la crisi

Spotify licenzia oltre 500 dipendenti. Daniel Ek, Sundar Pinchai, Mark Zuckerberg: il mea culpa dei manager

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Spotify ha annunciato che ridurrà del 6% i suoi circa 9.800 dipendenti. Dall'inizio del 2022 ad oggi sono stati licenziati 215mila lavoratori nel settore tecnologico.

Continuano senza sosta i licenziamenti delle grandi compagnie tecnologiche. Dopo Google, Microsoft, Amazon, Meta, Twitter e Salesforce, anche la piattaforma di streaming musicale Spotify ha annunciato che ridurrà del 6% i suoi circa 9.800 dipendenti.

In una lunga lettera pubblicata nel blog dell’azienda il Ceo, Daniel Ek, ha spiegato le motivazione che lo hanno portato a questa scelta, facendo ovviamente mea culpa per le scelte sbagliate prese dal manager. Ho deciso di ristrutturare la nostra organizzazione nel tentativo di generare più efficienza, controllo dei costi e accelerare i processi decisionali“, ha scritto Ek. “Sono stato troppo ambizioso ad investire oltre la nostra crescita dei ricavi. Sarebbe stato insostenibile nel lungo termine in qualsiasi circostanza, ma in questo contesto sfidante chiudere il gap sarebbe ancora più difficile”. 

“Continuo a ripetere che la velocità è la strategia più difendibile che un’impresa possa avere. Ma la velocità da sola non è sufficiente. Dobbiamo anche operare con efficienza. Sono queste due cose, continua il Ceo, assieme che assicurano il successo di lungo termine. Mentre negli ultimi anni abbiamo fatto grandi progressi nel migliorare la velocità, non ci siamo focalizzati altrettanto per migliorare l’efficienza”.

Ek ha evidenziato come nel 2022 la crescita delle spese operative di Spotify sia stata il doppio di quella dei ricavi, un rapporto “insostenibile” nel lungo termine e ancor di più in un contesto complesso come quello attuale. “Mi assumo la piena responsabilità delle decisioni che prendiamo oggi, ma sono convinto che per effetto di queste dure scelte saremo meglio posizionati per il futuro. Abbiamo obiettivi ambiziosi e niente è cambiato nel nostro intento di raggiungerli”, ha concluso.

Spotify: riassetto del management

Spotify ha affermato anche che Dawn Ostroff, chief content and advertising business officer, lascerà l’azienda come parte di una più ampia riorganizzazione. Alex Norström, attualmente chief freemium business officer, e Gustav Söderström, attualmente chief research & development officer, assumeranno ciascuno ulteriori responsabilità come copresidenti della società.

Ai dipendenti verrà riconosciuta un’indennità media di cinque mesi, accompagnata dal perdurare per tutto il periodo dall’assicurazione sanitaria. Spotify stima in 35-45 milioni di euro il costo una tantum legato all’uscita del personale.

Ek, Pinchai, Zuckerberg: il mea culpa dei manager

Una crisi senza fine per il settore tecnologico. L’ultima, in ordine cronologico, era stata Google a dare la notizia dei licenziamenti di 12mila dipendenti. E anche qui era arrivato il mea culpa del Ceo Sundar Pichai, che ha ammesso lo sbaglio di aver rapidamente aumentato l’organico “per una realtà economica diversa da quella attuale. Mi assumo la piena responsabilità delle decisioni che ci hanno portato a questo punto”, ha dichiarato in un’email ai dipendenti.

Come Mark Zuckerberg quando lo scorso novembre ha mandato a casa 11mila lavoratori. Il fondatore di Facebook si è preso la responsabilità dei passi falsi della società a partire dal metaverso, incluso un eccesso di ottimismo che l’ha portato a sovrastimare la crescita di Facebook e quindi a far ingigantire troppo il suo organico.

Secondo il sito https://layoffs.fyi/ che tiene traccia del numero dei tagli nel settore tech, dall’inizio del 2022 ad oggi sono stati licenziati 215mila lavoratori.