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Storie. Fruttivendolo per dovere, contraltista per passione

di Fabienne Pallamidessi |

'L'abito non fa necessariamente il monaco' direbbe qualcuno. Lo stesso motivo per il quale un fruttivendolo può, all'occorrenza, avere una passione per la musica e metterla in pratica.

#Storie è una rubrica curata da Fabienne Pallamidessi e dedicata all’“Internet della gente”.

Inviateci i link dei siti sui quali vorreste si sviluppasse una storia all’indirizzo storie@key4biz.it e Fabienne Pallamidessi la costruirà per voi.

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Che piacere poter fare la spesa al mercato! Il ‘mio’ è quello di via Orvieto a San Giovanni. Eh sì, per fortuna, resiste, anche se negli ultimi anni molti banchi ‘storici’ sono spariti e, a dir dei ‘sopravvissuti’, è sempre più dura.

Istaurare qualsiasi rapporto è cosa delicata se vogliamo che fiorisca nel tempo, ci vuole garbo, pazienza e fiducia: con i commercianti che vediamo spesso, anzi più spesso addirittura dei nostri parenti o cari amici, è la stessa cosa ed è meglio se reciproca!

Francesco al lavoro nel suo banco

Francesco al lavoro nel suo banco

Dal fruttivendolo. il primo passo, generalmente, lo si fa con una domanda sciocca come: “Sono dolci queste arance? Sa, le compro per i ragazzi” o ancora “Ha anche gli agretti, che bello! Oggi, non si trovano dapperttutto” al quale si aggiunge qualche battuta critica sulla globalizzazione e sui bei tempi che furono per finire con un “…e come li fa lei?” Se risponde svelando un ‘trucco’ di famiglia, siamo a buon punto: si passa al tu, la volta dopo lo si saluta per nome e in poco tempo si può addirittura arrivare a una forma ‘sofiscata’ di confidenza: l’importante è di non oltrepassare la linea sottile della privacy pur scoprendo parte della propria realtà: operazione da esperti diplomatici.

Da alcuni mesi, dopo la chiusura del banco di Eraclio-un baffone dagli occhi incredibilmente azzurri per vent’anni il ‘mio fruttivendolo di riferimento’- vado regolarmente da Francesco di cui sono diventata una ‘cliente fissa’: ci vado due o tre volte la settimana, conosce i miei figli, quando li vede passare per prendere l’autobus, me lo dice e se ho altre spese da fare nel quartiere gli lascio il mio carrello rosso.

Il banco di Francesco

Il banco di Francesco

Un giorno, dopo avermi dato qualche consiglio su come pulire i carciofi con il ‘coltello giusto’, mi rivela che canta in un coro: e inizia la scoperta!

Cinquanta anni portati da ragazzo, Francesco, di professione fotografo diventa fruttivendolo per caso… insomma, per “dovere di primo figlio” mi dice. “Mio padre ha avuto un infarto, dovevo stare qui per massimo sei mesi… ma sono 19 anni che sono qua! Quando si è ripreso, non è voluto tornare, ha visto che me la cavavo bene e così… mi sono dato la zappa sui piedi da solo, (ride) Questo banco, l’ha aperto mio nonno nel ‘63 ma credo, comunque, che con me finirà questa storia perché ho due figli di 16 di e 7 anni e non credo che continueranno quest’attività e così siamo tre generazioni sempre nello stesso posto.” Parla, con l’intercalare di piccole risate, come fanno i veri timidi ma cordiali.

Fabienne: Non avresti voluto essere fruttivendolo neanche tu ma ci troverai delle cose positive?

Francesco: Sì, la mia vita è positiva! Ho due bellissime bambine, una moglie che mi sopporta da 23 anni e 8 di fidanzamento.

Fabienne: Wow! E tua moglie lavora?

Francesco: Sì, prima lavorava in ufficio ma ora si occupa del nostro negozio a Velletri. Di fotografia non ci capisce nulla ma di amministrazione, sì. Di mattina, ci sta lei e di pomeriggio ci sto io … anche se ormai, con il digitale… A noi a stravolto un po’ la vita il digitale, da un lato positivo, dall’altro negativo. Dal lato positivo, possiamo fare delle cose bellissime, meravigliose, dal lato negativo è che non si sviluppano più le foto… ma con il digitale abbiamo perso il 70% del lavoro e poi era bello scoprire le foto di una gita, di un matrimonio ma la vita è questa… si cambia, anche io sono molto tradizionalista, mi piacciono le piccole cose antiche, le emozioni… mi piace stare in silenzio, adesso il silenzio non c’è più. Io, vivendo in paese, anzi, in campagna, a volte lo sento questo silenzio.

