso tavolo, il terzo nel giro di qualche mese, muove ancora dagli sforzi dell’ex presidente del governo spagnolo Jose’ Luis Rodriguez Zapatero e dell’ex presidente dominicano Leonel Fernandez. Si tratta, per il momento, di creare le condizioni per un confronto, lavorando sulle diffidenze alimentate dalle fumate nere registrate in passato. Le opposizioni parlano apertamente di “incontri esplorativi”, ma il capo di Stato va oltre definendo “dialogo” gia’ i colloqui tenuti a Santo Domingo dalle delegazioni delle due parti. Maduro, deciso a mostrare ferma convinzione nel dialogo, ha parlato addirittura della partecipazione ai colloqui di Leopoldo Lopez, figura chiave dell’opposizione, oggi agli arresti domiciliari. “Il signor Leopoldo Lopez, anche nella sua condizione di ristretto, grazie all’autorizzazione data come capo dell’amministrazione penitenziaria, ha partecipato a riunioni”. Versione prontamente smentita dal negoziatore delle opposizioni, Luis Florido, secondo cui “Maduro mente perche’ sa che la comunita’ internazionale preme per una uscita dalla crisi attraverso le elezioni democratiche”. Ed e’ proprio sul terreno internazionale che Maduro rilancia per far valere le sue ragioni interne. “Dal Venezuela chiediamo il rispetto per il popolo della Catalogna”, ha detto il successore di Hugo Chavez commentando l’imminente convocazione di un referendum per l’indipendenza di Barcellona dal resto della Spagna. Consultazione negata dal governo centrale e bocciata in anticipo dalla Corte costituzionale. “Chi si comporta come un dittatore? Maduro che ha permesso una consultazione illegale”, il referendum che le opposizioni hanno tenuto per bocciare la nascita dell’Assemblea nazionale costituente voluta dal governo, e “l’ha protetta?”. “O Mariano Rajoy che non vuole che il popolo catalano dica la sua?”, sottolinea Maduro ricordando che lui non “si intromette” negli affari interni degli altri paesi.

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Argentina, Odebrecht si sfila da un appalto, Ghella “salva” Macri

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – L’impresa ingegneristica brasiliana Odebrecht si prepara all’uscita definitiva dal consorzio che realizzera’ il Soterramenito Sarmiento, ferrovia urbana di 36 chilometri nella citta’ di Buenos Aires. Le tante cause su vicende di corruzione hanno limitato anche in Argentina le ambizioni della Odebrecht, costretta a lasciare l’associazione temporanea d’impresa nata per realizzare l’importante infrastruttura. Il percorso di uscita, rallentato solo dalla necessita’ di verificare ogni possibile lascito illecito generato dal passaggio dell’impresa nel paese, e’ raccontato dal quotidiano “La Nacion” che ricorda come la settimana scorsa l’ente incaricato dei lavori sia passato a chiamarsi “Consorcio G&S”. Fuori anche la spagnola Comsa, rimangono solo due soci: l’italiana Ghella, col 71 per cento del contratto e l’argentina Sacde, sigla che l’imprenditore Marcelo Mindlin ha comprato a un cugino del presidente Mauricio Macri. Cruciale, secondo la testata, la partecipazione di Ghella. Gia’ in passato il “gruppo fondato in Italia” “ha saputo dare buone notizie a Macri” realizzando nella capitale da questi governata l’intubamento del torrente Maldonado. “Specializzata in tunnel, l’impresa sta oggi costruendo ferrovie nelle Alpi e sotterranei a Sidney. Per curare la sua reputazione”, quando l’operazione della magistratura brasiliana anticorruzione “lava jato” prendeva di mira anche il Sarmiento, la ditta “ha attivato un meccanismo per non essere coinvolta da Odebrecht. Ghella e Odebrecht”, prosegue la testata, “hanno affrontato un lungo negoziato concluso negli ultimi giorni con un patto di reciproca riservatezza” per fronteggiare eventuali conseguenze legali ed economiche per l’opera. In questo modo, oltre a garantirsi l’uscita di Odebrecht, “Ghella si e’ trasformata in un salvavita per Macri, che ha evitato il costo politico di continuare a girare fondi a una azienda che si e’ dichiarata corrotta”. Secondo quanto apprende “La Nacion”, Ghella non ha solo tolto le castagne dal fuoco al governo “ma e’ anche in cerca di finanziamenti internazionali” per il Sarmiento, possibilita’ prima negata dalla presenza dei brasiliani. Dovesse riuscirci, potrebbe cambiare lo schema di finanziamento complessivo dell’opera per la quale il governo ha stanziato 3 miliardi di dollari, uno dei quali girato in fondi pubblici.

