L'audizione

Strategia energetica nazionale: necessario contenere costi e favorire l’innovazione tecnologica

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Audizione alla Camera dei Deputati sulla Sen: ridurre spese e oneri finanziari, proseguire sul percorso di transizione alla low carbon economy, spingere sull’innovazione tecnologica e l’efficienza energetica. A gennaio 2018 la prima bozza del Piano Clima Energia.

Presentate ieri alla Commissione Attività produttive e alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati le revisioni alla Strategia energetica nazionale (Sen) apportate alla luce dei nuovi contesti internazionali e dei conseguenti cambiamenti avvenuti sul mercato energetico.

Come hanno spiegato il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio, Gian Luca Galletti, “Si ritengono infatti particolarmente rilevanti l’evoluzione del contesto geopolitico internazionale, lo sviluppo e il calo dei costi di diverse tecnologie (in particolare per l’utilizzo delle fonti rinnovabili e la loro integrazione nel sistema energetico) e l’accordo sui cambiamenti climatici del dicembre 2015 (COP 21)”.

La Strategia energetica nazionale 2017 è stata presentata come uno strumento utile ad individuare le principali scelte strategiche in campo energetico, in connessione anche ai nuovi obiettivi europei del Clean Energy Package e traguardando obiettivi di sicurezza e economicità, ma anche a definire le priorità di azione, nonché ad indirizzare le scelte di allocazione delle risorse nazionali e a gestire il ruolo chiave del settore energetico come abilitatore della crescita sostenibile del Paese.

Un percorso necessario per la riduzione dei costi energetici, per aumentare l’efficienza delle reti e della distribuzione, per ridurre l’impatto ambientale e tagliare le emissioni di gas climalteranti, per diminuire la nostra dipendenza dai combustibili fossili e per preparare il primo Piano Clima Energia, che dovrebbe essere pronto per la prima stesura a gennaio 2018.

Seguendo le revisioni della strategia nazionale, appare fondamentale allinearsi al piano europeo sulla Low carbon economy, che nel 2050 si è posto come obiettivo il taglio dei gas serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990. C’è poi la sfida del Clean Energy Package, piano Ue vincolante per il 2030 e che prevede: riduzione dei consumi energetici del 30%, penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili al 27%, taglio delle emissioni di gas serra del 40% rispetto al 1990.

La domanda di energia a livello mondiale crescerà del 20% entro il 2030, motivo per cui, si legge nel documento pubblicato dal Ministero dello Sviluppo, è necessario intervenire sotto l’aspetto del disaccoppiamento della crescita economica e della domanda di energia e del dimezzamento dei consumi a parità di PIL.

Come illustrato nelle audizioni parlamentari, l’Italia è presentata come “Paese precursore nelle politiche di efficienza energetica”, sia in termini di consumi per unità di PIL, sia di percentuale fonti energetiche innovabili sui consumi finali (18% contro il 16% dei Paesi UE) e di riduzione dei gas serra sul 1990 (16% contro il 20% della media UE).

Le fonti rinnovabili in Italia sono al 39% del mix energetico nazionale, contro il 30% della Germania e il 10% della Francia.

Non mancano però le criticità, che sono diverse e riassunte in alcuni punti salienti: l’aumento della penetrazione delle rinnovabili comporta maggiore necessità di servizi per il bilanciamento del sistema (nei primi mesi del 2016 i costi di sbilanciamento hanno subito un incremento notevole fino a 800 milioni di euro), il prezzo dell’energia elettrica, al netto delle politiche di agevolazione, è ancora troppo elevato, così come il prezzo dell’energia elettrica per aziende in regimi agevolato.