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Telco Ue contro l’iCloud Private Relay di Apple: ‘Minaccia alla sovranità digitale’

apple Wall Street

I principali operatori europei contro iCloud Private Relay, il servizio cloud di Apple, si sono rivolte direttamente a Bruxelles per bloccare il servizio che secondo l’accusa rappresenta una minaccia alla sovranità digitale della Ue.

Lo scrive il quotidiano britannico The Telegraph, secondo cui il sistema di crittografia dell’iCloud Private Relay a bordo del sistema operativo iOS 15 rappresenta una minaccia alla sovranità digitale degli Stati e un ostacolo alla lotta al cybercrime, alla criminalità organizzata, al cyberbullismo.

L’allarme delle telco Ue

In sintesi, i quattro principali operatori europei fra cui Telefonica, Orange, Vodafone e Deutsche Telekom già nell’agosto del 2021 due mesi dopo l’annuncio dell’iCloud‌‌ Private Relay hanno inviato una lettera alla Commissione Europea per rappresentare la loro preoccupazione. Il servizio cloud di Apple impedirebbe alle telco ma anche agli Stati di accedere ai dati di navigazione dei clienti, il che rappresenterebbe una minaccia concreta di predominio assoluto da parte di una piattaforma privata, peraltro americana, sull’ecosistema digitale europeo. In altre parole, le telco non potrebbero nemmeno intervenire sui tabulati dei clienti in caso di indagini giudiziarie su richiesta delle autorità. Nella missiva vista dal Telegraph, inviata ad agosto a Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione e commissario alla Concorrenza, e Thierry Breton, commissario agli Affari Interni della Commissione Ue,  si legge:

“Gli operatori di telefonia mobile sono stati bloccati in una lotta di potere con Apple dopo aver esortato le autorità di regolamentazione a mettere fuori legge la tecnologia di crittografia del produttore di iPhone per affermare che minerebbe la “sovranità digitale”. Alcuni dei più grandi operatori di telefonia mobile d’Europa vogliono che la Commissione europea interrompa l’uso del “private relay” da parte di Apple, poiché impedirà loro anche di gestire le proprie reti”.

Apple: vogliamo migliorare la privacy dei clienti

Nella lettera vista da The Telegraph, gli operatori hanno affermato che mentre iCloud Private Relay “si propone di migliorare la privacy degli utenti durante la connessione e la navigazione in Internet crittografando e reindirizzando il traffico”, interrompe anche “reti e server dall’accesso ai dati di rete vitali e metadati, compresi gli operatori responsabili della connettività”.

La lettera affermava che iCloud Private Relay avrà “conseguenze significative in termini di minare la sovranità digitale europea”. Secondo le telco, sarebbe inoltre impedita la concorrenza con Apple nel campo della sicurezza, del controllo parentale e dei filtri di contenuti.

Nella lettera, gli operatori hanno anche invitato la Commissione europea a etichettare Apple come “gatekeeper digitale” ai sensi del Digital Markets Act dell’UE. Secondo il rapporto, una tale etichetta “ha il potenziale per fermare servizi come Private Relay”.

Anche l’operatore britannico TalkTalk ha affermato che iCloud Private Relay “renderebbe più difficile bloccare i contenuti pericolosi”. In una dichiarazione a The Telegraph, TalkTalk ha affermato che sta “valutando come rispondere a questo cambiamento e mantenere i nostri impegni per mantenere i nostri clienti al sicuro”.

iCloud Private Relay ancora in versione beta

iCloud Private Relay è attualmente disponibile in versione beta per gli utenti su iOS 15, iPadOS 15 e macOS Monterey e non è ancora chiaro quando Apple prevede di uscirne dalla versione beta. Secondo The Telegraph, la Commissione europea non ha risposto alla lettera dei maggiori operatori mobili dell’UE.

Come funziona il sistema di Apple

Il sistema sviluppato da Apple, denominato Private Relay, encripta il traffico generato dai clienti di Apple in modo tale che né gli operatori né gli Stati possono accedere.

Apple difende il sistema come una grande novità per migliorare il livello di sicurezza e privacy dei clienti.

Ma secondo le telco Ue, si tratta di una vera e propria privatizzazione di Internet, in contrasto con il diritto degli Stati nazionali di difendere la sovranità digitale dei cittadini. Una sorta di VPN (Virtual Private Network) nella sede della società californiana che di fatto nasconde il traffico.

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