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Regno Unito, May incontra Trudeau per parlare di commercio e della disputa Boeing-Bombardier

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il “Financial Times”, incontrera’ oggi a Ottawa il primo ministro del Canada, Justin Trudeau. Al centro dell’incontro ci saranno le relazioni commerciali, in vista dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. I due paesi creeranno un gruppo di lavoro congiunto con l’obiettivo di replicare l’accordo di scambio raggiunto recentemente tra il Canada e l’Ue. I due leader, inoltre, faranno fronte comune per esercitare pressioni sugli Stati Uniti riguardo alla disputa tra l’azienda aerea statunitense Boeing e la canadese Bombardier, che mette a rischio circa 4.500 posti di lavoro nello stabilimento della seconda a Belfast, nell’Irlanda del Nord. May si rechera’ quindi a New York, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e a Firenze, dove terra’ un atteso discorso sulla Brexit. La tappa canadese del viaggio di May ha il suo focus nel commercio. Il gruppo di lavoro che intende contribuire a creare e’ il tredicesimo da quando e’ stata presa la decisione di lasciare l’Ue. “Siamo entrambi paesi che ambiscono a una posizione di primo piano sulla scena mondiale e le cui ambizioni sono sostenute da valori di progresso, che includono l’importanza del libero scambio e il rispetto del diritto internazionale. Quando ci uniamo e lavoriamo come un’unica entita’ per proiettare i valori condivisi sulla scena mondiale, formiamo un’unione potente”, dira’ May. Il suo governo e’ consapevole di non poter attuare accordi con terze parti durante la fase di transizione, ma il dipartimento del Commercio internazionale punta a utilizzare quel periodo per negoziarli e possibilmente concluderli, in modo da implementarli dopo l’uscita dall’Ue; il Tesoro, tuttavia, e’ scettico sulla possibilita’ che queste intese compensino le perdite dell’uscita dall’unione doganale. Il Regno Unito e’ il secondo maggior ricettore di investimenti esteri canadesi dopo gli Stati Uniti e Downing street spera di replicare l’accordo commerciale Ue-Canada, che da paese membro europeo ha attivamente promosso. Riguardo alla questione Bombardier, May ha gia’ avuto un colloquio telefonico col presidente Usa, Donald Trump: il dipartimento del Commercio di Washington, su istanza di Boeing, sta indagando sulla presunta violazione di norme sulla concorrenza da parte di Bombardier per gli aerei civili CSeries, per i quali ha ricevuto sostegno finanziario da enti legati al governo federale canadese e a quello provinciale del Quebec e un prestito dal governo britannico. Trudeau ha esplicitamente esortato Boeing a rinunciare al contenzioso.

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Regno Unito, Johnson isolato dopo l’intervento sulla Brexit

