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Strand Consult: il 2016 delle tlc, dal declino di Apple all’autogol della Privacy

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La società di analisi prevede la fine della guerra fra telco e OTT, intravede un anno difficile per Microsoft e si schiera contro autorità di regolamentazione forse troppo politicizzate e votate all'auto-conservazione più che allo studio dei mercati.

L’Europa delle telecomunicazioni viene fuori da due anni tremendi, dice l’analista John Strand. Anni caratterizzati dall’incertezza normativa e dall’incapacità della politica, soprattutto in sede Ue, di comprendere le reali necessità dell’industria e le preoccupazioni degli investitori.

Come sarà, allora, il 2016? Strand Consult azzarda qualche previsione, cercando – dice – di separare i fatti dal folklore a scapito di sconfinare dal terreno del ‘politically correct’.

Il 2016 dei produttori di smartphone

Sarà un anno difficile, anche per chi oggi è baciato dal successo. Manca nel settore un elemento rivoluzionario, ed è anche difficile prevedere da dove eventualmente possa arrivare e come possa contribuire al cambiamento.

Nomi di spicco degli anni d’oro della telefonia 2G sono scomparsi dal mercato – pensiamo a Nokia, Motorola o Ericsson – e quest’anno potrebbe toccare a BlackBerry, HTC e Microsoft

Quest’ultimo, in particolare, “deve affrontare sfide più importanti di quanto voglia ammettere ed è difficile credere che nel 2016 riesca a raggiungere una quota di mercato tale da uscire dalla sua nicchia”, dice Strand Consult.

Neanche Apple può dirsi immune da possibili capovolgimenti di fortuna, come gli illustri colleghi di cui sopra: “sono molte le similitudini tra la Motorola dei tempi d’oro e la Apple di oggi. Entrambe sempre a produrre gli stessi dispositivi e ad attendere che la gente continui a comprarli. È la strategia che ha condotto Motorola al collasso. C’è da dire – prosegue l’analisi – che Apple ha un portfolio prodotti più ampio integrato con l’ecosistema delle app. questo rappresenta un vantaggio, ma non è un antidoto eterno”.

Internet delle Cose è una realtà, ma non una miniera d’oro per gli operatori

Dopo anni di grande attesa, il 2016 sarà l’anno in cui l’Internet delle cose offrirà un’ampia gamma di nuove soluzioni visibili e riconoscibili dai consumatori, ma questo non si tradurrà necessariamente in nuovi guadagni per gli operatori. “Creare nuove combinazioni di hardware e software è un modo sicuro per aggiungere valore, ma la connettività IoT sarà ancora un’area marginale per gli operatori. Sarà invece sfruttata al meglio dai cosiddetti integratori”.

Visa e Mastercard, non le telco, regine dei pagamenti mobili

Molti operatori si sono cimentati nel segmento dei pagamenti mobile sperando di riuscire a monetizzare i servizi e molti ne sono usciti perché hanno capito di non riuscire nel loro intento. E lo stesso vale per le società internet che hanno imboccato questa strada.

Il settore dei pagamenti mobili, sostiene Strand Consult, appartiene alle banche con Visa e Mastercard. Il vero valore risiede infatti nel possesso dei conti sui quali le persone fanno confluire il loro stipendio in combinazione con la rete ATM. “Visa e Mastercard controllano sostanzialmente la rete consumatori-commercianti e chi vorrà competere con le loro ‘killer-app’ dovrà accontentarsi di una nicchia”.

Non più Telco vs. OTT: via alle partnership

Dopo anni di lotta tra gli operatori telefonici e gli Over the Top, Strand Consult prevede una tregua dettata dalla consapevolezza che le aziende delle due sponde hanno bisogno le une delle altre.

I servizi dei principali marchi del settore della musica e del video online, da Spotify a Deezer, da Netflix a HBO, passando da giornali e riviste e altri tipi di contenuti, saranno inclusi nei pacchetti tradizionali offerti dagli operatori mobili.

