
Blocco del servizio internet fornito da Starlink a cittadini, aziende e enti pubblici (e alle unità militari ucraine)
Dalle 21:00 di ieri sera, ora italiana, e per più di due ore e mezza (in alcuni casi per molte ore in più) decine di migliaia gli utenti negli Stati Uniti e in Europa hanno iniziato a segnalare un blocco totale di Starlink, il servizio di connettività satellitare fornito da SpaceX, azienda fondata e guidata di Elon Musk, con il 65% delle segnalazioni su DownDetector che parlavano di “total blackout”.
Complessivamente, il sito ha raccolto 60.000 segnalazioni, mentre anche la homepage ufficiale di Starlink è risultata inaccessibile, mostrando un errore “no healthy upstream”.
L’interruzione ha riguardato clienti privati, aziende, ma anche utenti istituzionali e militari, in Paesi che vanno dal Colorado alla Germania, fino allo Zimbabwe.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, il disservizio avrebbe riguardato anche l’Ucraina in guerra con la Russia: “I sistemi Starlink utilizzati dalle unità militari ucraine sono rimasti inattivi per due ore e mezza durante la notte“.
Guasto critico ai software interni di Starlink, le scuse di Elon Musk
Secondo Michael Nicolls, vicepresidente dell’ingegneria di Starlink, il disservizio è stato causato da una “failure of key internal software services that operate the core network“, ovvero da un guasto critico ai servizi software interni che gestiscono la rete centrale.
Dopo circa 2 ore e mezza, il servizio è stato ripristinato (anche se l’assenza di servizio internet era reclamata ancora fino a 3 ore fa in diversi Paesi, Italia inclusa), ma le cause profonde dell’incidente sono ancora oggetto di indagine da parte dell’azienda.
Anche Elon Musk ha pubblicamente chiesto scusa, promettendo di “rimediare alla causa principale per evitare che accada di nuovo”.

Un incidente raro, ma grave vista la centralità delle comunicazioni
Nonostante Starlink sia considerato uno dei sistemi di connettività più robusti, resilienti e in rapida espansione al mondo, questa interruzione globale ha messo in dubbio la sua affidabilità tecnica, soprattutto in contesti critici come quelli militari o di emergenza.
Secondo Doug Madory, analista di Kentik (società di monitoraggio delle reti), si è trattato “probabilmente del blackout più lungo nella storia del servizio, almeno da quando Starlink è diventato un attore primario del settore“.
Il professore Gregory Falco della Cornell University ha ipotizzato che si sia trattato di un aggiornamento software mal riuscito, paragonando il caso alla recente crisi CrowdStrike che nel luglio 2024 ha causato il blocco di 8,5 milioni di dispositivi Windows nel mondo, oppure a un potenziale attacco informatico.
Non solo Starlink, ieri disservizi simultanei di Google Cloud, Amazon Web Services e Microsoft Azure
Il 24 luglio 2025 si è verificata un’interruzione simultanea che ha colpito importanti fornitori di infrastrutture digitali globali come Starlink, Google Cloud, Amazon Web Services (AWS) e Microsoft Azure.
Come raccontato da Massimiliano Nicolini, esperto di metaverso e AI, in un approfondimento tecnico per la libreria online della Fondazione Olitec, per circa dieci minuti circa, anche le infrastrutture di rete e i data center internazionali di Google, AWS e Microsoft hanno mostrato instabilità, cali di latenza e timeout. Google, AWS e Azure hanno ripristinato i servizi in meno di 20 minuti grazie a sistemi avanzati di rerouting, cache locali e isolamento dei nodi. Starlink, invece, ha impiegato oltre due ore e mezza per tornare alla normalità.
Si ipotizza che il problema sia stato causato da un errore sistemico di instradamento BGP (Border Gateway Protocol) o da un’anomalia nei DNS root server globali. Un attacco mirato o un aggiornamento fallito potrebbero aver saturato temporaneamente i router principali, causando risoluzioni errate dei domini, interruzioni delle tabelle di routing tra sistemi autonomi e rallentamenti nella propagazione delle richieste.
Perché l’interruzione di Starlink è durata (molto) più a lungo
Ecco le ragioni principali ipotizzate da Nicolini per cui Starlink ha impiegato molto più tempo a ripristinare i servizi:
Architettura satellitare decentralizzata ma dipendente dal core terrestre
Starlink si basa su una costellazione di oltre 6.000 satelliti LEO (Low Earth Orbit), ma questi non sono completamente autonomi. Sono fondamentali i gateway terrestri, che ricevono e trasmettono dati dai satelliti verso le dorsali in fibra ottica. Senza un collegamento stabile a terra, i satelliti non possono instradare i pacchetti alla rete globale. Inoltre, i nodi di instradamento (router di backbone in data center) coordinano la rete orbitale per stabilire percorsi inter-satellite ottimizzati. Infine, Starlink utilizza sistemi cloud-based (come Google Cloud e Microsoft Azure) per la gestione delle chiavi, l’autenticazione e il mantenimento delle sessioni. Un guasto ai gateway terrestri o al centro di controllo di Starlink, come quello che ha colpito il servizio di orchestrazione software secondo Elon Musk, avrebbe richiesto più tempo per essere isolato e corretto, poiché non è sufficiente “riavviare” un satellite.
