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Spot&Social, i giganti della comunicazione contro il bullismo

Durante l’ultima premiazione degli Oscar aveva riscosso molto successo uno spot realizzato da Android contro il bullismo, in cui il motto “Be togheter, not be the same” puntava alla valorizzazione della diversità e della frammentazione (da alcuni considerato il tallone d’Achille di Google) come un punto di forza contro le prevaricazione di chi può arrecarci offesa pur essendo simile a noi. Lo spot, “Sasso, carta, forbice”, incentiva alla solidarietà attraverso il gioco della morra cinese, dove i tre personaggi si difendono l’un l’altro affrontando di volta in volta i rivali su cui hanno tradizionalmente la meglio. Ambientando tutto nei corridoi di una scuola il messaggio anti bullo passa in modo immediato:

Un’altra campagna sostenuta dai grandi nomi della tecnologia e che usa il linguaggio proprio di adolescenti e social network è #IAmAWitness, Io sono un Testimone. Voluta dall’AD Council statunitense e supportata, tra gli altri, da Apple, Facebook, Twitter e Google la campagna spinge i teenagers a utilizzare gli spazi virtuali in cui costruiscono le proprie relazioni (i social) in maniera corretta: attraverso un’emoji ad hoc si intende “denunciare” i comportamenti scorretti che si vedono on line e incentivare la cultura della gentilezza reciproca fra utenti.

Il bullismo resta un problema cui prestare costante attenzione, on e off-line. Che non si veda però nei nuovi media e in Internet solo una ulteriore causa di minacce ma, come in questi casi, un efficace mezzo per combatterlo. Lì dove i giovani sono più portati ad ascoltare, campagne e spot ben pensati, che utilizzano linguaggi semplici, efficaci, immediati e anche ironici possono spingere a riflettere seriamente sul tema.

Ecco altre campagne degli ultimi anni:

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