Oro e criptovalute: la nuova bolla che nessuno si aspettava? Tether tra i maggiori compratori di lingotti
Per decenni l’oro è stato considerato “l’ancora di salvezza” nei momenti di incertezza finanziaria. Un bene rifugio per eccellenza, immune alle mode speculative e distante anni luce dal mondo iper-volatile delle criptovalute. Ma il 2025 potrebbe aver segnato un punto di svolta storico.
L’oro sta infatti diventando sempre più intrecciato all’ecosistema crypto e il protagonista di questa trasformazione è Tether, la maggiore emittente della stablecoin USDT, la più usata al mondo.
Secondo l’analisi finanziaria di Mike Dolan, editorialista della Reuters, Tether è diventato uno dei maggiori acquirenti globali di oro nel 2024–2025, arrivando a superare, in alcuni trimestri, persino gli acquisti ufficiali delle banche centrali.
Una dinamica che solleva interrogativi profondi sulla stabilità dell’oro, fino a ieri percepito come rifugio “puro”.
Oro a +56% nel 2025: un rally storico
Il prezzo dell’oro ha registrato un’impennata eccezionale: +56% dall’inizio del 2025, record storico a 4.381 $/oncia il 20 ottobre, +50% nella sola prima parte dell’anno.
La narrativa dominante attribuisce la corsa dell’oro a fattori classici, dai timori di fiscal dominance e debito pubblico elevato alle politiche monetarie accomodanti, dalla sfiducia nelle grandi valute alle tensioni geopolitiche, fino alle ondate di “FOMO” (fear of missing out).
Una lettura è corretta, ma incompleta.
Domanda globale di oro in forte crescita
Secondo il World Gold Council, nel terzo trimestre 2025 la domanda globale di oro è salita del 3%, raggiungendo 1.313 tonnellate, un record storico trimestrale.
La domanda di lingotti e monete è cresciuta del 17%, trainata da India e Cina, gli ETF oro fisico hanno registrato un’impennata del +134% negli afflussi, mentre la gioielleria, al contrario, è crollata del -23%, frenata da prezzi troppo alti.
Seguendo sempre i dati del WGC, le banche centrali hanno acquistato circa 220 tonnellate sia nel secondo che nel terzo trimestre (+10%).
Eppure il vero elemento di novità è un altro.
L’ascesa delle stablecoin
Una stablecoin è una criptovaluta progettata per mantenere un valore stabile ancorando il suo prezzo a un altro asset, come una valuta fiat (ad esempio il dollaro statunitense) o un bene reale come l’oro.
Questo ancoraggio serve a ridurre la volatilità tipica delle criptovalute tradizionali, rendendo le stablecoin più adatte per l’uso in transazioni quotidiane e come riserva di valore stabile.
Le stablecoin possono essere utilizzate in vari servizi finanziari basati su blockchain e persino per pagare beni e servizi. Aziende a livello mondiale come Uber, stanno valutando l’uso di stablecoin per ridurre i costi dei trasferimenti di denaro internazionali e accelerare i pagamenti globali. Il 29% delle aziende Fortune 500 ha mostrato interesse o piani concreti sull’adozione di stablecoin nei propri processi finanziari.
Banche e istituti finanziari europei, come ING, UniCredit e Banca Sella, hanno unito le forze per lanciare una stablecoin in euro regolamentata dal MiCAR, con l’obiettivo di creare uno standard europeo affidabile per i pagamenti digitali corporate e retail.
Molte organizzazioni, infine, stanno integrando le stablecoin nei loro sistemi per pagamenti, liquidità, riduzione dei costi e innovazione digitale, segnando un’importante evoluzione nel modo di gestire e trasferire valore a livello globale. Un esempio pratico è quanto fatto dalla società israeliana di biotecnologia Enlivex, di cui Matteo Renzi è membro del consiglio di amministrazione.
Tether, il compratore inatteso che cambia gli equilibri
Tra aprile e ottobre, mentre l’oro attraversava la seconda grande fase di rialzo, un attore insospettabile è entrato in scena: Tether.
I numeri parlano chiaro:
- 26 tonnellate acquistate nel terzo trimestre, pari al 2% della domanda globale.
- Circa 12–14% degli acquisti delle banche centrali negli ultimi due trimestri.
