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Telecom Italia: ci mancava solo lo zampino di Patrick Drahi

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Il patron di Altice, Patrick Drahi, ha visionato il dossier Telecom Italia ma a differenza dei due connazionali ha deciso di non fare nulla.

Anche un altro famoso imprenditore francese avrebbe avuto fra le mani il dossier Telecom Italia, ma – almeno lui – non l’avrebbe preso in considerazione. Si tratta del controverso patron di Altice, Patrick Drahi, che a differenza di Vincent Bollorè e Xavier Niel, ha deciso di non fare nulla. Beh, tre galli in un pollaio sarebbero stati troppi, anche perché tutti e tre belli agguerriti.

Drahi, nei mesi scorsi, ha fatto un po’ da asso pigliatutto e dopo la scalata al mercato tlc europeo, con l’acquisizione di SFR (tra l’altro da Vivendi) e Virgin Mobile (fallito invece il tentativo di mettere le mani anche su Bouygues Telecom) e quella di Portugal Telecom, ha puntato dritto al mercato americano del cavo, con l’acquisizione da 18 miliardi di dollari di Cablevision. Un’operazione che, insieme all’acquisizione del 70% di Suddenlink, settimo operatore via cavo Usa con 1,5 milioni di clienti, ha consentito ad Altice di piazzarsi al quarto posto del mercato Usa del cavo.

Con una fortuna personale che supera i 18 miliardi di dollari (57esimo tra gli uomini più ricchi del mondo e terzo uomo più ricco di Francia) Drahi guida un gruppo si estende dal Belgio al Lussemburgo, dalla Francia al Portogallo passando da Asia, Israele e Repubblica Dominicana.

E, mentre Telecom è passata alla controffensiva con il piano di conversione delle azioni risparmio che dovrà essere approvato a dicembre da due distinti cda, la Consob, ha acceso un faro per verificare eventuali anomalie relative agli scambi sul titolo Telecom nelle settimane precedenti l’annuncio dell’operazione. L’autorità di Borsa ha convocato per il 16 novembre i vertici di Vivendi, che al momento controlla poco più del 20% della compagnia telefonica italiana, dopo aver ascoltato la settimana scorsa Xavier Niel.

“Stiamo lavorando perché il mercato abbia tutte le notizie”, ha dichiarato il presidente Consob Giuseppe Vegas.

Vivendi ha reso noto nel weekend di non aver portafoglio azioni risparmio: vedrà quindi la sua quota diluirsi intorno al 14%.

Quanto invece a Xavier Niel, la sua quota ‘potenziale’ scenderà attorno al 10% dall’attuale 15,14%.

Si fa strada, intanto, l’ipotesi che in vista dell’assemblea straordinaria del 15 dicembre, Bollorè cerchi di puntellare la sua posizione di azionista di riferimento chiedendo di aumentare il numero dei componenti del consiglio, ancora fermo agli equilibri imposti da Telco, la holding che si è sciolta a giugno 2014. L’attuale cda è costituito da 13 membri e come da statuto può essere allargato fino a 19 membri. Il patron di Vivendi potrebbe quindi cogliere l’occasione per chiedere un paio di rappresentanti in attesa della scadenza naturale del mandato la prossima primavera. Per farlo ha tempo fino alla fine di questa settimana.