Stablecoin tra sfide ed opportunità
Le stablecoin stanno ridefinendo la finanza globale, con il dollaro statunitense saldamente al comando. Senza una risposta strategica da parte dell’Europa, la sovranità monetaria e la stabilità finanziaria del continente potrebbero erodersi, sebbene in questa sfida si annidi anche l’opportunità per l’euro di rafforzarsi. È quanto spiegato senza mezzi termini da Jürgen Schaaf sul blog della Banca centrale europea (Bce).
Questi token crittografici, emessi su registri distribuiti (“on-chain”), mirano a mantenere un valore stabile rispetto a un asset tradizionale, solitamente ancorato a una valuta come il dollaro statunitense, offrendo convertibilità alla pari su richiesta.
A differenza di asset non garantiti come Bitcoin ed Ether, le stablecoin fungono da ponte tra le criptovalute volatili e i sistemi monetari tradizionali, presentandosi come un equivalente monetario basato su blockchain che è liquido, trasferibile a livello globale e percepito come una riserva di valore stabile.
La maggior parte delle stablecoin è emessa da società private, con Tether (USDT) e Circle (USDC) che dominano il mercato.
I clienti forniscono valuta tradizionale (ad esempio, dollari o euro) a questi emittenti, che a loro volta investono tali fondi in attività sicure e liquide, come i titoli del Tesoro statunitensi, per garantire le stablecoin. Inizialmente, il loro appeal risiedeva nella capacità di facilitare rapidi trasferimenti tra diverse criptovalute e invii di denaro transfrontalieri, bypassando il sistema bancario tradizionale.
Attualmente emesse principalmente in dollari statunitensi, si legge in un recente Report diffuso da McKinsey& Company, la circolazione delle stablecoin è raddoppiata negli ultimi 18 mesi, ma facilita ancora solo circa 30 miliardi di dollari di transazioni giornaliere, ovvero meno dell’1% dei flussi di denaro globali.
Il dominio del dollaro e le ombre sull’Europa
Il mercato globale delle stablecoin è quasi interamente dominato da quelle basate sul dollaro statunitense, che rappresentano circa il 99% della capitalizzazione di mercato totale. Le stablecoin denominate in euro, al contrario, rimangono marginali, con una capitalizzazione inferiore a 350 milioni di euro.
Questa crescente influenza delle stablecoin basate sul dollaro, rafforzata dal Governo americano nel tempo, è ben evidenziato dal consulente della BCE, comporta diversi rischi significativi per l’Europa.
Se le stablecoin in dollari statunitensi dovessero diffondersi ampiamente nell’area dell’euro (per pagamenti, risparmi o regolamenti), il controllo della BCE sulle condizioni monetarie potrebbe indebolirsi.
Questo scenario, seppur graduale, potrebbe riflettere il fenomeno della “dollarizzazione” osservato in altre economie, specialmente se gli utenti percepiscono vantaggi in termini di sicurezza o rendimento non disponibili negli strumenti denominati in euro.
Una volta radicata, tale dinamica sarebbe difficile da invertire, data la natura di rete delle stablecoin e le economie di scala in questo contesto.
Stabecoin dimostrano ancoraggio fragile
Le stablecoin stanno emergendo dalla loro nicchia e si stanno intrecciando sempre più con le istituzioni finanziarie tradizionali, ad esempio attraverso accordi di custodia ed esposizioni in derivati, creando potenziali minacce alla stabilità finanziaria.
Un crollo disordinato potrebbe ripercuotersi sull’intero sistema finanziario, con il rischio di contagio che è una crescente preoccupazione per le banche centrali.
La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) ha lanciato un “duro avvertimento”, sottolineando che molte stablecoin hanno registrato deviazioni sostanziali dalla parità, evidenziando la “fragilità del loro ancoraggio“.
Un possibile ostacolo alla disponibilità di credito per le imprese
Inoltre, se le stablecoin con interessi dovessero diventare comuni e più aziende iniziassero a utilizzarle, potrebbero distogliere i depositi dalle banche tradizionali. Ciò comprometterebbe l’intermediazione finanziaria e ostacolerebbe la disponibilità di credito, un problema particolarmente grave in Europa dove le banche svolgono un ruolo centrale e i depositi sono la loro principale fonte di rifinanziamento.