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Il segretario agli Esteri del Regno Unito, Boris Johnson, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, e’ rimasto politicamente isolato dopo il suo intervento sull’uscita dall’Unione Europea, dalle pagine di “The Telegraph”. Michael Gove, segretario all’Ambiente e Brexiter di spicco, non lo ha appoggiato mentre Amber Rudd, segretaria all’Interno, ha criticato la scelta di pubblicare la sua visione per una Brexit “gloriosa” in concomitanza con l’attentato terroristico di Londra. Un altro rilievo e’ arrivato da David Norgrove, presidente dell’Uk Statistics Authority, l’autorita’ di vigilanza sulle statistiche, per il riferimento ai presunti 350 milioni di sterline a settimana che la Gran Bretagna potrebbe risparmiare lasciando l’Ue e destinare al servizio sanitario nazionale. Norgrove ha espresso il suo disappunto per “l’uso improprio delle statistiche ufficiali”, in particolare per la confusione tra contributi lordi e netti; Johnson, a sua volta, ha replicato che la sua posizione e’ stata mal rappresentata e ha cercato di chiarirla, ribadendo comunque che il paese uscente tornera’ ad avere il controllo di quasi 350 milioni di sterline a settimana. Il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, e il segretario per l’Uscita dall’Ue, David Davis, sembrano vicini a un accordo sulla proposta di un pagamento a Bruxelles di almeno trenta miliardi di sterline per due o tre anni, come prezzo per l’accesso preferenziale al mercato unico e per facilitare una nuova partnership commerciale. Johnson, invece, nel suo articolo sembra rifiutare l’ipotesi: “Non dovremmo aspettarci di pagare per l’accesso ai loro mercati piu’ di quanto debbano aspettarsi di pagare per l’accesso ai nostri” e’ il passaggio cruciale. L’opposizione ha interpretato la posizione di Johnson, contraria al pagamento di un contributo al bilancio comunitario durante la fase di transizione, come un tentativo di colpire la premier, Theresa May, la cui “perdita di autorita’” e’ stata pubblicamente esposta a una settimana dall’importante discorso sulla Brexit in programma a Firenze. Dopo le critiche, fonti dell’entourage di Johnson hanno sostenuto che altri esponenti del fronte “Leave” concordano con la sua posizione, incluso Gove, e che i due potrebbero perfino lasciare i loro posti se May accettasse troppi compromessi. Figure vicine a Gove, invece, hanno negato, sostenendo, al contrario, che Gove ha accettato l’idea che debba essere pagato un contributo nella fase di transizione. Damian Green, primo segretario di Stato, di fatto vice della premier, ha anche lui criticato la tempistica di Johnson, ma ha escluso la sua estromissione dal governo.

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La Francia dichiara guerra al diesel ed alle auto private

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Il governo francese prevede un inasprimento della tassa “bonus-malus” sulle emissioni inquinanti degli scarichi delle automobili, soprattutto di quelle diesel: lo scrive il quotidiano economico “Les Echos” ricordando come gia’ ora in Francia tutti i proprietari di veicoli paghino una tassa anti-inquinamento sulla base di un sistema bonus-malus basato sulle emissioni di anidride carbonica delle loro autovetture; l’attuale soglia minima sara’ ulteriormente abbassata a 120 grammi di CO2 al chilometro, con una tabella progressiva che andra’ dai 50 ai 10.500 euro all’anno per i mezzi piu’ inquinanti che emettono oltre 185 grammi di CO2 al chilometro. La misura sara’ comunque inserita nella Legge finanziaria per il 2018 e fa parte di un grande piano di revisione dell’intero sistema dei trasporti pubblici e privati che sara’ presentato domani martedi’ 19 settembre nel corso delle Assise della mobilita’: l’obbiettivo di questo ambizioso esercizio di concertazione e’ di “rivedere gli equilibrio e l’efficacia dei trasporti tradizionali, favorendo l’emergere di nuovi modelli di mobilita’”, come ha spiegato dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne. In concreto per gli automobilisti, i consumatori e le famiglie francesi questo significhera’ un nuovo inasprimento della “guerra al diesel”: il governo sembra infatti orientato a confermare un ulteriore aggravio del bollo auto che gia’ penalizza i veicoli alimentati a nafta, che dagli odierni 30 euro dovrebbero arrivare nel 2022 a pagare 86 euro in piu’; a cio’ si aggiungera’ anche il progressivo allineamento delle accise sul carburante diesel a quelle applicate sulla benzina, con un aggravio di 2,6 centesimi di euro all’anno. “Les Echos” gia’ prefigura che al centro delle imminenti “Assise della Mobilita’” ci sara’ la questione di come evitare che a fare le spese di questo aumento di questi carichi fiscali siano le fasce piu’ povere del “popolo della strada”: l’idea di base, riferisce il quotidiano, e’ di dirottare una parte dei proventi di queste nuove tasse per finanziare dei nuovi incentivi all’acquisto che favoriscano il rinnovo del parco auto francese, l’abbandono dei veicoli a motore diesel ed il passaggio a combustibili meno inquinanti (benzina ma soprattutto alimentazione elettrica). E poi c’e’ naturalmente la prevedibile protesta sociale delle categorie professionali che piu’ utilizzano mezzi di trasporto individuali, dagli autotrasportatori ai tassisti, dagli agricoltori ai rappresentanti di commercio: l’attuale sistema di rimborsi sara’ mantenuto, promette il governo. Ma e’ facilmente immaginabile un braccio di ferro con le categorie coinvolte sull’ammontare dei rimborsi o delle esenzioni fiscali: “Siamo pronti a scendere in piazza per difendere i nostri diritti”, avverte il segretario generale dell’Unione dei trasportatori (Tfl), Yves Fargues. Intanto la citta’ di Parigi e la sua regione dell’Ile-de-France oggi lunedi’ 18 settembre presentano un piano per favorire la condivisione delle auto allo scopo di ridurre il traffico e l’inquinamento provocato dalle emissioni automobilistiche. L’obbiettivo, ha spiegato la presidente della Regione dell’Ile-de-France, Vale’rie Pe’cresse, e’ di raddoppiare il numero di passeggeri che nelle ore di punta si spostano in automobile: “La condivisione dell’auto e’ la nuova pratica ecologica che e’ indispensabile sviluppare per lottare contro la congestione del traffico”, ha detto. Verranno quindi create aree di incontro per la condivisone; alle auto condivise saranno dedicati appositi parcheggi nel centro di Parigi e saranno aperte le corsie preferenziali finora riservate a bus e taxi; infine saranno lanciate delle offerte promozionali che coinvolgono sia aziende private che un rimborso di 2 euro a tragitto condiviso: pr quest’ultima iniziativa la Regione ha gia’ stanziato 500 mila euro.

