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T-Mobile rileva Sprint per 26,5 miliardi e sfida Verizon e At&t sulle reti 5G

Il terzo e il quarto operatore mobile negli Usa, rispettivamente T-Mobile Usa, che fa capo a Deutsche Telekom, e Sprint, che fa capo alla giapponese Softbank, hanno siglato un accordo da 26,5 miliardi di dollari per la fusione delle rispettive attività e la creazione di un operatore in grado di competere con i primi due player sul mercato, vale a dire Verizon ed At&t.

Il nuovo operatore promette investimenti massicci, pari a 40 miliardi di dollari nei primi tre anni per la realizzazione delle reti 5G (il 46% in più rispetto a quanto annunciato dalle due società individualmente per lo stesso periodo prima del deal).

La fusione, che per essere conclusa ha bisogno del disco verde dell’amministrazione Trump, arriva in un momento strategico, alla vigilia dei grossi investimenti in nuove reti 5G nel paese.

L’operazione, tutta di carta, prevede l’acquisizione di Sprint da parte di T-Mobile e la nascita di un operatore unico (si chiamerà T-Mobile) e sinergie per un valore complessivo di 6 miliardi di dollari, ma ci vorranno tre o quattro anni prima che il deal possa chiudersi completamente.

In ballo c’è la fusione di reti, divisioni vendite, servizi e marketing IT senza dimenticare il back office.

Deutsche Telekom avrà un pacchetto del 42% nella nuova entità, a fronte del 27% che resterà in mano a Softbank. La nuova azienda avrà un fatturato complessivo di circa 74 miliardi di dollari, a fronte di 70 milioni di clienti wireless.

In confronto, Verizon, che è il primo operatore mobile statunitense, ha registrato un fatturato annuo di 88 miliardi di dollari nel 2017 e conta 111 milioni di abbonati, mentre il secondo player del paese At&t ha chiuso il 2017 con 71 miliardi di ricavi e 78 milioni di sottoscrittori.

La chiusura delle trattative arriva dopo mesi o meglio anni di negoziati, con l’ultimo tentativo di chiudere andato in fumo già 5 mesi.

C’è da dire che sei anni fa era stata la stessa T-Mobile in predicato di finire nelle mani di At&t. Oggi T-Mobile passa da preda a cacciatore, nella convinzione che il deal sia un vantaggio per i consumatori, in particolare per quanto attiene i prezzi.

Secondo stime di alcuni analisti, nel quadro dell’operazione saranno tagliati circa 30mila posti di lavoro, più del totale dei dipendenti di Sprint.

Altro aspetto delicato è il potenziale calo di concorrenza, con la scomparsa di un operatore, in particolare nel segmento delle prepagate.

Di certo lo sforzo economico per finanziare il 5G sarebbe stato vincolante anche senza la fusione, ma ora a maggior ragione la nuova entità dovrà spingere sull’acceleratore per sfruttare al meglio le risorse frequenziali (600 Mhz) acquisite anche per coprire le aree rurali del paese.

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