Gli scenari

Telecom Italia: Brasile e Argentina ancora sotto i riflettori

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La conferma di Dilma Roussef alle presidenziali brasiliane, i nuovi rumors sulla vendita di Portugal Telecom da parte di Oi, l’accordo con Fintech per allugare i tempi di vendita di Telecom Argentina: il titolo sotto i riflettori a Piazza Affari.

Una mattinata altalenante in Borsa per Telecom Italia, che dopo aver aperto in rialzo inverte la rotta, attestandosi attorno a 0,82 euro. Il titolo sconta i nuovi interrogativi sul futuro di Tim Brasil, sia in seguito ai risultati elettorali, che hanno visto la conferma della presidente, Dilma Rouseff (favorevole al consolidamento del mercato) sia per i rumors rilanciati dal Financial Times, secondo cui Oi sarebbe sul punto di cedere Portugal Telecom ad alcuni fondi di private equity. Cessione che porterebbe nelle casse dell’operatore un montante bastevole a tentare la conquista della controllata di Telecom Italia.

Soltanto rumors che comunque non aggiungono nulla alla sola certezza al momento sul tavolo: i mandati che sia Tim Participacoes (la holding che controlla Tim Brasil) e Oi hanno conferito agli advisor Bradesco e Btg Pactual al fine di valutare eventuali operazioni straordinarie. Senza una cessione o un partner, comunque, difficilmente Oi – gravato da un debito di circa 20 miliardi – potrà affrontare la scalata, visto e considerato che l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, è sempre stato chiaro: Tim Brasil è strategica e non verrà ceduta a meno che non arrivi un’offerta di quelle a cui non si può dire di no.

Venerdì notte, intanto, Telecom ha firmato il nuovo accordo con Fintech per la cessione di Telecom Argentina. L’importo complessivo della vendita rimane invariato a 960 milioni di dollari. Di tale importo, la società italiana  ha già incassato 113,7 milioni di dollari mentre un’ulteriore tranche di 215,7 milioni di dollari sarà pagata entro fine ottobre, quando al fondo di David Martinez sarà trasferito il 17% di Sofora, la holding che controlla Telecom Argentina e di cui Telecom Italia detiene il 68% (il restante 32% è della famiglia Werthein).

In base alle modifiche dell’accordo, la vendita della partecipazione di controllo pari al 51% del capitale di Sofora, condizionata all’approvazione delle autorità, è stata ‘allungata’ a prossimi due anni e mezzo per corrispettivo un 550,6 milioni di dollari. Nel frattempo Telecom mantiene la maggioranza della holding di controllo e, se nell’arco di questi due anni e mezzo la vendita non dovesse concretizzarsi, Telecom avrà due possibilità: potrà recedere dall’accordo con Fintech e ricevere una call option di durata pari a sei mesi per il riacquisto (direttamente o tramite altra società del Gruppo) della partecipazione di minoranza del 17% di capitale Sofora già ceduta a Fintech, a condizioni predefinite, o potrà procedere con la vendita del 51% del capitale di Sofora a un terzo acquirente, con garanzia Fintech di un corrispettivo complessivo minimo per Telecom Italia di almeno 630,6 milioni di dollari. Qualora, inoltre, Telecom Italia non riuscisse a perfezionare la vendita a un terzo entro un ulteriore periodo di due anni e mezzo, l’accordo con Fintech sarà risolto. Il fondo corrisponderà allora a Telecom Italia un ammontare di 175 milioni di dollari e Telecom Italia beneficerà di una call option di durata pari a sei mesi per il riacquisto a condizioni predefinite (direttamente o tramite altra società del Gruppo) della partecipazione di minoranza del 17% di capitale Sofora già trasferita a Fintech.

Gli adempimenti di Fintech saranno inoltre garantiti da un pegno di un titolo collaterale del valore di 600,6 milioni di dollari.