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“Speigel”, il cancelliere tedesco Merkel dovrebbe ringraziare il presidente della Bce

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, dovrebbe ringraziare il presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Mario Draghi per l’ottima fase economica che sta vivendo la Germania, anche grazie alle politiche monetarie messe in atto da Draghi. E’ quanto afferma l’opinionista Henrik Mueller in un editoriale sul “Der Speigel”. Quando la Merkel si insedio’ nel 2005 la Germania non navigava in acque economiche buone. La disoccupazione sfiorava i 5 milioni e il bilancio dello Stato era in rosso con un debito in continuo aumento. Dodici anni dopo la situazione e’ completamente diversa: la disoccupazione e’ calata e c’e’ carenza di manodopera. Il 90 per cento dei tedeschi pensa che lo stato dell’economia della Germania sia buono e l’84 per cento si dice soddisfatto della propria situazione economica personale. Il 72 per cento e’ invece soddisfatto del proprio lavoro e il 73 per cento dei servizi pubblici statali, secondo un sondaggio dell’Eurobarometro del maggio scorso. Tuttavia ci sono anche delle questioni aperte. Un terzo dei rifugiati rappresenta ancora un problema notevole, i finanziamenti per formazione e ricerca non sono dei migliori e la digitalizzazione del Paese e’ in netto ritardo. Il 39 per cento degli intervistati ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata e un quarto si dice insoddisfatto della democrazia tedesca. Eppure il 93 per cento dichiara di essere soddisfatto della propria vita. Il positivo sviluppo economico del Paese e’ dovuto principalmente a tre fattori: le riforme del mercato del lavoro, con le leggi Hartz; l’essersi concentrata l’industria tedesca sulle economie emergenti, come quella cinese, fornendole macchinari, impianti, automobili e prodotti dell’industria chimica; e infine la spinta data dalla Banca centrale europea allo sviluppo delle imprese con la sua politica del tasso a zero interessi del costo del denaro, oltre all’acquisto di trilioni di titoli di Stato. Tali bassi tassi d’interesse hanno alimentato il boom dell’industria edile tedesca e le esportazioni. Lo Stato tedesco, anche grazie a cio’, gode di tassi d’interesse reale negativi. Draghi ha fatto cio’ che i suoi colleghi hanno fatto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone. Cio’ ha comportato anche grandi rischi ed effetti collaterali come la bolla dei prezzi nel mercato immobiliare e nei mercati azionari. Tuttavia i bei tempi per la Germania non dureranno per sempre, ma per il momento la Merkel deve dire grazie.