- 116 tonnellate detenute al 30 settembre 2025, equivalenti a 14 miliardi di dollari.
- È ora il maggiore detentore privato di lingotti al mondo, escludendo le grandi banche centrali.
Una posizione paragonabile alle riserve ufficiali di paesi come Corea del Sud, Ungheria e Grecia.
Secondo la banca d’investimento Jefferies, nei trimestri centrali del 2025 Tether ha comprato più oro di tutte le banche centrali del mondo messe insieme.
Gli acquisti rispondono a diverse esigenze, ma in particolare a rafforzare le riserve della stablecoin USDT, che ha superato 184 miliardi di dollari in circolazione e sostenere Tether Gold (XAUt), la stablecoin agganciata direttamente ai lingotti. Ma qui nasce il problema.
Stablecoin e nuovo quadro normativo USA: il GENIUS Act vieta l’oro come riserva
A luglio 2025 gli Stati Uniti hanno approvato il GENIUS Act, il nuovo quadro normativo per le stablecoin.
Una delle clausole più discusse è chiarissima: le stablecoin regolamentate non possono essere garantite da oro fisico.
Chi vuole operare negli USA deve usare solo contante, T-bills e strumenti altamente liquidi.
Tether, pur non essendo ancora soggetta a tale regime, ha annunciato la creazione di una nuova stablecoin conforme: USAT, senza oro nelle riserve.
E allora la domanda nasce spontanea: perché, dopo l’approvazione della legge, Tether ha continuato ad accumulare oro per USDT, aumentando le riserve in lingotti?
L’azienda non ha fornito risposte dettagliate.
Gli analisti ipotizzano tre possibili motivi: diversificazione delle riserve prima dell’entrata in vigore effettiva del regime USA, sfruttare la narrativa dell’oro come super-bene rifugio in un contesto di incertezza monetaria, o una possibile strategia commerciale per rafforzare la fiducia nell’USDT, soprattutto nei paesi emergenti dove l’oro è percepito come garanzia reale.
Quali rischi porta questa nuova interdipendenza oro–crypto?
L’ingresso massiccio di Tether nel mercato dell’oro introduce risiko mai visti prima.
1. L’oro potrebbe diventare più volatile
Se la domanda di stablecoin dovesse calare — a causa di crisi crypto, fughe di capitale o problemi normativi — Tether potrebbe essere costretta a liquidare parte delle sue riserve.
Con oltre 14 miliardi in lingotti, un sell-off non sarebbe indolore.
2. Il “bene rifugio” rischia di diventare pro-ciclico
L’oro è sempre stato visto come anti-speculativo.
Ma se grandi acquirenti come Tether guidano i rialzi, il prezzo rischia di essere influenzato: da dinamiche tipiche del mondo crypto, da ondate di FOMO, da logiche speculative, non più soltanto macroeconomiche.
3. Più correlazione tra oro e rischi crypto
Finora oro e bitcoin si muovevano in mondi opposti.
Ora entra in gioco una nuova correlazione: se il settore crypto entra in stress, anche l’oro potrebbe subirne gli effetti.
Una prospettiva che contraddice la natura stessa del metallo giallo come porto sicuro.
Siamo di fronte a una nuova bolla, stavolta dell’oro?
Molti analisti iniziano a chiederselo.
La spinta di Tether, unita alla domanda speculativa e alle tensioni globali, potrebbe aver generato una bolla “da intreccio”: metà finanziaria, metà crypto.
Il timore è che il “nuovo oro” non sia più solo rifugio, ma possa trasformarsi in un prodotto finanziario, un asset speculativo o strumento usato da player opachi o poco regolamentati.
In altre parole: l’oro è ancora oro, o sta diventando qualcos’altro?
L’ingresso di Tether nel mercato dell’oro è un segnale chiaro: nel 2025, la linea che separa la finanza tradizionale dal mondo crypto è sempre più sottile.
Per gli investitori questo significa una cosa soltanto, che il prezzo dell’oro potrebbe non essere più guidato solo dai fondamentali economici, ma anche dalle dinamiche speculative del settore crypto.
Un nuovo scenario che tutti — investitori, regolatori, osservatori — dovranno tenere d’occhio molto da vicino.
