il convegno

Stop pirateria: dal Piracy Shield al “Naples Shield”, nasce una vera cooperazione internazionale guidata dall’Italia

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A Napoli l’incontro tra Autorità, Forze dell’Ordine, provider e titolari dei diritti per fare il punto sulla lotta alla pirateria audiovisiva e sui risultati del Piracy Shield, con le testimonianze di Francia e Spagna. Il modello italiano diventa best practice. Gli interventi.

Stop pirateria. Lasorella (Agcom): “Fissare regole chiare, educare alla legalità, e promuovere attività di monitoraggio

Si è svolto all’Università degli Studi di Napoli Parthenope l’incontro dal titolo “Stop Piracy. La cooperazione europea per il contrasto alla pirateria”, organizzato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e dall’Ateneo, con l’obiettivo di fare il punto sul contrasto alla pirateria audiovisiva alla luce delle esperienze nazionali ed internazionali, in particolare quella spagnola e francese, anche alla luce della normativa europea, con particolare riferimento al Digital Service Act (DSA).

È stata anche l’occasione di ascoltare il punto di vista degli stakeholder che hanno un ruolo fondamentale nel contrasto alla pirateria a livello nazionale ed europeo, con un particolare focus sull’esperienza italiana, spagnola e francese. Sono state individuare problematiche e proposte anche soluzioni comuni, da portare avanti attraverso la cooperazione nazionale e internazionale, anche agli strumenti messi a disposizione dalla normativa europea, con particolare riferimento al DSA.

Nel welcome speech in apertura di evento, il Prof. Roberto Bocchini, Prorettore Università degli Studi di Napoli Parthenope, ha fatto una prima ricognizione dello stato dell’arte della regolamentazione antipirateria italiana ed europea, con il suggerimento cristallino di tenere sempre il diritto al passo della tecnica e di adeguare questa ai principi normativi che regolano la disciplina.

Bocchini ha richiamato l’attenzione sul problema generale della sovranità normativa e della potestà regolatoria europea nel settore digitale, ma anche sulla guerra tra forza commerciale USA e potere regolatorio dell’Unione europea.

Giacomo Lasorella

La pirateria è un fenomeno grave per il danno economico diretto che procura, ma anche per l’effetto sulla filiera industriale audiovisiva e dell’industria culturale, della creatività e dell’innovazione. La pirateria è un fenomeno particolarmente grave non solo per l’ingente danno economico diretto ma anche e soprattutto per l’effetto sull’intera filiera della produzione audiovisiva e dell’industria della creatività e dell’innovazione: ciò che la fruizione illegale mette a rischio è proprio l’organizzazione e la sostenibilità economica del prodotto audiovisivo”, ha dichiarato Giacomo Lasorella, Presidente Agcom nella sua introduzione al convegno.

L’espansione di questo fenomeno è connesso con l’evoluzione della tecnologia, che – ha proseguito Lasorella – ha modificato il concetto di contenuto rendendo facile la fruizione crossmediale e indebolendo la percezione della gravità e della violazione illecita; sembra che tutto sia fruibile e disponibile. Dunque si pone la necessità di fissare regole chiare, educare alla legalità, e promuovere una attività di monitoraggio e accertamento con mezzi adeguati. È importante la collaborazione sinergica con soggetti interessati, istituzionali e privati. È sempre più necessario – ha osservato – un approccio quantomeno europeo“. Nel ricordare che l’azione dell’Agcom affonda “le sue radici nel regolamento del 2013 che ha segnato l’inizio di una decisa attività di contrasto alla pirateria digitale“, il presidente dell’Authorità ha detto che “il bilancio dei primi 11 anni di attuazione di questo regolamento è positivo. L’intera industria creativa lo valuta positivamente. Poi il regolamento ha subito una serie di modifiche fino alla legge antipirateria con provvedimenti cautelari e l’ingiunzione dinamica attraverso il Piracy Shield la cui istituzione è stata prevista dalla legge 14 luglio 2023 numero 93, la cosiddetta legge antipirateria, ha ricordato. Per Lasorella “senza la collaborazione delle piattaforme digitali è difficile risolvere in modo completo la questione”.