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Aumenta in Germania il numero delle richieste d’asilo

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Il numero delle richieste di asilo presentate ai tribunali amministrativi tedeschi e’ aumentato drasticamente: nella prima meta’ di quest’anno erano in attesa di responso piu’ di 283.000 persone, quasi il doppio rispetto alla fine del 2016. Nei primi cinque mesi del 2017 sono state depositate 146.000 nuove richieste, mentre nell’intero arco del 2016 erano state 175.000, secondo l’Ufficio federale per l’immigrazione e i rifugiati (Bamf). Queste le cifre comunicate dal ministero degli Interni su richiesta della deputata della Linke Ulla Jelpke. Da gennaio a maggio i casi esaminati sono stati 39.000 e il tempo medio per esaminare le richieste e’ di sei mesi e mezzo. Fino alla fine di agosto sono state 480.000 le domande esaminate in totale, di cui 190.000 respinte. Due ricorsi presentati su tre sono stati accettati dal tribunale. Quattro su cinque siriani e tre su cinque afgani ottengono il riconoscimento dello status di rifugiato. Secondo la Jelpke il “sovraccarico” dei tribunali e’ dovuto “alla dissuasione del Governo federale, che aumenta la burocrazia delle agenzie governative e dei tribunali”, come dichiarato alla “Sueddeutsche Zeitung”. Durante l’estate il presidente del consiglio della Confederazione dei tribunali amministrativi tedeschi, Robert Seegmueller, aveva avvertito: “Ci stiamo spingendo oltre i nostri limiti lavorativi”.

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Libia, migranti “soccorsi” sullo sfondo di accuse di trattamenti disumani

18 set 10:45 – (Agenzia Nova) – Le carrette del mare hanno ripreso la rotta migratoria tra la Libia e l’Italia: lo riporta il quotidiano francese “Le Parisien” riferendo che l’organizzazione non-governativa (Ong) Sos Me’diterrane’e da giovedi’ scorso ha soccorso circa 1.800 migranti e che oltre 3 mila sono stati raccolti invece dalla guardia costiera libica in dodici distinte operazioni, come ha reso noto ieri domenica 17 settembre un portavoce della marina militare del paese magrebino. In generale pero’, scrive il “Parisien”, il flusso migratorio dal Nordafrica verso le coste dell’Italia e’ nettamente diminuito dalla meta’ dell’estate appena trascorsa: “L’esperienza degli ultimi mesi mostra quello che puo’ essere fatto, ci sono meno arrivi e pure meno morti in mare”, si e’ vantato ieri il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni. Un risultato, sostiene il giornale francese, che e’ frutto sia delle regole imposte contro le Ong, accusate di aver avuto “comportamenti che favoriscono l’immigrazione illegale”; sia soprattutto degli accordi che l’Italia e’ sospettata di aver stretto con i capi di alcune milizie libiche, che prima erano coinvolte nel traffico di esseri umani e che adesso si sono convertite alla lotta contro l’immigrazione clandestina. Ma ora e’ proprio il trattamento inflitto ai migranti che vengono riportati o trattenuti in Libia a suscitare grande scandalo: essi vengono infatti rinchiusi in centri di detenzione in territorio libico in condizioni spaventose, oppure vagano nel paese nordafricano alla merce’ di ogni tipo di violenze ed abusi. Di queste preoccupazioni si e’ fatto portavoce il Partito radicale, che ha presentato alla procura di Roma un esposto: “Chiediamo alla magistratura di accertare se in Libia l’Italia abbia pagato per per fermare il flusso migratorio al prezzo di gravissime violazioni dei diritti dell’uomo, del diritto internazionale e della legge italiana”, spiega al “Parisien” il segretario nazionale dei Radicali, Riccardo Magi; da parte sua il ministro dell’Interno Marco Minniti, che lo scorso mese ha tenuto molte riunioni con esponenti locali libici, ha smentito di aver avuto qualsiasi contatto diretto o indiretto con qualsivoglia milizia.

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