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SosTech. Perché l’Apple Watch Series ha rubato la scena all’ultimo keynote

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L’Apple Watch Series 4 appare tutt’altra macchina rispetto al 3. Più sottile, con lo schermo più grande, nuovi quadranti dinamici e con la possibilità di avere fino a 8 complicazioni insieme.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La struttura dei keynote con cui Apple presenta i propri prodotti è ben calibrata: si parte con il prodotto meno importante, si presenta il pezzo forte e spesso si chiude – ostentando nonchalance – con l’one more thing, la sorpresa finale inaugurata da Steve Jobs e che a dire il vero negli ultimi anni si è vista un po’ meno. A riprova che queste presentazioni sono meccanismi oliati, basterebbe vedere come il CEO Tim Cook si sia evoluto da ingegnere un po’ legnoso ad autentico mattatore, con tanto di video-parodia iniziale: fedele alla propria filosofia, Cupertino considera anche questi eventi e la loro liturgia (tutto è «awesome», «incredible», «the best we’ve ever done») un qualcosa da curare fino al minimo dettaglio.

Eppure, a giudicare dal parere degli analisti, l’evento del 12 settembre sembra essere stato un’eccezione: a rubare la scena non sono stati tanto gli attesi protagonisti, i nuovi iPhone Xs e iPhone Xs Max, presentati in pompa magna al centro dell’evento, ma in minor misura il nuovo iPhone Xr (in pratica un iPhone X a 300 euro di meno, con qualche compromesso) e soprattutto l’Apple Watch Series 4, quarta iterazione del wearable di Cupertino nonché, nelle parole di Cook, «l’orologio più diffuso del mondo».

Anche in Italia, addio alla “schiavitù” dell’iPhone

Da Cenerentola, insomma – negli anni scorsi in tanti hanno considerato l’Apple Watch un’esperimento nato male e proseguito peggio, in un mercato con un futuro poco luminoso – l’orologio che è anche un alleato per l’attività sportiva e la salute sembra aver finalmente guadagnato quella fiducia che potrebbe decretarne il successo planetario. Anche nel nostro Paese: per la prima volta, infatti, in Italia arriva insieme alla versione standard anche quella LTE, grazie a Vodafone che ha stretto con Apple i sospirati accordi per la creazione e la distribuzione della necessaria speciale SIM di Internet mobile (su SosTariffe.it sono sempre disponibili le offerte più convenienti per chi vuole collegarsi a Internet usando i propri device portatili). Un vantaggio non da poco, perché prima chi voleva portarsi dietro solo l’Apple Watch – ad esempio per fare una corsa, senza trascinarsi gli iPhone sempre più grandi e ingombranti, oltre che costosi e a rischio caduta – poteva farlo solo accettando di essere isolato e irraggiungibile; con il modello LTE, in USA già diffuso a partire dalla Serie 3 ma mai arrivato in Italia, Apple Watch e iPhone sono a tutti gli effetti due dispositivi distinti, e l’orologio può essere usato in autonomia anche per telefonare, mandare messaggi e così via.

Quest’anno la vera sorpresa è l’orologio

Ma il consenso sull’Apple Watch 4 – che, beninteso, tutti devono ancora provare – non ha riguardato solo gli utenti italiani: le novità sono state infatti sufficienti per decretare una superiore quantità di applausi e gridolini d’ammirazione rispetto ai (troppo) lunghi discorsi sui processori dei nuovi iPhone Xs, che saranno sicuramente macchine stupende con una potenza di calcolo molto superiore a quella dei predecessori ma che, in tutta onestà, non sembrano avere il cosiddetto “wow factor”, non stupiscono, tanto da sembrare quasi indistinguibili rispetto ai modelli del 2017 – che, con l’esordio dell’iPhone X, avevano effettivamente rappresentato un cambio di paradigma. Questo invece è un anno “S”, come si dice quando Apple presenta non un modello radicalmente diverso ma un miglioramento di quello precedente, aggiungendo appunto la lettera al nome dell’apparecchio.

L’Apple Watch Series 4, invece, appare tutt’altra macchina rispetto al 3. Più sottile, con lo schermo più grande (il 35% nella versione da 40 mm, il 32% nella versione da 44 m), nuovi quadranti dinamici, con la possibilità di avere fino a 8 complicazioni insieme (e quindi di mostrare contemporaneamente, ad esempio, l’ora, gli “anelli” delle proprie attività, la temperatura, le playlist di Apple Music che si stanno ascoltando) ma soprattutto con la sensazione concreta di avere sottomano un dispositivo ancora più inseparabile da noi di quanto non sia lo smartphone – senza il quale è noto che siamo tutti perduti. L’Apple Watch è in grado di elaborare accurati elettrocardiogrammi (e non semplici pulsazioni; a dirla tutta, è il primo prodotto consumer in grado di farlo) grazie agli elettrodi nel pulsante laterale e nel retro dell’apparecchio, e addirittura può segnalare casi di fibrillazione atriale che altrimenti potrebbero passare inosservati; supporta gli esercizi di respirazione con dei quadranti dinamici; invia addirittura un segnale di soccorso dopo qualche secondo in caso di caduta, grazie ai suoi sensori che interpretano spostamenti inusuali dell’utente.

Un mercato che sta per decollare

Ma soprattutto l’impressione è che proprio dell’apparecchio che tutti o quasi ritenevano inutile un paio d’anni fa sarà davvero difficile fare a meno, seguendoci in tutti i luoghi dove lo smartphone non può rimanere con noi (dalla sessione in palestra alla nuotata in piscina, grazie al rilevamento automatico del tipo di workout che si sta eseguendo; ma non mentre dormiamo, visto che l’autonomia rimane di 18 ore, e quindi il dispositivo necessita la ricarica tutti i giorni).

Insomma, l’Apple Watch Series 4, vero mattatore dell’ultimo keynote, potrebbe far davvero decollare un mercato dove Cupertino ancora una volta tira la carretta e sarà destinata, come già accaduto con l’iPhone, a vedere anno dopo anno diminuire la sua quota, man mano che i competitor metteranno a punto alternative in grado di eguagliare e superare il suo gioiello. Secondo ABI Research, le consegne di smartwatch infatti aumenteranno dai 40 milioni del 2018 a più di 108 milioni nel 2023, quasi il triplo nel giro di cinque anni; molto più modesta la crescita degli activity tracker, che durante lo stesso lasso di tempo passeranno da 52 milioni a 67 milioni.

Si tratta in buona parte di capire che cosa uno smartwatch sia in grado di offrire rispetto a uno smartphone (l’elettrocardiogramma va proprio in questa direzione). Secondo Stephanie Lawrence, analista presso Abi Research, «gli smartwatch si stanno dotando di un numero crescente di funzionalità, come quelle di monitoraggio dell’attività fisica, aumentando così la loro desiderabilità da parte dei consumatori e delle imprese. Gli utenti non vogliono avere più dispositivi che fanno la stessa cosa. Per questo punteranno sullo smartwatch, che rispetto agli activity tracker ha funzionalità superiori, e man mano che il numero di smartwatch disponibili aumenterà, sempre più utenti sceglieranno dispositivi diversi rispetto a quelli Apple». Al quarto modello, la guerra per i nostri polsi forse è davvero cominciata.

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