Urbanizzazione

Sviluppo urbano, nel 2030 Tokyo più popolosa di 195 nazioni

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In futuro le città più grandi e popolose del mondo saranno quelle dei Paesi emergenti: 285 milioni di abitanti nelle prime dieci già nel 2030. Il 70% della popolazione mondiale vivrà in città. Il Rapporto italiano sullo sviluppo urbano sostenibile.

Secondo i dati elaborati e diffusi dalle Nazioni Unite, la popolazione urbana mondiale dovrebbe aumentare dell’84 per cento entro pochi decenni, da 3,4 miliardi nel 2009 a 6,4 miliardi nel 2050. Praticamente tutta la crescita prevista della popolazione globale sarà concentrata nelle aree urbane delle regioni meno sviluppate e in quelle emergenti, la cui popolazione dovrebbe aumentare da 2,5 miliardi nel 2009 a 5,2 miliardi di 2050.

A livello globale, il livello di urbanizzazione è previsto in aumento dal 50 per cento del 2009 al 69 per cento nel 2050. Le regioni più sviluppate si prevede che aumentino il loro livello di urbanizzazione dal 75 per cento al 86 per cento nello stesso periodo; le regioni meno sviluppate dal 45 per cento del 2009 al 66 per cento nel 2050.

Molto prima, nel 2030, le città più grandi del mondo saranno proprio quelle dei Paesi africani e asiatici. Tokyo (già oggi la città più popolosa), sarà abitata da 37,2 milioni di persone. Una cifra enorme, che risulterebbe più grande in termini di popolazione di 195 Paesi al mondo, oppure potrebbe occupare il 55° posto tra quelli più popolosi (per essere chiari, c’è più gente che in Algeria, o in Grecia, o nei Paesi scandinavi messi assieme, o in Canada).

Mettendo assieme le città che occupano la top 10 stilata dalle Nazioni Unite, quindi Tokyo, Delhi, Shanghai, Pechino, Dhaka, Karachi, Cairo, Lagos e Città del Messico, che tutte assieme fanno 285 milioni di abitanti, vediamo prendere forma la nuova geografia globale dell’urbanizzazione massiccia e in molti casi selvaggia.

10 città più popolose al mondo

India e Cina fanno la differenza, in termini di rapidità e dimensione della crescita, ma ci sono anche il Pakistan, il Bangladesh, la Nigeria, l’Egitto e il Messico. In queste nazioni e in altre ancora stanno sorgendo vere e proprie megalopoli, che ad oggi sono state censite in 21, ciascuna con almeno 10 milioni di abitanti, che rappresentano il 9,4 per cento della popolazione urbana mondiale.

Un numero che comunque si prevede in aumento a 29 nel 2025, fino a rappresentare il 10,3 per cento della popolazione urbana mondiale.

Il sociologo e studioso americano di urbanistica moderna Richard L. Florida, sosteneva qualche anno fa che le città del presente e soprattutto del futuro dovranno dotarsi di alcuni strumenti chiave per crescere in maniera economicamente e socialmente sostenibile, quelli che nella sua teoria delle “Creative Class Cities” ha indicato nei paradigmi delle “3T” e delle “3C”: “Tecnologia, tolleranza e talento”; “Cultura, Comunicazione e cooperazione”.

Nel Rapporto nazionale sullo sviluppo urbano sostenibile, che il Governo italiano ha consegnato alle Nazioni Unite lo scorso luglio, sono evidenziate alcune possibili soluzioni al problema dell’urbanizzazione post moderna e le sue conseguenze sull’ambiente e la nostra vita.

Si legge che è necessaria “una rivoluzione amministrativa che ponga in primo piano l’informazione, la trasparenza e il coinvolgimento dei cittadini nell’azione pubblica”, in cui “devono essere accelerati gli investimenti per assicurare l’adeguamento delle reti infrastrutturali della mobilità e dell’IT”, in particolare nei seguenti campi individuati come prioritari:

  • sostegno ai settori collegati alla green economy, all’eco-innovazione, all’economia a bassa
  • intensità di carbonio, all’efficacia delle risorse e al miglioramento della qualità dell’aria;
  • riduzione dei consumi energetici dei cicli e delle strutture produttive ed eco-efficienza e riduzione di consumi di energia primaria negli edifici e nelle strutture pubbliche;
  • messa in sicurezza dei territori (rischio idraulico, geologico e sismico) e realizzazione, manutenzione e rinaturalizzazione di infrastrutture verdi e servizi eco-sistemici;
  • sostegno alle smart grids come infrastruttura delle “città intelligenti a basse emissioni” e smart cities;
  • sostegno alla R&S di prodotti e di tecnologie in grado di abbattere la produzione di emissioni e di rifiuti durante tutta la vita del prodotto (progettazione, realizzazione, distribuzione, uso/consumo, materie prime seconde);
  • simbiosi industriale a livello di distretti produttivi, sostenendo le reti di utilizzo e di riparazione;
  • logistica, intermodalità, trasporto combinato e mobilità sostenibile nelle aree urbane.