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Sport in tv, Diritto di informazione limitato al pubblico pagante?

In Europa si spendono cifre stratosferiche per i diritti tv sportivi. Solo per la Premier League britannica è stato speso 1 miliardo di sterline tra il 2013 e il 2016. Il bouquet Premier League di Sky costa 570 milioni di sterline all’anno che ovviamente non è alla portata di tutti.

L’informazione sportiva oggi è strettamente legata alle possibilità finanziarie del telespettatore?

Pare proprio di sì.

I diritti sportivi sono infatti diventati fonte di forti dispute e contese e tra broadcaster, operatori tlc e Over-The-Top che giocano al rialzo per assicurarseli e garantirsi così nuovi abbonati.

Il Report dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo Audiovisual sports rights – between exclusivity and right to information’ esamina il ruolo giocato dalle disposizioni Ue sui media con approfondimenti sui singoli Paesi.

Bisogna lottare per avere il diritto di guardare il calcio in tv?

In Italia si sta lavorando alla riforma della Legge Melandri dopo lo scoppio del caso antitrust sui diritti tv della Serie A.

Ad aprile, infatti, l’Autorità ha comminato una multa complessiva per 66 milioni di euro a tutte le parti coinvolte nell’asta per l’acquisto dei diritti Tv della Serie A per il triennio 2015-2018.

Le sanzioni sono le seguenti: 51 milioni di euro a Mediaset Premium, 9 milioni a Infront, 4 milioni a Sky e 1,9 milioni a Lega Calcio.

Successivamente tutte le parti hanno deciso di far ricorso al TAR Lazio.

La spinosa situazione ha poi spinto il Governo Renzi a mettere mano al Decreto Melandri e avviare la maxi-riforma.

Obiettivo: evitare che si ripetano accordi tra le società che gestiscono i diritti tv calcio, come quello appena sanzionato dall’Antitrust, e introdurre il modello inglese nella ripartizione dei proventi tra i club.

I fatti italiani sono un’ulteriore prova del grande business che c’è dietro l’assegnazione dei diritti tv per lo sport.

Il Report dell’Osservatorio dedica il primo capitolo alla proprietà, assegnazione e gestione delle licenze sugli eventi sportivi.

Gli autori spiegano che il modello europeo di gestione dei diritti è un sistema duale caratterizzato dalla vendita centralizzata dei diritti – la vendita, da parte delle associazioni di calcio, dei diritti sportivi per conto dei club sotto forma di offerte raggruppate – e dalle esclusive.

Il secondo capitolo è incentrato sul quadro giuridico internazionale ed europeo. Secondo gli autori, la commercializzazione dei diritti sportivi rientra chiaramente nell’ambito di competenza delle norme Ue sulla concorrenza.

Un controverso effetto secondario di questa situazione è la regola detta ‘nessun acquirente unico‘, in base alla quale i diritti audiovisivi per la trasmissione in diretta e in esclusiva non possono essere concessi a un unico offerente.

In nome del diritto all’informazione, la Direttiva sui servizi media audiovisivi obbliga i titolari dei diritti sportivi a fornire agli altri distributori degli estratti dei fatti salienti in modo che questi possano trasmetterli nei notiziari.

Tutti possiamo così essere informati sui principali risultati sportivi senza dover sottoscrivere un abbonamento.

La Direttiva consente anche agli Stati membri di stilare un elenco degli eventi sportivi per garantirne una copertura completa. Questa disposizione viene applicata rigidamente e solo per alcune emittenti e deve essere ufficialmente notificata alla Commissione Ue.

Il terzo capitolo entra più in dettaglio e approfondisce i quadri giuridici nazionali applicabili alla trasmissione di eventi sportivi nelle “grandi nazioni del calcio” – come la Germania, la Spagna, la Francia, il Regno Unito e l’Italia – e fornisce tutte le informazioni più recenti sugli ultimi contratti conclusi tra le Leghe nazionali e gli operatori della pay tv.

Nel capitolo c’è anche un’appendice che fornisce l’elenco di quelli che sono considerati eventi di rilevanza per ciascuno Paese, le esigenze per la trasmissione e gli obblighi collegati all’uso di brevi estratti in genere per programmi d’attualità.

Il quarto capitolo esamina i meccanismi di autoregolamentazione riguardanti il settore sportivo con approfondimenti in merito all’organizzazione gerarchica del calcio, per esempio, FIFA, UEFA, Federazione nazionali, club… Il Tribunale Arbitrale dello Sport è competente per le controversie commerciali (contrattuali o di sponsorizzazione) e conflitti disciplinari (legati al doping, per esempio).

I Trattati Ue contengono, tuttavia, disposizioni riguardanti i rapporti tra le diverse organizzazioni sportive e le istituzioni europee.

Il quinto capitolo si occupa della giurisprudenza europea nel settore dello sport. Il sesto capitolo è dedicato alla riforma della Direttiva sui servizi media audiovisivi e l’impatto che avrà sui diritti di trasmissione degli eventi sportivi.

Interessante evidenziare che questa parte della Direttiva sia stata anche quella ritenuta più soddisfacente nella revisione delle disposizioni.

Questo significa che la trasmissione degli eventi sportivi nel suo complesso è ben coperta dalla legislazione comunitaria.

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