Questo comporterebbe rischi per la stabilità finanziaria. Il predominio del dollaro statunitense fornirebbe agli Stati Uniti vantaggi strategici ed economici, consentendo loro di finanziare il proprio debito a costi inferiori ed esercitando al contempo un’influenza globale.
Per l’Europa, ciò significherebbe costi di finanziamento più elevati rispetto agli Stati Uniti, una ridotta autonomia della politica monetaria e una dipendenza geopolitica.
L’Europa e il ruolo cruciale dell’Euro digitale
L’Europa ha diverse leve politiche a disposizione per affrontare queste sfide. Innanzitutto, è fondamentale fornire maggiore supporto alle stablecoin denominate in euro, purché siano adeguatamente regolamentate.
Se progettate con standard elevati e un’efficace mitigazione del rischio, queste potrebbero soddisfare le legittime esigenze del mercato e rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.
In secondo luogo, il progetto dell’Euro digitale dell’Eurosistema e le innovazioni del settore privato sono elementi complementari di una più ampia strategia europea per i pagamenti digitali. Nei pagamenti presso i punti di interazione, l’euro digitale promette di rappresentare una solida linea di difesa della sovranità monetaria europea.
L’Euro digitale è di per sè uno strumento utile al rafforzamento del progetto di indipendenza finanziaria dell’Unione europea. Come ha spiegato Piero Cipollone, che è anche coordinatore del progetto, in un webinar seguito da Key4biz e organizzato da Ansa e Asvis, l’euro digitale consentirebbe di ridurre la dipendenza dell’Europa da circuiti di pagamento gestiti da grandi aziende non europee.
Dal punto di vista tecnico, la BCE sta procedendo speditamente. La fase di preparazione è in corso e segue i tempi previsti. Tuttavia, il passaggio successivo richiede un via libera politico da parte delle istituzioni europee, attraverso l’approvazione di un apposito regolamento.
“Se ciò avvenisse a inizio 2026, cioè nella migliore delle ipotesi sul processo legislativo europeo, per metà 2028 potremmo cominciare ad avere le prime transazioni“, ha affermato Cipollone.
La tecnologia di registro distribuito
In terzo luogo, un maggiore utilizzo della tecnologia di registro distribuito (DLT) nei mercati finanziari all’ingrosso è cruciale per mantenere la rilevanza nella futura infrastruttura finanziaria.
La DLT offre miglioramenti sia per i pagamenti nazionali, consentendo il regolamento di attività finanziarie tokenizzate direttamente in moneta di banca centrale, sia per quelli transfrontalieri.
Le iniziative a breve e lungo termine recentemente annunciate dall’Eurosistema – Pontes e Appia – rappresentano contributi cruciali in questo ambito.
Necessario il coordinamento globale nella regolamentazione dele stablecoin
Infine, un coordinamento globale più forte sulla regolamentazione delle stablecoin è fondamentale. Senza regole coerenti, l’attuale frammentazione potrebbe persistere, rischiando di alimentare instabilità, arbitraggio normativo e il predominio globale del dollaro statunitense.
In sintesi, le stablecoin non sono più una curiosità di nicchia; stanno diventando parte integrante della finanza digitale.
Il loro design, la loro governance e la loro denominazione valutaria potrebbero plasmare il futuro panorama monetario. I rischi associati sono evidenti e non devono essere sottovalutati.
Tuttavia, l’attuale incertezza offre anche un’opportunità unica per l’Europa. Con il suo quadro istituzionale stabile e l’approccio basato sulle regole, l’Europa fornisce una solida base di fiducia.
Se l’Eurosistema e l’Unione europea riusciranno a consolidare questo vantaggio attraverso una solida regolamentazione, investimenti infrastrutturali e innovazione nella valuta digitale, l’euro potrebbe emergere da questa fase di cambiamento come una valuta più forte e un fondamento su cui altri possono costruire e contare.