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Stufi della bici

di James Hansen |

Dopo l’impennata di vendite durante e appena dopo la pandemia di Covid-19, in tutto il mondo le persone tendono ad abbandonare l’uso della bici.

James Hansen

Negli ultimi decenni la soluzione ‘progressista’ ai problemi del traffico e dell’inquinamento atmosferico dovuti al pendolarismo è stata quella di un ritorno al passato, cioè all’uso della bici. Emerge un problema però: la gente comincia, nettamente, a stufarsene. Secondo recenti dati inglesi, l’utilizzo della bici a livello nazionale è scesa in soli due anni – tra il 2021 e il 2023 – del 30%. Ciò malgrado un vasto progetto – specialmente a Londra – di scoraggiare il traffico automobilistico attraverso la creazione di numerose zone a ‘traffico limitato’, spesso con blocchi stradali fisici superabili solo dai mezzi di emergenza muniti di chiavi speciali.

Numerose altre metropoli del mondo – sia occidentali che orientali – hanno tentato di stimolare l’uso dei ‘velocipedi’ attraverso progetti di ‘bike sharing’, partendo dalla logica constatazione che chi non possiede una bicicletta non può andare in bici. Anche qui però sono nati dei problemi. Un progetto di questo tipo della città americana di Seattle – nell’estremo nord-ovest degli Usa – ha finito per dimostrare ancora una volta come “ciò che è di tutti non è di nessuno”. Lì, le bici semplicemente abbandonate sui marciapiedi a fine corsa sono diventate troppo spesso impedimenti a chi insiste ad andare a piedi e c’è chi le paragona pertanto a una nuova forma di ‘inquinamento’ metropolitano… Il problema era già emerso, prepotente, con simili progetti in Cina.

Le bici sono simpatiche, appartengono per molti di noi ai felici ricordi della gioventù, quando ci davano una nuova e apprezzata libertà di movimento. Purtroppo, pare che non risolvano i problemi del trasporto metropolitano. Ora bisogna riporre le speranze nelle auto elettriche, per ora più ‘preannunciate’ che effettivamente arrivate.