L’Italia ha sempre svolto in Europa un lavoro di traino e battistrada nella tutela del diritto d’autore”, ha detto Francesco Posteraro, Avvocato Studio Legale Portolano Cavallo. “Agcom ha dovuto affrontare diverse opposizioni a livello nazionale e non solo, affrontando l’accusa di mettere in pericolo i diritti online degli utenti. Poi il clima è cambiato, perché è emerso il lato oscuro della rete e la dittatura degli algoritmi ha messo paura, fino al principio oggi evidente dell’illegalità che non è mai accettabile, ne offline, ne online”, ha aggiunto Posteraro.

Il DSA e il DMA hanno dato all’Ue un quadro normativo al passo con l’evoluzione tecnologica e lo sviluppo dei mercati. Il DSA – ha precisato Posteraro – ha consentito l’emanazione di ordini di rimozione anche di prestatori di servizi stabiliti in altri stati membri dell’Ue, riconoscendo loro responsabilità e obblighi sulla trasparenza del funzionamento delle piattaforme, ma anche l’obbligo di rimozione dei contenuti pirata successiva ad ogni segnalazione”. “Le ingiunzioni dinamiche hanno rappresentato un salto in avanti enorme nel contrasto alla pirateria audiovisiva. Le prime esperienze applicative hanno portato anche a qualche correzione a livello regolatorio per una più efficace azione di repressione del fenomeno. L’apparato normativo sviluppato è un unicum e merita di essere preso come paradigma anche dagli altri Paesi. Il piracy shield può incidere in misura rilevante sul business delle organizzazioni criminali e limitare il danno che infliggono al settore dell’industria creativa e al patrimonio culturale del nostro parse. La tutela del diritto d’autore resta una sfida che si rinnova di continuo”, ha precisato l’ex Presidente Agcom.

La frontiera più calda oggi è l’AI generativa. Un tema molto rilevante nella difesa del diritto d’autore. Il Premio Nobel Hinton ci ha messo in guarda sui rischi dell’AI e ha ipotizzato che le macchine, più intelligenti, possano in futuro prendere il sopravvento su di noi, prendendo anche il nostro posto. L’AI, possiamo dire che in sé è neutra – ha proseguito Posteraro – dipende dall’uso che se ne fa e quanto al diritto d’autore è evidente il danno che deriva dallo spregiudicato web scraping nella raccolta dei dati per l’addestramento dei loro sistemi.
In Europa le misure di contrasto a questo fenomeno sono blande al momento. L’AI Act non ha aggiunto molto all’argomento. L’inadeguatezza delle difese giuridiche e la rapidità del progresso tecnologico impongono una maggiore collaborazione tra titolari dei diritti e autorità regolatorie
”. “Trasformare il conflitto in collaborazione giova non solo a chi crea contenuti ma anche agli sviluppatori e ai fornitori di modelli di AI – ha concluso Posteraro – che cannibalizzando questa industria andrebbero nel lungo periodo ad inaridire le fonti primarie che alimentano i loro sistemi”.

Il ruolo dei provider nella lotta alla pirateria

In apertura della prima sessione di interventi, dal titolo “Il ruolo dei provider”, Giovanni Zorzoni, Vice Presidente AIIP, ha parlato di quegli operatori, oggi chiamati VHCN, “che non fanno assolutamente nulla, ma offrono servizi di internet”, sui quali è necessario intervenire per “gestire le asimmetrie esistenti”.

Dentro il regolamento sui voucher, dovrebbe essere impedito di avere fondi a quelle società che non eseguono gli oscuramenti. Le società che non sono compliant con la legge sul diritto d’autore e che quindi commettono illeciti, non devono partecipare ai bandi pubblici, cioè non dovrebbero accedere a risorse pubbliche”, ha precisato Zorzoni.

Oggi il tema non riguarda più solo le piattaforme: Firefox sta lanciando una propria VPN, Microsoft Edge già integra un servizio VPN e Google offre da tempo una VPN a livello di sistema operativo, esterna a Chrome. Esistono poi numerosi sistemi di DNS bypass forniti dalle grandi piattaforme, strumenti che rappresentano un principio di non collaborazione e che rendono di fatto inefficaci gli strumenti di controllo previsti dalla normativa. Noi, come operatori di accesso, prendiamo le richieste dei clienti e le portiamo a destinazione. Rispettiamo le leggi e continueremo a farlo. Tuttavia, se non si affronta il problema in modo sistemico, a 360 gradi, rischiamo di rendere inefficaci gli strumenti di tutela, perché le piattaforme perseguono un obiettivo chiaro: la disintermediazione”, ha dichiarato il vice presidente AIIP.

