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Stato dell’Unione dell’Energia, la Relazione 2023

Ottava Relazione sullo Stato dell’Unione dell’energia

La crisi energetica è davvero alle spalle? A che punto siamo con l’autonomia energetica, il taglio del cordone ombelicale energetico con la Russia e la transizione energetica green? Siamo riusciti a dare un taglio significativo alle nostre emissioni di gas serra? L’ottava edizione della Relazione sullo Stato dell’Unione dell’energia 2023 ha provato a dare risposte a queste domande, ma anche a tracciare la strada per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 e al 2050.

Affrancarsi completamente dalla Russia non è cosa semplice e infatti, stando a quanto riportato dal documento pubblicato dalla Commissione europea, abbiamo tagliato le forniture di petrolio del 90% e le importazioni di gas naturale dai 155 miliardi di metri cubi del 2021 ai circa 40/45 stimati per la fine dell’anno in corso.

Relativamente all’emergenza energetica, dovuta all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche, segnatamente il gas naturale, l’Unione ha già messo in riserva per il prossimo inverno 2023/2024 un buon livello del combustibile fossile, raggiungendo un riempimento dei siti di stoccaggio al 98% circa.

La transizione energetica ed ambientale: punto chiave le rinnovabili

Per quel che riguarda invece la transizione energetica ed ambientale degli Stati dell’Unione, invece, il quadro rimane un pochino più nebuloso. Il percorso di decarbonizzazione, infatti, è già arduo di suo, ma sono diverse le resistenze da superare, dagli interessi contrapposti dell’industria dei combustibili fossili alle problematiche relative agli iter amministrativi e burocratici per le autorizzazioni di nuovi impianti green.

Qui di seguito i risultati certificati dalla Relazione, come riportati nel documento:

Il futuro, i passi da compiere per portare a casa transizione ed autonomia energetica

I prossimi passi da compiere sono forse anche più delicati e complessi di quelli già fatti fin qui. I prezzi del gas non sembrano in crescita, per il momento, cosa che fa ben sperare per la spesa energetica di imprese e famiglie, mentre le tensioni geopolitiche continuano ad agitare Istituzioni centrali e nazionali, soprattutto per l’obiettivo dell’autonomia energetica (quindi per i rapporti con vecchi e nuovi fornitori di gas e petrolio).

L’UE dovrà continuare a garantire un’energia economicamente conveniente, affidabile e accessibile alle famiglie e a rafforzare la competitività industriale ed economica dell’industria, sostenendo gli investimenti nelle tecnologie pulite.

La quota di fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia ha raggiunto il 21,8% nel 2021. Con un aumento medio annuo di 0,67 punti percentuali dal 2010, il nuovo obiettivo UE del 42,5% nel 2030 richiederà una crescita molto più rapida nei prossimi anni.

Le emissioni di gas a effetto serra continuano a scendere ogni anno, ma il ritmo deve aumentare, e quasi triplicare le riduzioni annuali per arrivare ai traguardi fissati per il 2030.

Appare chiaro, quindi, che tutta l’Ue dovrà accelerare sensibilmente il passo in termini di transizione energetica pulita, di fonti rinnovabili, ma anche per la riforma del mercato e l’ammodernamento delle reti. Ne vale della capacità di competere a livello mondiale di ogni singolo Stato membro dell’Unione, nonché davvero della possibilità di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e di tagliare le emissioni di gas serra.

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