Rapporto ASviS 2017

Sviluppo sostenibile, l’Italia fuori dai binari dell’Agenda 2030

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Siamo messi male sulla strada verso l’Agenda 2030 dell’ONU. La metà dei 17 obiettivi strategici o peggiora o non dà segnali di miglioramento. “I prossimi mesi saranno decisivi per completare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, ma le forze politiche dovranno fare la loro parte”.

Se non si transiterà rapidamente verso un modello di sviluppo sostenibile, sul piano economico, sociale e ambientale, “l’Italia non riuscirà a raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals nell’acronimo inglese), né quelli che prevedono una scadenza al 2020 né quelli riferiti al 2030, come pure si è impegnata a fare sottoscrivendo l’Agenda 2030 dell’ONU il 25 settembre del 2015”.

Inizia così la presentazione del “Rapporto 2017. L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile“, avvenuta stamattina alla Camera dei Deputati, ad opera dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), rete di oltre 170 organizzazioni che si occupano di sostenibilità in Italia, nata all’inizio dell’anno scorso su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

Il nostro Paese, sostanzialmente, “è in ritardo nell’adozione di strategie fondamentali per garantire il benessere e un futuro alla generazione presente e a quelle che verranno”, soprattutto quelle relative all’energia, alla lotta ai cambiamenti climatici e all’economia circolare.

“L’Italia è ancora molto distante da una condizione di sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale. Inoltre, molti dei provvedimenti presi nell’ultimo anno, pur andando nella giusta direzione, non assicurano la necessaria trasformazione del Paese in grado di rispettare gli impegni internazionali, come l’Accordo di Parigi”, ha affermato il presidente dell’Asvis, Pierluigi Stefanini.

Solo per capire di cosa parliamo, quando si affronta il delicato tema del clima: tra il 1980 e il 2011, in Europa le alluvioni hanno colpito più di 5,5 milioni di persone e provocato perdite economiche dirette per oltre 90 miliardi di euro.

Una scarsa efficienza energetica, invece, costerà a noi europei oltre 100 miliardi di euro l’anno fino al 2020.

Il documento illustra i risultati attesi di politiche orientate a considerare simultaneamente le dimensioni economiche, sociali e ambientali dello sviluppo e la loro efficacia per lo sviluppo del Paese da oggi al 2030: “I prossimi mesi saranno decisivi, sia per completare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile collegandola alla programmazione economico-finanziaria in vista del DEF 2018, sia per convincere le forze politiche a inserire nelle piattaforme elettorali piani per il raggiungimento degli SDGs. Servono misure immediate, e lontane dall’approccio business as usual, per migliorare il benessere, l’equità e la

sostenibilità dell’Italia, e la sua posizione rispetto ai partner europei”, ha commentato il portavoce ASviS Enrico Giovannini.

Da un primo esame, emerge un miglioramento per nove obiettivi (Fame e alimentazione, Salute e benessere, Educazione di qualità, Uguaglianza di genere, Infrastrutture resilienti, Modelli sostenibili di consumo, Riduzione dei gas serra per combattere il riscaldamento climatico, Tutela dei mari e Giustizia per tutti), un sensibile peggioramento per quattro (Povertà, Gestione delle acque, Disuguaglianze ed Ecosistema terrestre), mentre la situazione resta statica per i restanti quattro (Energia, Occupazione, Città sostenibili e Cooperazione internazionale).

Un insieme di dati e informazioni che gli stessi utenti potranno consultare online grazie ad una banca dati interattiva accessibile gratuitamente, vero e proprio osservatorio che permette di visualizzare i valori e gli andamenti degli indicatori per i diversi SDGs attraverso grafici, mappe e tabelle.

Lo studio, inoltre, propone anche misure di breve e medio termine per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile:

  • completare l’iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque, ecc.) e di strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese;
  • dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile anche in termini quantitativi e rendere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;
  • adottare provvedimenti urgenti per il raggiungimento dei 22 Target che prevedono una scadenza al 2020.