La direttiva

Stop alla plastica monouso in Europa dal 3 luglio. Contenzioso aperto tra Roma e Bruxelles

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Dal 3 luglio non si potranno più vendere prodotti in plastica usa e getta o monouso. La direttiva Sup dell’Unione europea vuole ridurre sensibilmente questo tipo di inquinamento che affligge i nostri mari e i corsi d'acqua in generale. Il Governo italiano e Confindustria però chiedono modifiche alle linee guida.

Dal 3 luglio stop alla plastica monouso

Da domani tutti gli oggetti usa e getta (come bicchieri, piatti, posate, cannucce, cotton fioc, palloncini, contenitori per alimenti), cioè di plastica monouso (Singole use plastic, o Sup), saranno banditi dal mercato europeo, fatta eccezione per le rimanenze di magazzino.

Un risultato fondamentale nel percorso di transizione ecologica per gli Stati dell’Unione europea, perché si tratta di eliminare per sempre dal mercato tutti quei prodotti in plastica che poi ritroviamo sparsi sulle spiagge, lungo i fiumi e le sponde dei laghi.

Si tratta del recepimento della Direttiva europea Sup del 2019, che però vede l’Italia mettersi di traverso, con un contenzioso ancora aperto tra Roma e Bruxelles.

Il contenzioso tra Roma e Bruxelles

Come spiegato dall’Ansa, il contenzioso che comunque “è in fase di risoluzione”, verte sulla Direttiva Sup e sulle linee guida per la sua applicazione, approvate a fine maggio 2021.

Due le critiche portate avanti dal Governo italiano e da Confidustria: aver inserite nella lista nera della plastica monouso anche i prodotti realizzati in plastica compostabile e gli imballaggi in carta plastificata, con un contenuto di polimero inferiore al 10%.

Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in un colloquio con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dato ragione all’Italia e si è impegnato a riesaminare le norme per modificarle prima della loro entrata in vigore.

L’impatto ambientale della plastica

Mentre Francia e Germania vanno nella direzione giusta, sostituendo il monouso in plastica con contenitori riutilizzabili, secondo un approfondimento di Greepeace Italia, “il dibattito nel nostro Paese rimane anacronistico e verte sulla sostituzione delle plastiche tradizionali con quelle biodegradabili e compostabili”.

Una soluzione questa non più contemplata dall’Europa e superata dalla Direttiva che, partendo dai dati scientifici disponibili, non considera questi materiali come un’alternativa valida per prevenire l’inquinamento dei mari.

Come ricorda la storica associazione ambientalista, più del 60 per cento degli 11 miliardi di bottiglie immesse ogni anno sul mercato italiano non vengono riciclate, cosicché circa 7 miliardi di bottiglie da 1,5 litri rischiano di essere disperse nell’ambiente e nei mari.

A ciò si aggiungono le emissioni di gas serra generate dalla produzione delle bottiglie non riciclate, pari a 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, che aggravano la crisi climatica.