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Teheran avverte gli Iraniani: Starlink è illegale, non installatelo

L’Iran ha chiesto all’ITU, l’agenzia Onu che fissa le politiche di utilizzo delle frequenze radio, e a Space X di disattivare “dispositivi non autorizzati” sul suo territorio. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che il governo iraniano sta minacciando i suoi cittadini di azioni penali se installeranno le parabole per internet satellitare di Starlink, mentre gli attivisti contrabbandano l’attrezzatura attraverso i confini del paese per aggirare un blackout generalizzato in tempo di guerra.

Il Ministero dell’Informazione e delle Comunicazioni ha utilizzato i canali statali durante il fine settimana per dichiarare “illegali” i terminali Starlink e per ricordare agli iraniani che importarne o gestirne uno “esporrà i trasgressori a tutta la forza della legge”. L’avvertimento fa seguito a un blocco di Internet di ben undici giorni, che ha lasciato gran parte del paese offline da quando le forze israeliane e americane hanno iniziato a colpire i siti militari e nucleari iraniani il 13 giugno scorso. Musk dice che “i raggi sono attivi”, ma gli iraniani hanno bisogno di hardware. Il CEO di SpaceX, Elon Musk, ha confermato il 14 giugno che i satelliti Starlink stanno attivamente coprendo l’Iran, rispondendo a un’inchiesta su X con la garanzia di tre parole: “I raggi sono attivi”. Senza un terminale di terra, tuttavia, quel segnale è inutile.

Ogni terminale è un’antenna piatta a forma di “cartone per la pizza” che deve essere posizionata in cielo aperto e collegata a un router domestico. Poiché i dispositivi sono vietati, volontari e servizi segreti stranieri avrebbero trasportato kit nelle regioni di confine curde e beluci dell’Iran, nascondendoli nei cassoni dei camion e nei serbatoi del carburante.

Gli analisti del settore stimano che circa 20mila parabole Starlink clandestine siano operative all’interno dell’Iran, acquistate sul mercato nero a prezzi superiori ai 2mila dollari l’una, quasi 20 volte lo stipendio mensile medio.

La paura del regime non riguarda tanto la larghezza di banda quanto il controllo. Da quando i jet israeliani e i missili americani hanno iniziato a colpire obiettivi a Natanz, Fordow e Isfahan, online sono sputati come funghi video criptati di palle di fuoco, batterie antiaeree e folle esultanti antigovernative si sono riversati sui social media: clip che normalmente verrebbero rimosse in pochi secondi dalla polizia informatica di Teheran.

Con Starlink, queste immagini ignorano e bypassano completamente i filtri iraniani. L’ex ambasciatore statunitense Richard Grenell ha pubblicamente esortato Musk a fornire il servizio gratuitamente, scrivendo su X: “Potresti attivare @Starlink gratuitamente in Iran per le prossime settimane? I miei amici all’interno non hanno accesso regolare alle informazioni”.

Il suo appello è diventato virale, aumentando la pressione sul miliardario affinché si accollasse i costi, come ha fatto SpaceX in Ucraina in tempo di guerra.

Perché il regime è preoccupato?

Perdita totale della narrazione: Starlink indebolisce la pratica decennale di Teheran di limitare o interrompere Internet durante le crisi, dalle proteste per il carburante del 2019 alla rivolta di Mahsa Amini del 2022.

Rischi per la sicurezza operativa: le riprese in diretta ora mostrano i punti di impatto precisi degli attacchi israeliani e statunitensi, potenzialmente favorendo le forze armate straniere.

Legittimità interna: le clip virali di questa settimana mostravano gli iraniani che esultavano per le esplosioni che avevano preso di mira l’apparato di sicurezza della Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, un incubo per le pubbliche relazioni dell’establishment clericale.

L’Iran ha chiesto all’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) di costringere SpaceX a disattivare i “dispositivi non autorizzati” sul suo territorio, ma l’applicazione è praticamente impossibile senza localizzare ogni parabola. Nel frattempo, le reti di opposizione promettono di continuare a introdurre clandestinamente nei terminal “finché ogni tetto di Teheran non avrà un pezzo di cielo”, come ha affermato un attivista clandestino.

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