Fabienne: Ti piace il silenzio ma non solo da quello che mi hai detto… Ti piace anche l’opera…

Francesco: Sì, l’opera fa parte della mia vita e l’ho sempre amata, poi un giorno, sette anni fa, degli amici mi hanno fermato in paese per chiedermi di entrare a far parte del loro coro… Il coro di una parocchia contadina e ho accettato. A 43 anni! Anche se aveva paura di non avere tempo, invece il tempo si trova per far tutto… e poi capitò un’insegnante molto apprezzato e conosciuto… in quel piccolo coro di campagna e ho trovato il coraggio di chiedergli di sentirmi. Ha accettatto e mi ha detto che la voce c’era ma che doveva studiare tantissimo anche perché non conoscendo la musica, sono partito proprio dalla A ed è uscita fuori una voce bellissima, tanta fatica, tanto sacrificio…

Fabienne:  E qual è il tuo timbro?

Francesco: Prima ho cominciato come tenore e poi sono passato a contralto perché avevo delle note altissime per un maschio contralto… io all’inizio sono rimasto un po’ scioccato perché essendo uomo e ritrovandomi questa voce molto sottile… ma il mio maestro mi ha detto che non si trovava molto spesso e mi ha incoraggiato a continuare.

Francesco al lavoro

Francesco al lavoro

Fabienne: Quindi sono sette anni che vai a lezione?

Francesco: Sì e credo che la prima volta che mi esibirò piangerò perché dal momento che sono molto emotivo, perché l’aria che canterò la dedicherò a mia madre, ma vabbè!

Fabienne:  E dove ti esibirai?

Francesco:  Ogni sei mesi si fanno dei master ai quali puoi partecipare, canti tre o quattro arie e fai vedere quello che vali. Ci sono sei, sette cantanti, è tosta ma se canti sempre da solo, non puoi confrontarti con gli altri.

Fabienne:  E c’è una giuria?

Francesco:  No, no, sono esibizioni. Devi solo sperare che ti battano le mani. (ride) Quest’anno vorremo fare anche qualcosa a cappella con più voci.

Fabienne: Vuoi citare il nome del tuo maestro?

Francesco: Matteo Sartini che adesso è a Verona dove farà tutta la stagione… anche se ci abbandona per due mesi, va bene così!

Fabienne: Ma il tuo sogno quale sarebbe?

Francesco: Esibirmi una volta, per farmi sentire e dimostrare che se vuoi veramente una cosa la puoi fare in tutti i campi e a tutte le età!

Fabienne:  Perfetto Francesco! Ora qualche domanda di rito per finire in bellezza!

Francesco:  Aspetta, prima servo la signora…

Fabienne: Francesco, potendo invitare chiunque al mondo, chi vorresti come ospite per cena?

Francesco: … Che domanda importante … Il Papa

Fabienne: Che cosa è per te la felicità?

Francesco: Essere in buona salute

Fabienne: Di quale aspetto della tua vita ti senti più grato?

Francesco: La mia generosità

Fabienne: Se potessi svegliarti domani e avere ottenuto una qualità o un’abilità, quale sarebbe?

Francesco:  Saper dire di no

Fabienne: Qual è la persona chee ammiri di più?

Francesco: Posso dirne due?

Fabienne: Certo

Francesco: Le mie figlie

Fabienne: La cosa che ti piace di più di te?

Francesco: Aspetta, non me lo sono mai chiesto, fammi pensare… la mia estrosità!

Fabienne: Una canzone che ti piace particolarmente?

Francesco: L’inno d’Italia

https://youtu.be/B473O-NruVw

Fabienne: La pianta, l’albero o l’animale nel quale vorresti reincarnarti?

Francesco: (ride) Un leone e un cactus!

Fabienne: La tua parola preferita ?

Francesco: Umiltà

Fabienne: Una parola che detesti?

Francesco: Voglio

Fabienne: Il suono, il rumore che ami?

Francesco: Il rumore della natura

Fabienne: Il suono, il rumore che detesti?

Francesco: Il rumore delle persone che parlano senza sapere quello che dicono!

Davvero una bella persona e un ‘personaggio’, il nostro fruttivendolo, fotografo, contralto… un’artista!