Questo processo si sta estendendo anche ai servizi di base, consentendo agli utenti di accedere alla rete attraverso percorsi che sfuggono al controllo giuridico nazionale. Quando le VPN sono integrate direttamente nei browser o nei dispositivi mobili, il nostro lavoro diventa inevitabilmente meno efficace. Noi continueremo a fare la nostra parte, ma è evidente che altri non solo non la stanno facendo, bensì stanno potenziando gli strumenti per aggirare le regole e le scelte del Paese. È un problema che va gestito con decisione e visione strategica”, ha sottolineato Zorzoni.

Giovanni Zorzoni

Nessuno mette in dubbio l’importanza della lotta alla pirateria digitale, ma la Computer & Communications Industry Association (CCIA) esprime forte preoccupazione per un quadro normativo che tende a porre l’intero peso di questa battaglia sulle spalle degli Internet Service Provider. Il Digital Services Act stabilisce chiaramente che il problema dei contenuti illegali online non deve essere affrontato concentrandosi solo sulla responsabilità degli intermediari, e che i soggetti interessati dovrebbero risolvere i conflitti senza coinvolgerli necessariamente. Purtroppo, questo principio non è stato pienamente recepito in Italia”, ha affermato Ludovico Anselmi, Avvocato CCIA.

La legge n. 93 del 2023, la cosiddetta legge antipirateria, impone agli ISP di intervenire entro 30 minuti per rimuovere i contenuti illeciti su ordine dell’Agcom. Un termine che, per molti operatori, è tecnicamente insostenibile – ha detto Anselmi – soprattutto per quelli con sede negli Stati Uniti, dove la costa orientale è 6 ore indietro rispetto a Roma e la costa occidentale 9 ore. Reagire in mezz’ora significa dover creare strutture operative in Italia o presidiare 24 ore su 24 sedi oltreoceano, con costi e oneri enormi”.

Google crea e sviluppa con i titolari dei diritti soluzioni di contrasto alla pirateria audiovisiva. L’evoluzione di sistemi e strumenti come Youtube hanno reso la piattaforma un luogo non utilizzabile dai pirati, anche grazie all’AI. Tramite il Content ID si offre ai titolari la gestione diretta dei contenuti, se qualcuno carica un contenuto violando il diritto d’autore il diretto proprietario può decidere se eliminarlo o se eventualmente monetizzarlo, facendo fuori i pirati. I titolari degli eventi sportivi live lo utilizza da tempo questo sistema e tanti altri strumenti e progetti a cui stiamo lavorando hanno lo stesso ruolo”, ha detto Mattia Tarelli, Government Affairs and Public Policy Manager Google. “Google guadagna molto più di più con i suoi partner, che con i pirati online. Tutelare i nostri partner ha la priorità su tutto. Per altri prodotti ci sono sistemi di segnalazione preferenziale per i grandi titolari, che hanno molti diritti da tutelare online, che possono così segnalare violazioni del copyright su tutti i nostri strumenti. Nel primo trimestre 2024 e solo nel searching abbiamo ricevuti 552 milioni di segnalazioni – ha continuato Tarelli – entro 24 ore il 50% di questi casi è stato risolto.
Abbiamo sollevato più volte le nostre preoccupazioni sulla legge antipirateria e pensiamo che il blocco dei domini potrebbe creare problemi. Collaborando con l’Agcom abbiamo trovato un modo per inoltrare le richieste di rimozione che arrivano da Piracy Shield. Incoraggiamo i titolari dei diritti a continuare a segnalare i contenuti attraverso i nostri strumenti perché sono efficaci e perché possiamo migliorare così più rapidamente la tutela dei diritti
”.

Parlare della lotta alla pirateria significa anche approfondire altri ambiti strettamente correlati. Oltre alla violazione del diritto d’autore, ci sono altre attività criminali che vengono portate avanti con grande profitto a cui l’Agcom sta dando risposte concrete in termini di repressione del fenomeno.

Oltre alla pirateria audiovisiva, c’è il settore della tutela dei minori, con il noto tema del parental control, che ha visto un intenso lavoro regolatorio e tecnico per garantire un utilizzo consapevole e sicuro dei contenuti digitali. C’è quello dello spoofing, un fenomeno complesso e insidioso sul quale il commissario Capitanio ha svolto un’azione decisiva, volta a impedire che la rete diventi terreno di pratiche illecite non solo a danno delle imprese, ma anche e soprattutto degli individui. I risultati raggiunti in questo campo negli ultimi mesi sono sotto gli occhi di tutti e testimoniano l’efficacia del metodo adottato”, ha detto Antongiulio Lombardi, Direttore Affari regolamentari Wind3.

