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Spazio, ecco come stiamo telefonando agli alieni senza volerlo

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A svelare questo inatteso "biglietto da visita" spaziale è stato un team di ricerca guidato da Ramiro Saide dell'Università di Manchester nel Regno Unito.

Ogni giorno radar militari e civili inondano lo Spazio di messaggi sulla nostra presenza

Siamo tutti lì, in aeroporto. Caos, rumore di fondo, l’ansia da volo, le code infinite, la corsa per il ritiro bagagli. Tutta questa frenesia ci occupa la mente, ma c’è un dettaglio cruciale che ci sfugge: stiamo involontariamente inviando cartoline dalla Terra agli alieni!

Sì, avete capito bene. Mentre aspettiamo il nostro volo, o semplicemente facciamo scalo, i nostri stessi sistemi radar aeroportuali stanno gridando al cosmo: “Ehi, siamo qui!”.
Sembra una trama da film di fantascienza, ma la realtà è più sorprendente, come ci ha spiegato uno studio dell’Università di Manchester, riportato dalle pagine di del Community Research and Development Information Service della Commissione europea.

I radar che garantiscono la sicurezza dei nostri cieli, sia quelli civili che quelli militari, non si limitano a monitorare gli aerei in arrivo e in partenza.

Ehi, siamo qui! Gli indichiamo anche la posizione precisa

Questi potenti sistemi irradiano energia elettromagnetica nello spazio, creando una sorta di “faro” che segnala la nostra posizione. E non parliamo di un flebile segnale: la trasmissione è così potente da poter essere rilevata da alieni distanti fino a 200 anni luce, un’enormità di circa 1,89 quadrilioni di chilometri.
Per darvi un’idea, questo raggio d’azione comprende oltre 120.000 stelle!

Certo, tutto questo si basa sull’assunto che eventuali civiltà extraterrestri abbiano sviluppato radiotelescopi sofisticati quanto i nostri, se non di più. Ma la possibilità è concreta, specialmente considerando che anche la vita intelligente all’interno di questo raggio potrebbe star facendo lo stesso.
Pensiamo a Proxima Centauri b, l’esopianeta potenzialmente abitabile più vicino, a soli 4,2 anni luce di distanza. Chi ci dice che non stiano già ricevendo i nostri “saluti” dall’aeroporto?

Lo studio dell’Università di Manchester

A svelare questo inatteso “biglietto da visita” spaziale è stato un team di ricerca guidato da Ramiro Saide dell’Università di Manchester nel Regno Unito. I ricercatori hanno sviluppato un modello ingegnoso per simulare la diffusione dei segnali radar dai principali snodi aerei, come Heathrow e il John F. Kennedy International Airport di New York, oltre ai sistemi radar militari.

Hanno calcolato la rilevabilità di questi segnali da sei stelle vicine, inclusa la Stella di Barnard, la quarta stella più vicina alla Terra a circa sei anni luce di distanza.

Lo studio, presentato a luglio al National Astronomy Meeting della Royal Astronomical Society a Durham, nel Regno Unito, ha scosso un po’ le nostre certezze.
Come ha commentato Saide in un comunicato stampa, “I nostri risultati suggeriscono che i segnali radar, prodotti involontariamente da qualsiasi pianeta con una tecnologia avanzata e un complesso sistema di aviazione, potrebbero fungere da segno universale di vita intelligente“.
Insomma, se c’è traffico aereo, c’è vita. E, a quanto pare, anche una sorta di gigantesco megafono spaziale.

Non mandare il segnale sbagliato: proteggere lo spettro radio

Ma non è solo una questione di “ciao, alieni!”. Le implicazioni di questa scoperta vanno ben oltre. Michael Garrett, co-ricercatore e professore all’Università di Manchester, ha spiegato l’importanza di capire come i nostri segnali viaggiano nello spazio: “Imparando come i nostri segnali viaggiano nello spazio, otteniamo informazioni preziose su come proteggere lo spettro radio per le comunicazioni e progettare i futuri sistemi radar“.

In pratica, se riusciamo a mappare la “dispersione” della nostra impronta tecnologica, possiamo anche pensare a come migliorarla. Le tecniche sviluppate nello studio potrebbero essere utilizzate in vari campi: dall’astronomia alla difesa planetaria, persino per monitorare l’impatto della tecnologia umana sull’ambiente spaziale.

Saide ha concluso saggiamente: “In questo modo, il nostro lavoro sostiene sia la ricerca scientifica per rispondere alla domanda ‘Siamo soli?’ sia gli sforzi pratici per gestire l’influenza della tecnologia sul nostro mondo e oltre”.

Per anni ci siamo affannati a scandagliare il cosmo con radiotelescopi e sonde, cercando segni di vita aliena. La beffa è che, forse, ci hanno già trovati loro, grazie alla pubblicità involontaria che facciamo ogni volta che un aereo decolla o atterra.

Space & Underwater, il videoreportage della 1^ edizione della Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, promossa e organizzata dal giornale Cybersecurity Italia.
La 2^ edizione si terrà il 3 dicembre 2025.



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