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Strada a pannelli solari: realtà in Francia, progetto ‘nel cassetto’ in Italia

Ieri quasi tutti i principali quotidiani internazionali hanno ripreso la notizia dell’apertura del primo chilometro di “strada solare” in Normandia. La ministra dell’Ambiente francese, Segolene Royal, è stata la prima automobilista a percorrerlo. Il progetto sarà presto replicato in altre aree del Paese, ha assicurato la ministra, che sogna altri mille chilometri di strade solari, ma certo i costi sono ancora alti.

Per completare un chilometro di pavimentazione fotovoltaica ci sono voluti poco meno di 3 mesi e 5 milioni di euro. Le risorse finanziarie sono state messe dallo Stato, mentre la costruzione della pavimentazione è stata eseguita da Wattway e Ceat Tech.

L’aspetto singolare della faccenda, è che questa strada solare (in fase di testing nei prossimi due anni ) è stata realizzata in Normandia, nella remota località di Tourouvre-au-Perche, un posto abitato da 5000 persone, con cieli per lo più nuvolosi o velati per gran parte dell’anno. Eppure, la Ministra ha assicurato che sarà percorsa in media da circa 2000 automobilisti e motociclisti al giorno e che darà energia pulita per alimentare tutta l’illuminazione pubblica della zona.

Considerando che la strada in questione, completamente rivestita di celle fotovoltaiche, dovrebbe generare energia elettrica pulita per tutto il tempo che è esposta alla luce solare, forse era meglio costruirla nella Francia mediterranea invece che in quella atlantica.

È anche vero, però, che è l’occasione per testare tale tecnologia lì dove di sole ce n’è di meno, per dimostrare, magari, che le nuove soluzioni clean technology possono garantirci la fornitura di energia da fonti rinnovabili anche in condizioni climatiche non particolarmente favorevoli.

Verrebbe da pensare: perché non lo abbiamo fatto noi italiani, che viviamo nel mezzo del Mediterraneo e di sole ne abbiamo a volontà? Immaginiamo una “strada solare” che attraversi la Puglia, che corra lungo i litorali della Sicilia e della Calabria. Migliaia di chilometri di pavimentazione fotovoltaica che potrebbero regalarci energia pulita a volontà.

In realtà, qualcuno in Italia ci aveva già pensato, ma a quanto pare la sua soluzione è stata dimenticata in qualche cassetto. Nel 2011 l’ingegner Luciano Paoletti, l’ideatore del progetto “autostrade energetiche”, aveva depositato il brevetto per un nuovo utilizzo delle tecnologie Cigs (acronimo inglese di copper indium gallium selenide, cioè seleniuro di rame-indio-gallio). Si tratta di una pellicola molto sottile di pochi micron, che contiene particolari celle fotovoltaiche, che può essere stesa ovunque, ai lati delle strade e, come voleva Paoletti, lungo migliaia di chilometri di barriere che dividono le carreggiate delle nostre autostrade, superstrade, tangenziali e raccordi (sui new jersey per intenderci).

Sulla pellicola, inoltre, è possibile integrare sensori interconnessi per l’Internet delle cose in autostrada e punti WiFi per comunicare con i veicoli, led luminosi per segnalazioni agli automobilisti e molto altro.

L’utilizzo delle soluzioni Cigs è infatti molto ampio. La pellicola può essere resa più trasparente e quindi stesa sulle vetrate, sulle facciate degli edifici e sui tetti, sulle piazze e sui tetti delle automobili. L’americana Global Solar Energy è stata una delle prime aziende che tra il 2011 ed il 2013 ha sviluppato tali pellicole solari per nuove applicazioni, con un impianto a Berlino dalla capacità di 35MW annui. Da qualche anno è di proprietà della cinese Hanergy.

La Cina da due anni è il più grande generatore di energia elettrica da fotovoltaico al mondo, con 43 GW installati. Nel 2015, secondo dati del Ministero dell’Industria e dell’Information Technology, la Cina ha investito nel settore 13 miliardi di dollari (+36% sul 2014).

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