Qui stiamo affrontando il tema della tutela dei diritti in senso più ampio, che comprende la protezione della proprietà intellettuale ma anche dei diritti fondamentali della persona. In tutti questi casi, la caratteristica comune è l’approccio. C’è innanzitutto una chiara indicazione regolamentare da parte dell’Autorità, un’impostazione di principio che orienta il lavoro successivo. Segue poi una fase di confronto strutturato con l’industria, nella quale si analizzano i limiti tecnici, i vincoli oggettivi e le possibilità reali di intervento. Infine, nel pieno rispetto delle competenze, è l’Autorità che assume la decisione finale, consapevole del quadro complessivo e delle implicazioni operative. È un modello che, secondo noi di Wind Tre – ha proseguito Lombardi – rappresenta un approccio vincente, ma anche unico a livello europeo. Guardando al contesto internazionale, non vediamo esperienze analoghe di così forte cooperazione tra regolatore e industria, unite da un obiettivo comune di tutela dei cittadini”.

Le imprese, nel partecipare attivamente a questi tavoli di lavoro, stanno affrontando nuovi oneri, spesso non previsti, che richiedono risorse, competenze e investimenti. Si tratta di attività di interesse generale, non dissimili da quelle che il settore è chiamato a svolgere su richiesta della magistratura, per le quali tuttavia è previsto un meccanismo di remunerazione, seppur non immediato. Nel caso di queste nuove forme di collaborazione regolatoria, invece – ha sottolineato Lombardi – una forma di riconoscimento economico strutturata ancora manca. Non è competenza dell’Autorità intervenire su questo aspetto, che appartiene alla sfera legislativa, ma credo sia arrivato il momento di riflettere su una disciplina che valorizzi adeguatamente il ruolo dell’industria nel perseguire obiettivi di interesse pubblico”.

Il punto di vista dei titolari dei diritti. Le esperienze di Spagna e Francia

Ad aprire il secondo tavolo di incontri, dal titolo “Il punto di vista dei titolari dei diritti”, è stato Stefano Previti, Avvocato Studio Previti, secondo cui: “Nel caso del DSA, non è mai possibile colpire gli autori degli illeciti, perché gli identificativi non vengono dati alle autorità. Solo la responsabilizzazione degli intermediari consente un reale contrasto alla pirateria. Le nuove norme e gli strumenti oggi a nostra disposizione ci danno un vantaggio, anche e a livello giurisprudenziale. La legge 93 è un esempio. Succede che gli intermediari però hanno comportamenti molto diversi, alcuni collaborano, altri no. AIIP e ASSTEL sono un esempio di collaborazione, anche Google, ma le VPN non collaborano e vanno coinvolte maggiormente. Cloudflare si è rifiutata di applicare i blocchi nonostante le richieste Agcom, creando delle zone franche che vanificano tutti i nostri sforzi”.

José Ignacio Carrillo de Albornoz, Global Content Protection LaLiga, ha portato l’esperienza spagnola: “Il problema della pirateria piuttosto complesso per LaLiga. Vorrei fornire alcune cifre: per esempio, i nostri club perdono circa 700-800 milioni di euro all’anno a causa di questo fenomeno criminale. E il problema della pirateria è che non colpisce solo il calcio professionistico, ma anche il calcio dilettantistico e persino gli sport olimpici. In questo senso, circa un anno e mezzo fa, LaLiga ha deciso di creare una strategia per combattere la pirateria ad ampio spettro. All’inizio abbiamo sviluppato misure di sicurezza per aiutare i nostri broadcaster a proteggere i contenuti, ma abbiamo anche sviluppato soluzioni di intervento volte a rimuovere i contenuti illegali una volta che questi vengono diffusi online. Abbiamo realizzato tutto ciò attraverso la “War Room”: si tratta di un team specifico che monitora le attività di pirateria durante i fine settimana. E in questo senso, abbiamo scoperto che la chiave del successo è la collaborazione”.

