Smart Buildings

Stampanti 3D made in Italy, presto l’impiego nell’edilizia urbana

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Innovazione smart buildings: il progetto italiano WASP ad un passo dalla prima casa ‘stampata in 3D’. Soluzioni che puntano all’edilizia urbana, più in generale al settore delle infrastrutture, con ricadute significative nell’economia cittadina e nel mondo delle PMI.

Le stampanti 3D si possono utilizzare per realizzare qualsiasi oggetto: dai pezzi di ricambio per motociclette e macchinari industriali agli utensili da lavoro, dalle protesi in chirurgia alle case, dall’arte all’artigianato di qualità. Tutte applicazioni su cui in molti lavorano da anni e che permettono al settore dei makers e delle startup dedicate di emergere a livello nazionale ed internazionale, attirando l’attenzione degli investitori.

Case ‘stampate’, un business che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’edilizia, aprendo la strada ad una nuova idea di smart buildings in ambito urbano ed extra urbano. Il progetto WASP (vespa vasaia), per esteso World’s Advanced Saving Project, ha lo scopo di ideare e realizzare strutture a basso impatto ambientale e di sviluppare modelli di crescita sostenibile partendo da software 3D per stampanti solide.

Un percorso di ricerca, di innovazione tecnologica e progettuale, che potrebbe rivoluzionare la vita di tutti ed il mondo lavorativo, spiegano dall’azienda, “con l’obiettivo di arrivare a realizzare una stampante di 12 metri, la WASP GigaDelta”, con cui tirare su case a più piani e strutture abitative/lavorative di grandi dimensioni.

La novità, rispetto a quanto fatto vedere al Maker Fair di Roma 2014, è nell’’estrusore (in parole povere il ‘dosatore di materiale’), si legge in una nota, che ora “è in grado di gestire addirittura la ritrazione, può cioè interrompere il lavoro e ritirare il materiale estruso”. Cioè, un modello che è in grado di “interrompere e riprendere l’erogazione in maniera micrometrica”, velocemente e con minimo spreco di materiale e di energia, supportato da un ‘ugello rotante’ che spinge all’esterno il materiale e allo stesso lo impasta.

Una specie di “betoniera flessibile a ciclo continuo, che si alimenta mentre lavora”, caratterizzata da minimo spreco, efficienza energetica (“per spingere argilla nei tubi occorrono diversi kilowatt, lasciandola cadere controllata con una vite bastano alcune decine di watt”) e sostenibilità ambientale (l’impatto è minimo).

Modifiche già integrate nella stampane 3D WASP che ora possono essere replicate anche in scala più grande: “possiamo dire di aver realizzato una macchina che dà forma a oggetti senza richiedere energia e si tratta a nostro avviso di una rivoluzione, non solo in termini di edilizia – spiegano gli ingegneri WASP – pensiamo ad esempio alla possibilità di costruire non soltanto case, ma ricoveri per gli animali, giardini pensili. Cambia completamente l’approccio e il centro del progetto è l’energia”.

A quando le prime “case”? “Ora ci sono tutte le condizioni per il balzo decisivo – si legge nel blog di WASP Project – noi pensiamo di aver progettato (e a breve la costruiremo) una stampante in grado di fare la casa. Le condizioni insomma ci sono. Poi entrano in gioco altri fattori, occorrono altri soggetti: i territori, i comuni, le istituzioni”.

La WASP GigaDelta  è stata presentata, pochi mesi fa, anche al SAIE di Bologna 2014 (Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia), fiera completamente dedicata all’innovazione nel settore dell’edilizia (quest’anno tema principale sono segmenti smart building e smart home) e per chi è interessato sarà esposta anche al MADExpo di Milano 2015 (Milano Architettura Design Edilizia, 18-21 marzo).

A quanto pare, Sardegna Ricerche e il Comune di Iglesias si sono dimostrati interessati al progetto. Il futuro dell’edilizia potrebbe anche passare per tali tecnologie che, se da un parte consentono di sfruttare delle soluzioni a basso costo e più accessibili a tutti, dall’altra offrono l’opportunità di cambiare anche il modello di costruzione delle abitazioni, a partire dai materiali, più green, sostenibili e a basso impatto ambientale (green buildings).

Certo, le decisioni spettano sempre al mondo delle Istituzioni, dei legislatori e dei regolatori, ma è evidente che già da subito si possono utilizzare tali soluzioni per promuovere le piccole e medie imprese ad alto contenuto tecnologico che operano in contesti urbani, andando a produrre artefatti da impiegare nei più disparati campi, ad esempio nelle infrastrutture viarie, nell’edilizia pubblica, nel concepire una nuova idea di aree verdi urbane, diffuse e più accessibili ai cittadini (si possono stampare fontane, panchine, cancellate, sezioni di muretti, tutto a basso costo e tempi piuttosto rapidi), in medicina (protesi agli arti, odontoiatria, veterinaria), nel campo della creatività e a sostegno dell’innovazione culturale e sociale.