Topologia Mesh orbitale ancora in evoluzione
A differenza delle reti terrestri, dove i pacchetti possono essere ridiretti rapidamente, la mesh orbitale di Starlink si basa su collegamenti ottici inter-satellitari (optical ISLs) che devono essere costantemente mantenuti e aggiornati a causa dell’alta velocità dei satelliti LEO. Le rotte non possono essere aggiornate in tempo reale con la stessa flessibilità di una rete terrestre, richiedendo la sincronizzazione tra i nodi orbitali, la validazione dei laser puntati e la gestione delle tabelle di instradamento tramite controller a terra. La ricostruzione delle rotte laser intersatellitari è un processo complesso che implica il riallineamento preciso dei canali ottici, test di latenza e integrità del segnale. Questo processo sofisticato, che può durare da pochi secondi a diversi minuti per singolo segmento, spiega il tempo di riconnessione significativamente più lungo rispetto alle infrastrutture puramente terrestri.
Dipendenza da autenticazione e orchestrazione centralizzata
Starlink adotta un modello centralizzato per il provisioning dei terminali. Ogni “dish” (terminale utente) stabilisce una sessione autenticata con un server centrale di orchestrazione, che assegna dinamicamente configurazioni di rete, rotte e chiavi crittografiche. Questo server, basato su architettura cloud ibrida, gestisce l’autenticazione, la geolocalizzazione, la sicurezza e il provisioning dei parametri di rete. Ogni pacchetto è soggetto a una validazione incrociata con le policy imposte da questi server. Se il servizio di orchestrazione software è stato compromesso (ad esempio, per un errore di configurazione o un bug), i terminali avrebbero smesso di ricevere le istruzioni necessarie per connettersi o mantenere la connessione. In questo scenario, ogni dish rimane in uno stato di stallo, in attesa di istruzioni che non arrivano, fino al ripristino del servizio centrale. Questo vincolo architetturale rappresenta una vulnerabilità significativa in caso di guasto sistemico.
Perché il disservizio Starlink è un fatto rilevante?
Starlink conta oggi oltre 6 milioni di utenti in circa 140 Paesi. Dal 2020, SpaceX ha lanciato oltre 8.000 satelliti in orbita bassa terrestre, costruendo una rete distribuita unica al mondo, utilizzata da:
- Militari e agenzie di intelligence (attraverso la divisione Starshield, con contratti da miliardi di dollari con il Pentagono),
- Operatori di trasporto e logistica,
- Clienti in aree rurali con scarsa connettività terrestre,
- Operatori mobili come T-Mobile, con cui collabora per offrire servizi Direct to Cell, ossia la possibilità di inviare SMS di emergenza via satellite direttamente da un telefono cellulare.
Questa interruzione mette in luce un elemento critico: l’estrema dipendenza da un’unica infrastruttura per la connettività globale via satellite. In un’epoca in cui la cybersicurezza, la resilienza delle reti e la continuità del servizio sono pilastri strategici per governi, aziende e cittadini, anche un player potente come Starlink mostra di poter inciampare in una singola vulnerabilità software.
Non a caso, ha scritto su X un utente colpito dal grave disservizio: “meno male che avevo il 5G sul mio telefono”, aggiungendo “se non funziona Starlink, l’unica alternativa è la rete telefonica”.
E pensare che la tecnologia Starlink potrebbe finire sui nostri treni ad alta velocità, senza contare che già numerosi cittadini e aziende ne fanno uso.
La trasparenza nell’ammissione dell’errore è un passo importante, ma ora SpaceX dovrà dimostrare di saper rafforzare la propria architettura per garantire che eventi simili non si ripetano, soprattutto alla luce del crescente peso strategico di Starlink nella geopolitica delle telecomunicazioni.
Un’occasione di riflessione seria e profonda sullo stato delle telecomunicazioni in Europa e sulla necessità di maggiore autonomia tecnologica e infrastrutturale, in termini di disponibilità di reti alternative in caso di problemi tecnici e attacchi (si pensi alle reti strategiche di comunicazione ed energetiche, terrestri e oceaniche, ma anche spaziali), soprattutto in tempi di forti tensioni internazionali e con guerre e crisi militari sempre più gravi che insistono sui confini orientali e meridionali dell’Unione.