Circa un anno fa abbiamo deciso di fare un passo avanti e iniziare a collaborare con diversi intermediari su Internet. In questo senso, abbiamo raggiunto accordi di collaborazione con diverse piattaforme social, servizi di hosting, CDN, marketplace e applicazioni. I risultati sono stati davvero eccellenti. Ad esempio, abbiamo visto che fornitori come CDNx, CDN77, Akamai e Metaverse, tutti fornitori di servizi CDN, riescono a rimuovere i contenuti non solo in 30 minuti, ma addirittura in pochi minuti, anche meno di 10.
Un approccio efficace, ma non tutti gli intermediari sono disposti a collaborare. Per questo, nella nostra strategia, abbiamo deciso di andare avanti e richiedere ingiunzioni legali a livello mondiale. È importante che tutti comprendano che, secondo il regolamento dell’Unione Europea 2015/2120, gli ISP possono bloccare determinati tipi di traffico nell’esecuzione di un ordine giudiziario. Lo abbiamo fatto e si è dimostrato molto efficace. La chiave rimane comunque è la collaborazione
”, ha sottolineato de Albornoz.

In Francia, con il sostegno di ARCOM, è stato invece sviluppato un sistema di ingiunzioni dinamiche: “In pratica – ha spiegato nel suo intervento Richard Willemant, Avvocato Féral Cabinet d’avocats – otteniamo dal tribunale un’ingiunzione di blocco contro determinati siti o servizi che diffondono contenuti illegali; successivamente, ARCOM ci consente di aggiornare tale ingiunzione in modo flessibile, aggiungendo nuovi domini o mirror senza dover ricorrere ogni volta alla giustizia. Questo meccanismo ha permesso di bloccare migliaia di siti e servizi illegali, in modo rapido ed efficace. Per la prima volta, possiamo dire che si osserva un cambio di tendenza nella crescita della pirateria. Secondo gli studi indipendenti condotti da ARCOM – che, ci tengo a sottolinearlo, è un’autorità pubblica e quindi totalmente imparziale – il ritmo di crescita delle violazioni sta rallentando: dopo le decisioni relative ai DNS alternativi, abbiamo registrato una riduzione dell’8%; dopo le decisioni che hanno colpito i VPN utilizzati per eludere i blocchi, la diminuzione è salita al 15%. Sono risultati ancora parziali, ma indicano chiaramente che il blocco funziona e che l’azione combinata tra tribunali e autorità amministrativa sta producendo effetti misurabili”.

Naturalmente, ha precisato Willemant, il percorso non è privo di ostacoli neanche in Francia: “Ci confrontiamo con forti resistenze, da parte di alcuni intermediari tecnici – tra cui Cloudflare – che, pur essendo destinatari di ingiunzioni, decidono in autonomia quali siti bloccare e quali no, un atteggiamento che lascia perplessi sia i tribunali sia ARCOM; ma anche sul piano giudiziario e operativo, dove l’esecuzione delle decisioni incontra talvolta ostacoli pratici; e infine sul piano politico, dove osserviamo pressioni di lobbying, anche internazionali, in particolare da parte del governo statunitense, che ha chiesto ai propri diplomatici in Europa di contrastare alcune disposizioni del Digital Services Act (DSA), proprio quelle che rafforzano gli obblighi di cooperazione degli intermediari. Permettetemi però di ricordare che il principio alla base della normativa europea non è nuovo: gli intermediari digitali godono di una limitazione di responsabilità, ma in cambio devono collaborare attivamente alla lotta contro le attività illegali. Questo equilibrio non nasce con il DSA, ma con la Direttiva sul commercio elettronico del 2000. Il DSA ci offre strumenti preziosi: indagini congiunte, scambio di informazioni, coordinamento operativo. Con il lavoro congiunto delle autorità, dei tribunali, dei titolari dei diritti e della Commissione europea, potremo superare le resistenze che ancora esistono”.

La normativa di cui disponiamo oggi è una risorsa preziosa che dobbiamo difendere e valorizzare. È fondamentale sostenere l’Autorità e chi lavora per rendere efficace questo sistema, evitando che, in sede europea, il modello italiano venga indebolito. Deve restare un punto di riferimento, non un compromesso. La violazione del copyright è pirateria, e chi la pratica deve capire che se chi produce e investe non può più sostenersi, il sistema si ferma. Senza legalità, non c’è futuro per la cultura e per i media”, ha dichiarato Stefano Selli, Vice Presidente Confindustria Radio TV.

