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Telecom Italia: fondi verso il no a Vivendi. E se Bollorè facesse saltare il banco?

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Ieri è arrivata anche la raccomandazione di Glass Lewis, l’unico proxy advisor che ancora non si era espresso. Si preannuncia una battaglia all'ultimo voto.

Con i proxy advisor tutti schierato sul no alla richiesta di Vivendi di schierare 4 suoi rappresentanti nel cda (è arrivata ieri anche la raccomandazione di Glass Lewis, l’unico che ancora non si era espresso) si sono formati gli schieramenti in vista dell’assemblea di Telecom Italia, in calendario per il prossimo 15 dicembre.

Ieri è infatti scaduto il termine utile per acquistare titoli con i quali presentarsi in assemblea, con il record date fissato invece a domani.

Per il proxy advisor Usa, valgono le stesse motivazioni avanzate dagli altri consulenti dei fondi, ossia che l’ingresso in forze di Vivendi nel board non sarebbe nell’interesse degli azionisti di minoranza, che vedrebbero diluire il loro peso in seno al consiglio.

Con i fondi che controllano il 15-20% di Telecom Italia, si preannuncia quindi una battaglia sul filo e, in caso di sconfitta, c’è chi non esclude che Vivendi possa decidere, come è sua facoltà, di chiedere l’azzeramento del cda che, lo ricordiamo, è espressione della holding Telco (10 consiglieri su 13), scioltasi a giugno.

Sempre ammesso che, come consigliato dalla società di consulenza Bluebell, il cda non si dimetta prima per fare spazio a Vivendi o non se ne vadano di loro sponte i consiglieri entrati senza il voto di fiducia dell’assemblea di aprile 2014 e si sostituiscono con i quattro consiglieri indicati da Vivendi. Così da evitare il maxi-cda a 17.

Circola intanto l’indiscrezione secondo cui Xavier Niel, che possiede una posizione lunga complessiva del 15,1% (10,03% su capitale ordinario) abbia incontrato nei giorni scorsi il presidente della CDP Claudio Costamagna, che – ma siamo sempre sul ‘si dice’ – lo avrebbe accompagnato dal premier Renzi.

Secondo alcune ricostruzioni, Niel potrebbe partecipare all’assemblea facendosi prestare dei titoli per votare, a fronte del pagamento di una commissione. E anche lui, votando contro la proposta di Vivendi potrebbe allora concorrere a far ‘saltare il banco’.