“La sfida – dice l’analista – sarà quella di riuscire a realizzare modelli di business in grado di garantire guadagni equamente suddivisi”.

La caduta dei prezzi – roaming e concorrenza

Il binomio costituito dall’offerta di uno smartphone sovvenzionato abbinato a un pacchetto voce, sms e dati ha fatto il suo tempo: la caduta dei prezzi di voce ed sms – cannibalizzati dai servizi internet – ha obbligato le aziende del settore a tagliare i costi e a diventare più efficienti.

Ma anche all’efficientamento c’è un limite: tagliare i costi non basta per maturare nuovi guadagni. “Gli operatori devono pensare a creare prodotti differenziati rispetto al classico pacchetto traffico-telefono”, dice Strand Consult.

A differenza di quanto sostenuto dai regolatori europei, secondo i quali è il  numero di operatori che determina la concorrenza, il 2016 dimostrerà “che sono gli sviluppi tecnologici a guidare la competizione: se bastano due persone a iniziare una rissa in un bar, allora due reti possono essere concorrenti credibili senza regolazione”, dice Strand.

Aste frequenze con richieste di copertura estreme

Strand Consult sostiene da tempo che tra i costi principali che gli operatori devono sostenere quando costruiscono  una rete telefonica ci sono quelli legati alla locazione dei terreni su cui posare le antenne. Se tutti i governi premono per accelerare la diffusione delle reti, nessuno ha finora cercato di facilitare e rendere più economico questo aspetto dell’infrastrutturazione. La Ue, dice Strand sta lavorando a una serie di progetti, ma “come al solito, le proposte sono poca roba e in ritardo”.

“Non è una sorpresa che, quando gli operatori non riescono a soddisfare le esigenze di copertura a causa delle barriere locali, le autorità di regolamentazione comincino a dire che sarebbe necessario un intervento pubblico per creare concorrenza. Dire che una disposizione del governo sia un modo per creare concorrenza in un libero mercato è la più grande fandonia mai rifilata ai cittadini”, dice Strand, secondo cui il 2016 vedrà la politica nazionale diventare sempre più locale, con gli operatori che dovranno regolarsi di conseguenza.

Il grande incubo della regolamentazione

Nel decennio scorso, per deregolamentare i monopoli telefonici nazionali sono spuntate fuori oltre 100 autorità diverse. Ma ora che il lavoro è stato fatto, come si reinventeranno? Dato che poche fra queste autorità hanno “l’onestà di riconoscere che la concorrenza funziona meglio di loro, in uno sforzo di  auto-conservazione, ecco progetti di regolazione ancora più grandi. Nessun regolatore dirà mai che il mercato è competitivo perché sennò perderebbe il lavoro”.

Anche quando si tratta di ‘assemblare i fatti’ e intervenire su un progetto di fusione, su un’asta frequenze, sul servizio universale, sulle licenze, sull’interconnessione “…emerge quanto regolatori che dovrebbero essere indipendenti siano in realtà politicizzati e finisce che le decisioni vengano prese senza una seria valutazione d’impatto o un’analisi dei costi e dei benefici”.

Strand sostiene di aver pensato che l’apice fosse stato toccato dalle 300 pagine di norme sulla net neutrality redatte dalla FCC, ma poi la Ue ha fatto anche meglio con la sua nuova direttiva sulla protezione dei dati, in cui solo il contesto è lungo 200 pagine. Una direttiva, dice Strand, “che farà la fortuna degli avvocati, non dell’innovazione, che stroncherà le startup prima di nascere e rafforzerà le aziende già in una posizione di forza, creando una situazione in cui solo le aziende con uno stuolo di lobbisti e avvocati potrà confrontarsi con Bruxelles”.

Il 2016, secondo Strand, sarà anche l’anno in cui verrà fuori che le leggi su privacy e net neutrality sono deleterie per la concorrenza nel mercato dei servizi e in cui la doppia faccia dei governi sarà sbugiardata dalle web company coi loro transparency report.