Oggi, tuttavia, la sfida è anche culturale: viviamo in un contesto dove sembra che tutto sia libero e accessibile. I dati di FAPAV sono drammatici e mostrano che la pirateria coinvolge tutte le fasce sociali, non solo i giovani. È il segno di un Paese dove il rispetto delle regole è spesso sottovalutato. Per questo, le campagne di comunicazione sono fondamentali, ma non sempre riescono a raggiungere chi serve davvero. Infine – ha ricordato Selli – va riconosciuto il lavoro di Guardia di Finanza e delle aziende che agiscono anche sul piano civilistico contro i pirati digitali. Sono azioni dure ma necessarie: senza una repressione efficace e senza far capire che si tratta di un reato, non ci sarà mai un vero cambiamento. In conclusione, questa è una battaglia di civiltà. Difendere il diritto d’autore significa difendere la creatività, l’economia e la libertà. Solo con cooperazione e responsabilità potremo costruire un ecosistema digitale giusto, sicuro e sostenibile”.

Federico Bagnoli Rossi

L’Italia non è un Paese per pirati. È una frase che ripeto spesso e in cui credo profondamente. In questi anni abbiamo dimostrato che il nostro sistema funziona, e che AGCOM ha avuto un ruolo decisivo nel costruire un modello unico a livello globale. Dobbiamo esserne orgogliosi: come cittadini, come operatori, e come Paese. Da quando il commissario Posteraro parlava del far web fino alle attuali azioni coordinate dell’Autorità, siamo passati da un tabù a un modello di riferimento. Oggi possiamo parlare apertamente di cooperazione tra istituzioni, operatori e piattaforme, e questo è un risultato straordinario”, ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Presidente e Direttore generale FAPAV.

Anche la nostra Federazione ha avuto un ruolo propulsore in questo percorso. Dal cinema alla televisione, e oggi anche allo sport, rappresentiamo un settore che ha saputo fare squadra e ottenere risultati concreti. Lo dimostrano i dati Ipsos: i blocchi funzionano, e i consumatori si stanno spostando verso l’offerta legale. Resta però un problema grave: la pirateria costa oltre un miliardo di euro di fatturato all’anno, con 12.000 posti di lavoro persi, spesso giovani, creativi, professionisti che non riescono a entrare nel mercato. È per loro che dobbiamo continuare a impegnarci.
Sul fronte della comunicazione, stiamo facendo la nostra parte. Con campagne come “We Are Stories”, realizzate insieme ad AGCOM e ai nostri partner
– ha sottolineato Bagnoli Rossi – stiamo cercando di parlare direttamente agli utenti, per spiegare con chiarezza che la pirateria non è un gioco: è un reato, e danneggia tutti. Dobbiamo ricordarlo con orgoglio: le regole funzionano, i risultati ci sono, e il nostro modello è oggi uno dei più avanzati in Europa. Perché difendere la legalità e la creatività italiana significa difendere il futuro del nostro Paese”.

I poteri delle Istituzioni contro la pirateria audiovisiva

Il terzo tavolo di interventi, dal titolo “I poteri delle Istituzioni”, è stato aperto dall’intervento di Maria Turbasa, Legal and Policy Officer, European Commission’s Digital Services Act enforcement team: “La forza del DSA è nel suo sistema di enforcement multilivello: la Commissione gestisce i casi di rischio sistemico, mentre i Coordinatori nazionali agiscono su piattaforme di dimensioni minori. A collegare tutto vi è il Board of Digital Services, che coordina otto gruppi di lavoro, alcuni dedicati espressamente alla tutela dei diritti IP. Dal 2026, la proprietà intellettuale avrà un ruolo ancora più centrale nel quadro di attuazione del DSA. Due strumenti sono particolarmente rilevanti: lo status di “trusted flagger”, che garantisce priorità alle segnalazioni di enti accreditati — ad oggi 46, di cui 14 specializzati in IP; e gli ordini di rimozione e informazione, che permettono un’applicazione transfrontaliera rapida ed efficace. Entrambi favoriscono la cooperazione tra Commissione e autorità nazionali e rendono il sistema più coerente a livello europeo”.

La Commissione, ha spiegato Turbasa, monitora costantemente la conformità delle piattaforme designate: “Abbiamo già avviato 14 indagini formali, soprattutto su protezione dei minori, consumatori e diritti IP. Nei prossimi mesi rafforzeremo la cooperazione con EUIPO e aggiorneremo la raccomandazione sulla pirateria degli eventi live, che guiderà le prossime azioni. In sintesi, il DSA rappresenta un modello moderno di regolazione digitale, in cui la tutela della proprietà intellettuale assume un ruolo sempre più strategico. Con la collaborazione tra Commissione e autorità nazionali, l’enforcement europeo diventerà più efficace, coerente e proattivo”.

