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Sostenibilità e tracciabilità dei cibi, i vantaggi della blockchain applicata all’agroalimentare

Sapere cosa mangiamo, avere la certezza della provenienza e possibilmente conoscerne il livello di sicurezza, in termini sanitari, sono delle esigenze che stanno crescendo tra i consumatori, anche alla luce dell’attuale pandemia di Covid-19.

La tecnologia è fondamentale sia nel dare risposte ai consumatori, sia nel facilitare il lavoro delle imprese del settore, cioè nel tracciare il percorso dei cibi (dagli alimenti originari alle sostanze chimiche impiegate nella loro lavorazione), dal produttore al consumatore, passando per la distribuzione.

Il digitale e l’agroalimentare

Grazie alla trasformazione digitale oggi è più semplice, ad esempio, tracciare un pollo partito dall’Ucraina o un suino allevato in Romania e arrivati nei supermercati italiani già belli e pronti per il consumo.

L’innovazione tecnologica ha ridotto tempi e costi, favorendo un aumento enorme dei guadagni per le imprese del settore e la possibilità di rintracciare ogni passaggio e di identificare ogni azienda per i consumatori (molto utile in caso di richiami dei lotti per problemi sanitari).

Sono tante le tecnologie impiegate per la tracciabilità dei prodotti alimentari, come l’identificazione a radiofrequenza o Rfid, il cloud, le app mobili, il QR Code, l’internet delle cose e certamente la blockchain.

In particolare la blockchain ha visto raddoppiare il suo utilizzo a livello mondiale in questo campo tra il 2017 ed il 2018, soprattutto per la food safety e la food sustainability.

L’impiego della blockchain

In una nova indagine di IBM, dal titolo “IBM Food Sustainability Study”, condotta tra Stati Uniti ed Europa, a cui hanno partecipato circa 3500 consumatori, di cui 988 italiani, è emersa una crescente attenzione alla provenienza dei cibi, alla loro sostenibilità e ai benefici per la salute.

Nella valutazione degli acquisti, gli italiani danno precedenza alla provenienza locale (58%) e ai cibi sani (45%) piuttosto che all’origine sostenibile o alla riduzione degli sprechi. In particolare, sono le generazioni più anziane a dare peso alla provenienza del cibo, mentre i giovani danno più importanza ai benefici per la salute.

La pandemia di Covid-19, tuttavia, ha apportato cambiamenti anche nell’educazione alimentare degli italiani: circa la metà degli intervistati ora è più propensa a preoccuparsi della sostenibilità del cibo che acquista, con la GenZ in testa per l’attenzione a questi aspetti (55%).

Gli italiani e la blockchain

Stando all’indagine, il 92% degli italiani ha affermato che la blockchain e la tracciabilità degli alimenti è preziosa: in particolare, “sono le donne (3 su 5) e i baby boomers (63%) a ritenere che la tracciabilità dei cibi dovrebbe diventare una costante perché permette di garantire l’autenticità dei prodotti, fornendo informazioni certificate su provenienza, freschezza e processo di lavorazione”.

Solo per l’industria ittica, il 71% degli italiani incrementerebbe i propri acquisti di pescato “se potesse verificare la sostenibilità degli allevamenti e delle produzioni con l’aiuto delle tecnologie più avanzate – tra cui blockchain, intelligenza artificiale, sensori dell’internet delle cose e cloud – che certifichino la preservazione di quantità e varietà di pesce in oceani, laghi e fiumi”.

Il 75% degli italiani si è infine detto molto preoccupato per lo spreco alimentare, soprattutto le donne (78%) e i Millennial (80%), con la tendenza ad apprezzare l’impiego di tecnologie per il tracciamento dei cibi anche per questo problema.

Un mercato globale in crescita

Secondo un altro studio pubblicato pochi giorni fa da Research and Markets, il mercato mondiale della blockchain, applicata alla tracciabilità dei cibi e dei prodotti dell’agroalimentare in generale, potrebbe raggiungere il miliardo di dollari di valore entro il 2025.

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