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SosTech. Lo smartphone, alleato contro l’obesità

Di questi tempi ne sono state dette di tutti i colori contro il nostro inseparabile compagno (di lavoro, di conversazioni, di tempo libero, di tutto). Molto spesso a ragione. Gli smartphone sono stati accusati, in ordine sparso, di essere 10 volte più sporchi di un WC in quanto a germi, di causare dipendenza, di allontanarci dai nostri amici e familiari, di ridurre le capacità cognitive perfino da spenti; in più sono una delle cause principali di incidenti mortali, per la pessima abitudine di dare un’occhiata allo schermo o di telefonare mentre si guida (ora peraltro punita dal Codice della Strada con penalità molto superiori a prima).

Insomma, il quadro che ne viene fuori è quello di un disastro, o qualcosa di molto simile alle addiction che rischiano di costarci parecchio termini di salute, sia fisica che mentale. Ma proprio da questo punto di vista il telefonino può prendersi la sua rivincita, aiutando a combattere uno dei principali problemi dei Paesi sviluppati e ipersviluppati: l’obesità e tutto ciò che ne consegue (anche in termini di spese sanitarie a carico delle istituzioni statali).

Le modalità dello studio, tutto grazie al cellulare

Sono stati proprio gli smartphone, infatti, i principali protagonisti di quello che è stato il più grande studio sull’attività fisica degli abitanti di mezzo mondo: più di 700.000 persone in un centinaio di Paesi diversi, tra cui l’Italia, condotto dai National Institutes of Health grazie ai risultati raccolti dall’Università di Stanford. Sono stati infatti utilizzati (ovviamente in forma anonima) i dati dei contapassi calcolati dagli smartphone degli utenti, mostrando diversi risultati di grande interesse anche per quanto riguarda la disparità di genere.

Più nel dettaglio, è stata utilizzata un’applicazione gratuita, Azumio Argus, pensata proprio per il monitoraggio dell’attività fisica e di variabili come l’età, il sesso, l’altezza, il peso, per un totale di 68 milioni di giorni di registrazioni da 717.527 utenti anonimi. In particolare, è stato fatto un “focus” su 46 nazioni, ciascuna con un migliaio di utilizzatori dell’app, per meglio definire la situazione.

 

Da dove arriva l’obesità?

Molto in sintesi si può dire che, in base ai risultati dello studio (che ha usato l’indice del Gini, di solito scelto per calcolare le disuguaglianze reddituali), tra gli indicatori più interessanti per valutare l’incidenza dell’obesità in un Paese non ci sono soltanto, e semplicemente, i passi camminati in un giorno, ma soprattutto la disparità nel livello di attività fisica; in altre parole, la differenza di passi tra chi si muove di più e chi si muove di meno. Quando questo valore è alto, allora l’obesità è presente in percentuali maggiori, mentre quando il livello di attività fisica è più uniforme, ad esempio in Giappone, il fenomeno si riscontra di meno. Da notare anche che i Paesi con la disparità più alta sono anche quelli con il maggior numero di donne sedentarie.

Per esempio”, ha detto Tim Althoff, uno degli autori dello studio, “la Svezia ha mostrato un gap tra i più bassi fra chi fa molta attività e chi ne fa poco, e il più basso in assoluto riguardo alla disparità tra uomo e donna, e ha una delle percentuali di obesità più basse al mondo”. Ottimi i risultati anche per Hong Kong e la Cina, mentre l’Arabia Saudita, l’Australia e il Canada si sono comportati in senso opposto: molta differenza tra “activity rich” e “activity poor” e tassi preoccupanti di obesità. Lo studio ha anche evidenziato come l’incidenza di città dove i pedoni possono camminare senza problemi, con spazi dedicati a loro e possibilità di passeggiate, sia strettamente legata a un basso tasso di obesità nella nazione in questione.

 

E l’Italia?

Così così. In quanto a numero di passi, infatti, siamo poco sopra la media di 5.000 passi al giorno, a 5.500; molto meglio hanno fatto a Hong Kong, quasi 7.000, mentre l’ultimo posto in classifica va alle Filippine, con poco più di 4.000.

Gli smartphone per migliorare la città

I risultati di questo grande studio che ha usato in maniera esemplare i big data e che è appena stato pubblicato su Nature fanno pensare, anche in relazione alla possibilità di usare lo stesso smartphone come un vero alleato della salute dell’individuo. Con i prezzi per Internet mobile al loro minimo storico e quindi la possibilità di utilizzare il traffico dati in maniera innovativa (su SosTariffe.it si possono sempre confrontare le offerte più convenienti in quanto a rapporto tra tariffe e GB inclusi), le possibilità sono davvero parecchie per un dispositivo che non abbandona quasi mai la nostra mano se non per finire in tasca o in borsa, o al limite sulla scrivania vicino a noi.

Proprio questa settimana l’Univerità di Sheffield ha lanciato una nuova applicazione il cui obiettivo è mostrare come l’ambiente urbano influenzi la salute delle persone e il loro benessere. Parte del progetto Improving Wellbeing Through Urban Nature, l’app permette agli abitanti di una città di segnalare le cose migliori che incontrano mentre si muovono per la città, con un feedback immediato per le istituzioni. Secondo la dottoressa Anna Jorgensen, alla guida del progetto, “Ci sono stati diversi studi che hanno analizzato come gli spazi pubblici influenzino la salute e il benessere delle persone, ma il nostro progetto è diverso perché abbiamo creato un’app per smartphone che permette agli utenti di indicare istantaneamente il modo in cui reagiscono a ciò che li circonda, permettendoci di identificare esattamente che luoghi in una città, e quali caratteristiche, causano un impatto positivo sulla salute della gente e, in genere, sulla qualità della vita. Queste scoperte sono importanti perché possono essere usate per migliorare il tipo di spazi creati nella città”.

Cose positive tra cui, quindi, anche quei luoghi che permettono di spostarsi a piedi senza ostacoli né pericoli, migliorando il walkability factor della città con immediati effetti benefici sulla salute degli utenti. Ancora una volta, è la scienza a ricordarci quanto si siano appena scalfite le potenzialità dello smartphone per farci vivere meglio.

Fonti: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28693034

https://phys.org/news/2017-07-smartphone-app-reveal-urban-spaces.html

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