L’esperienza italiana del Piracy Shield – lo scudo antipirateria istituito dalla Legge 93/2023 e gestito da AGCOM con il supporto dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – rappresenta oggi l’azione più avanzata in Europa contro la diffusione di contenuti illegali online. Un risultato che nasce dalla rapidità di intervento, dalla solidità della piattaforma e soprattutto dalla collaborazione strutturata tra Autorità e Operatori di telecomunicazioni, nel rispetto dei principi di fattibilità tecnica, gradualità e proporzionalità fissati dalla norma”, ha dichiarato Pietro Labriola, Presidente di Asstel, sottolineando come il modello italiano dimostri che, “quando Autorità, Istituzioni e Telco operano in sinergia, possono garantire tutela concreta al diritto d’autore, al mercato e agli utenti che scelgono la legalità”.

Il Piracy Shield – ha ricordato Labriola – non è il frutto di una scelta normativa astratta, ma di una constatazione operativa.  Due i presupposti alla base del modello: il primo riguarda ⁠l’inefficacia del sistema sanzionatorio tradizionale, troppo lento e frammentato per tutelare i diritti in tempo reale: quando la procedura giunge a conclusione, il danno economico e reputazionale è già avvenuto. Il secondo – ha aggiunto il presidente di Asstel – è relativo all’inapplicabilità dell’obbligo di rimozione agli hosting provider, spesso localizzati all’estero o operanti in contesti giuridici non cooperativi. Per questo motivo, l’unico livello in grado di intervenire ex ante e in tempo reale è quello dell’accesso alla rete, garantito dagli Internet Service Provider (ISP)”.

Gli ISP, ha rimarcato Labriola, “non partecipano alla catena della pirateria, perché non sono editori né distributori, ma sono stati investiti di una funzione di interesse pubblico: garantire la legalità operativa della rete, attraverso la disattivazione tempestiva dei canali illeciti. Questo passaggio segna una trasformazione profonda: ⁠gli ISP, da soggetti meramente infrastrutturali, diventano presidi regolatori di ultima istanza, chiamati a esercitare una funzione che ha natura pubblicistica”.

A questo proposito Labriola ha sottolineato che “se un soggetto privato è chiamato per legge a svolgere una funzione pubblica, non può restare privo di riconoscimento economico e istituzionale.  È dunque necessario definire regole chiare, sostenibili e proporzionate, che prevedano forme di ristoro e valorizzazione del ruolo degli Operatori“. In questa prospettiva, la cooperazione tra Autorità e Telco deve evolvere in un nuovo servizio universale digitale, volto a garantire l’integrità e la sicurezza dell’ecosistema informativo nazionale. Dal 1° febbraio 2025 la piattaforma ha ampliato i propri volumi d’intervento – da 18.000 a 25.000 domini e da 15.000 a 20.000 indirizzi IP – estendendo la tutela oltre i soli contenuti sportivi.

Un’evoluzione importante che, ha concluso Labriola “non deve tradursi in nuovi oneri tecnici o economici non compensati per gli Operatori, ma in una cornice regolatoria stabile e sostenibile, che valorizzi la collaborazione tra pubblico e privato”.

