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Startup in Europa: ecosistema in Israele (prima puntata)

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Un’analisi dell’ecosistema delle startup di sei ecosistemi europei. Sotto la lente pro e contro di investimenti in Regno Unito, Israele, Germania, Francia, Russia e Svezia.

Un’analisi approfondita dell’ecosistema delle startup in sei paesi europei, dove il settore hitech è in spolvero. Sarà questo il tema al centro della conferenza LeWeb che si terrà l’11 dicembre a Parigi, un Forum Europeo delle startup per fare il punto della situazione nel Vecchio Continente. Sotto la lente i pro e i contro degli ecosistemi di Regno Unito, Israele, Germania, Francia, Russia e Svezia.

  

Israele: vantaggi per gli imprenditori

 

Israele può contare su un innato spirito imprenditoriale. Le dimensioni ridotte del mercato domestico costringono le imprese a guardare ad una dimensione internazionale, il che è è un grosso vantaggio per lo sviluppo di nuovi mercati tecnologici.  Israele è un paese dove il know how tecnologico è molto sviluppato, anche grazie ad un settore militare che investe moltissimo nello sviluppo di nuove tecnologie. Per questo esperienza e competenze sono facilmente riscontrabili nel paese. Dal punto di vista finanziario, ottenere finanziamenti in venture capital soprattutto in fase di ‘seed stage’ non è troppo complicato. Infine, fatto non secondario per gli imprenditori del settore tecnologico, il fallimento di una startup non è considerato un dramma. Insomma, in Israele è concesso fallire.

Israele: svantaggi per gli imprenditori

 

Il gran fiorire di nuove startup rende piuttosto complessa la fase di reclutamento di nuovi talenti, tentati da offerte multiple da parte della concorrenza. Una tendenza degli investitori è quella di voler uscire rapidamente dal capitale, tentando molto spesso la via della ‘quick exit’. La vocazione internazionale del paese aumenta il rischio di operazioni di carattere industriale e finanziario fin da subito.

Il sostegno del governo al settore delle startup esiste, ma troppo spesso è male indirizzato e canalizzato in maniera inefficiente. Spesso le startup destinate ai consumatori fanno una brutta fine in Israele, mentre i fondatori delle nuove imprese spesso perdono molti soldi in fase di avviamento, durante i primi round di finanziamento, anche quando sostenuti da programmi governativi.

Di norma, le startup israeliane sono finanziate in dollari ma pagano i loro salari in Shekel. Il regolatore spesso e volentieri ostacola l’importazione di tecnologia hardware dall’estero. Lo spirito di gruppo e il fare squadra non sempre funzionano in Israele.