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SPID: meno di 80 mila adesioni in 4 mesi, serve una killer application

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Scarsa finora l’adesione al sistema pubblico di identità in rapporto agli ambiziosi obiettivi del Governo. Serve un cambio di passo per spingere la domanda.

Per il decollo di massa dello SPID (Sistema pubblico di identità digitale) serve una killer application, un servizio – se non una serie di servizi – che in qualche modo sia talmente ‘sexy’ da attirare i cittadini e le imprese, inducendoli a richiedere le credenziali del sistema pubblico di identità digitale per l’accesso a tutti i servizi online della PA. SPID oggi è disponibile su richiesta tramite gli Identity Provider accreditati TIM, Poste Italiane e Infocert.

Ma per ora, a quattro mesi dal lancio ufficiale, i grandi numeri non ci sono.

Ad oggi, secondo gli ultimi dati dell’Agid, sono 183 le amministrazioni attive, a fronte di 523 servizi disponibili e appena 79.385 identità erogate.

Troppo poco per raggiungere l’obiettivo ambizioso del Governo di arrivare a 3 milioni di credenziali distribuite entro fine anno. Inoltre, entro febbraio 2018, scadenza tutte le Pubbliche Amministrazioni dovranno aderire. Ma per ora, visti i numeri, i Comuni non sembrano troppo ansiosi di adottare il sistema.

Pesa nel nostro paese la forte resistenza al cambiamento e alla trasformazione digitale, fumo negli occhi per gli enti pubblici che troppo spesso vivono il digitale come un’incombenza o un’invasione di campo.

Pesa inoltre la scarsa propensione all’utilizzo del web nel nostro paese, con il 30% della popolazione che non naviga in rete anche se lo smartphone è nelle tasche di tutti.

Finora però il grande pubblico non ha ancora risposto in massa anche perché il sistema non è obbligatorio: sono i cittadini e le imprese che devono fare domanda.

Un gap culturale difficile da superare, ciò non toglie che per la diffusione dello SPID sia necessario un cambio di passo, che potrebbe essere legato appunto alla creazione di servizi per così dire “civetta”, in grado di catalizzare migliaia se non milioni di utenti.

Ieri, alla presentazione del “3° Osservatorio Ict nella Pubblica Amministrazione” di Assinform in collaborazione con NetConsulting cube e Osservatorio Netics, è emersa ad esempio l’idea di vincolare l’accesso alla pagella scolastica (documento cartaceo per antonomasia) allo SPID.

In questo modo migliaia di famiglie sarebbero per così dire “invogliate” a munirsi delle credenziali per vedere com’è andato il figlio a scuola.

Una mano concreta alla diffusione dello SPID ha deciso di darla Infocamere. “Le Camere di Commercio consentiranno il rilascio di identità digitali SPID presso i loro sportelli – ha detto il Direttore Generale Paolo Ghezzi – i primi rilasci sono già iniziati” (qui la presentazione di Paolo Ghezzi).

Coinvolgere le aziende nello SPID non sarà una passeggiata, visto che secondo recenti studi 4 imprenditori su 10 in Italia non considerano il web strategico per il loro business.

Insomma, strada in salita per SPID i cui servizi sono disponibili fra gli altri in alcune Regioni (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche) enti pubblici (Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, Equitalia) e Comuni (Firenze, Venezia, Reggio Emilia) e l’Università La Sapienza.