Pietro Labriola

Nel suo intervento, Fabio Marco Vetrano, Comandante del gruppo Radiodiffusione ed Editoria della Guardia di Finanza, ha spiegato l’importanza di ascolto e confronto con tutti gli operatori, le parti in causa e i cittadini nel contrasto al fenomeno, “che ha una dimensione significativa a livello internazionale. Non è una semplice “lesione di diritti”, ma un “reato” vero e proprio. Alimenta un più ampio sistema di illegalità (criminalità organizzata, evasione fiscale, concorrenza sleale). In Italia, gli ultimi studi (FAPAV, IPSOS) stimano un impatto di 2,2 miliardi di euro sul sistema produttivo nazionale (indotto compreso). Genera un flusso di guadagno esponenziale che inquina il sistema legale. Tutti gli attori (incluse le associazioni di categoria degli operatori) sono tutelati se si tutela la legalità.
La GdF, come polizia economico-finanziaria a ordinamento militare, è particolarmente interessata a questo impatto trasversale sul sistema economico. L’approccio di contrasto deve essere trasversale (investigando i diversi riflessi dell’illecito). A seguito della nuova normativa, La GdF ha dovuto rivedere i propri modelli investigativi, attività ispettive e indagini di polizia giudiziaria. Abbiamo fornito assistenza H24 alla piattaforma, comprendendo le difficoltà legate agli eventi sportivi in diretta notturni o trasmessi da altri fusi orari.
Le Fiamme Gialle gestiscono gli elenchi delle disabilitazioni adottate da AGCOM e trasmesse alla Procura della Repubblica di Roma. Questi dati vengono elaborati per l’autorità giudiziaria, portando a diversi procedimenti penali. Il numero di risorse oscurate è oltre 60.000, generando un flusso di dati enorme da analizzare (sfida gestita con “coraggio” e l’uso della tecnologia). La massa di dati è utilizzata anche per supportare i reparti territoriali. Si sta facendo un grande sforzo per identificare e sanzionare i “milioni di utenti” nazionali emersi dalle attività di indagine
”.

È evidente la volontà di cooperare tra privati, autorità nazionali e autorità europee per una strategia comune. C’è inoltre la necessità di trovare nuovi strumenti per contrastare il potere delle lobby. Il Piracy Shield è stato un successo – ha sottolineato Luigi De Siervo, Amministratore delegato Lega Serie A – legato all’azione di AGCOM o alla normativa italiana, che ha ottenuto validità e riconoscimento internazionale, rappresentando “eccellenza nazionale”. In termini di azione continua c’è la necessità di difendere questa eccellenza e la cooperazione, perché l’attività di pirateria internazionale danneggia non solo i soggetti direttamente colpiti, ma tutte le comunità di appassionati di sport. Il mondo intero si aspetta che si continui a combattere il fenomeno con convinzione.
Il punto di forza da portare a casa è il sistema di collaborazione tra privati, istituzioni e intermediari. Questo sistema, a livello europeo, è efficace nel combattere la pirateria, che viene implicitamente contrapposta a un approccio meno risolutivo del mondo americano. Google come un’eccezione positiva, che ha dimostrato di poter “fare in maniera approssimativa, tanto”. Questo smentisce l’idea che le difficoltà tecnologiche siano un ostacolo insormontabile, suggerendo che tali scuse siano spesso strumentali per non ottemperare ai provvedimenti di blocco. All’opposto c’è Cloudflare, che non collabora e non ottempera agli ordini del giudice e di AGCOM
”.

Capitanio: “Oggi siamo in grado di spegnere un sito pirata premendo un bottone”

Nelle conclusioni del convegno, il Commissario Agcom, Massimiliano Capitanio, ha ricordato che “il fenomeno della pirateria non è più “romanzato” o affrontabile “col sorriso”. I “€10 che vengono dati alla malavita” rischiano di costare migliaia di euro all’utente finale. Il denaro della pirateria confluisce in un “brodo malavitoso e criminale”: Dark Web, criptovalute illegali, traffico di armi, pedopornografia, stalking e revenge porn”.

Massimiliano Capitanio

Contrastare la pirateria significa insegnare a giovani e adulti che compiere un atto di pirateria (il 38% degli italiani lo fa almeno una volta l’anno) significa contribuire a quel “brodo malavitoso”. Oggi L’Italia è in grado di spegnere un sito pirata premendo un bottone. L’efficacia dell’intervento del Piracy Shield si estende ora a tutti i contenuti audiovisivi, incluse serie TV e prime cinematografiche in diretta streaming. Oggi è un dato di fatto poter arrivare nelle case degli utenti finali e sanzionarli e oltre a questo, abbiamo che i detentori dei diritti possono esercitare un giusto risarcimento in sede civile.  
Con oggi, si segna il passaggio dal Piracy Shield al “Naples Shield”, che è l’obiettivo di questo convegno, lanciando una operazione di cooperazione internazionale concreta basata sugli articoli 58, 59 e 60 del Digital Services Act (DSA). Il modello italiano del takedown in 30 minuti deve essere messo in sinergia con le best practice di Regno Unito, Francia e Spagna per agire a livello europeo e imporre lo streaming blocking e l’ottemperanza anche a operatori come il citato Cloudflare (chiamato in causa per le sue resistenze). Se la collaborazione non è possibile, l’azione inevitabile e più drastica è l’oscuramento
”, ha aggiunto Capitanio.

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