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SosTech. Le app? La terza economia del pianeta dopo Usa e Cina fra 5 anni

Gli Stati Uniti al primo posto, ovviamente. Poi la Cina. Poi le app. A seguire, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, India e Italia. Insomma, se l’economia che si basa sui quadrati colorati che popolano i nostri smartphone e tablet fosse una nazione a sé, sarebbe al terzo posto in quanto a dimensione, con circa 6300 miliardi di dollari di giro d’affari. Non oggi, in verità (siamo fermi a “soli” 1300 miliardi di dollari, per ora, livelli che comunque sono più o meno alla pari con il PIL di Russia o Australia) ma nel 2021, secondo le proiezioni di App Annie. Niente male affatto per un mercato che più di 10 anni fa semplicemente non esisteva, e che molti accolsero con scetticismo all’arrivo dell’iPhone: memorabile Steve Ballmer, all’epoca CEO di Microsoft, che predisse una fortuna ben scarsa per il costoso telefono di Cupertino, destinato invece a rivoluzionare il mercato.

Il nuovo rapporto di App Annie ben mostra le linee di sviluppo futuro in questo settore che, bene o male, riguarda o riguarderà quasi ogni abitante del pianeta, considerando anche la diffusione dei telefoni a basso e bassissimo costo. In cinque anni, secondo le previsioni, il mercato dovrebbe addirittura quadruplicarsi, grazie alla crescita della base d’uso e l’engagement delle app. In particolare, gli utenti dovrebbero aumentare dagli attuali 3,4 miliardi fino a 6,5 miliardi, e il tempo passato a usare le app passare da 1600 miliardi a 3500 miliardi di ore.

Si compra sempre più con lo smartphone in mano

Internet mobile, ormai sempre meno caro e alla portata di tutti (su SosTariffe.it sono sempre a disposizione le offerte più convenienti in questo settore), ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita dell’uso delle app – sono davvero poche, ormai, quelle che non prevedono un qualche tipo di collegamento alla Rete, fosse anche solo per sincronizzarsi via cloud con le versioni mobile del programma – e con l’avvento ormai prossimo del 5G sarà sempre più facile collegarsi e, naturalmente, comprare.

La spesa annua per utente dovrebbe infatti passare, secondo le previsioni di App Annie, dai pur ragguardevoli 379 dollari attuali a più di 1000, considerando naturalmente anche tutte le transazioni per l’acquisto di oggetti online effettuato non più da PC ma con le versioni mobili dei portali. Nell’anno fiscale 2017, Alibaba ha dichiarato di aver ricavato ben il 79% delle transazioni totali via mobile, rispetto al 65% dell’anno scorso: usare lo smartphone per consultare i cataloghi in rete (e magari addirittura provarsi i vestiti, con servizi come Amazon Wardrobe) diventa ogni giorno più facile.

Come cambiano le aziende

Se i cambiamenti sono sicuramente epocali per i consumatori, lo stesso può dirsi per le aziende. Gli istituti di credito, ad esempio, stanno attraversando – e il fenomeno sarà sempre più diffuso negli anni a venire – un’autentica rivoluzione organizzativa. Gli impiegati allo sportello servono sempre meno, visto che in fatto di comodità e immediatezza non c’è paragone tra lo stare in coda per eseguire un bonifico, adattandosi ai rigidi orari bancari, o compiere la stessa operazione in pochi secondi grazie alle app per l’home banking.

Un rilievo interessante è quello che è possibile fare sulle nazioni dove la rivoluzione mobile sembra essere sempre più inarrestabile, cioè, in particolar modo, i Paesi in via di sviluppo dell’Asia, prima tra tutti la Cina. Mentre il mercato strutturato delle economie occidentali concentra la ricchezza soprattutto sugli abitanti più anziani o comunque legati a procedure difficili da abolire del tutto (come appunto le banche con i loro sportelli fisici), gli Stati che stanno facendo segnare crescite da record stanno praticamente strutturando la loro offerta “intorno” alle nuove tecnologie mobili, e non “in contrasto”. Il risultato è che il già significativo gap di crescita tra Occidente e Oriente, in netto favore del secondo, è destinato ad aumentare sempre di più.

Il caso della Cina

I dati sulla Cina non stupiscono più di tanto: secondo un altro recente studio di IC Insights, tra il 2014 e il 2016 ben 7 dei primi 10 produttori di smartphone al mondo (e 10 dei primi 14) sono cinesi, e cioè nell’ordine Huawei, OPPO, Vivo, ZTE, Lenovo, Xiaomi, TCL). Ma l’Asia continua a dominare, ovviamente con le sudcoreane Samsung (di gran lunga il maggior produttore al mondo, con 311 milioni di dispositivi venduti nel 2016) e LG.

L’unica azienda “occidentale” è appunto Apple, che rimane saldamente al secondo posto mondiale con 215,4 milioni di iPhone venduti ma guarda con preoccupazione alla crescita di chi arriva subito dopo. Huawei, al terzo posto, è infatti cresciuta tra il 2014 e il 2016 del 33% arrivando a sfiorare i 140 milioni di unità vendute (di contro, Apple nello stesso lasso di tempo ha perso il 7% e Samsung il 4%), ma sono strabilianti soprattutto i risultati di due brand quasi sconosciuti da noi, OPPO e Vivo, in aumento rispettivamente dell’88% e dell’89%, crescite che hanno permesso in appena due anni di lasciarsi alle spalle mostri sacri come LG.

Proprio OPPO e Vivo, tra gli altri, hanno del resto dimostrato una volontà di innovare il modello smartphone che i grandi leader in grado di trainare il mercato negli ultimi dieci anni sembrano avere un po’ perso: OPPO ha lanciato a più riprese i telefonini più sottili del mondo, mentre Vivo ha appena mostrato uno smartphone con lettore di impronte digitali integrato nello schermo.

Duemila dollari a testa ogni anno per il settore mobile

Tornano alle app, solo il mercato cinese per iOS e Android ha riguardato 800 milioni di utenti mobili, per 390 miliardi di ore passate sui dispositivi mobile che diventeranno 672 miliardi nel 2021. Per fare un confronto, secondo App Annie rispetto al consumatore standard USA quello cinese è tre volte più propenso ad acquistare la spesa sui dispositivi mobili, due volte a trasferire denaro e addirittura quattro volte a spendere i suoi guadagni utilizzando il cellulare. Gli utenti cinesi hanno già speso 955 dollari a testa utilizzando le app, e nel 2021 arriveranno addirittura a 2025 dollari, il doppio del dato generale mondiale, per un aumento di più del 120%. Forse più di qualsiasi trattato di geopolitica, sono proprio i nostri telefonini a disegnare i futuri scenari per il pianeta.

Fonti: https://www.appannie.com/en/insights/market-data/app-economy-forecast-6-trillion-market-making/

http://www.icinsights.com/news/bulletins/7-Of-The-Top-10-Smartphone-Suppliers-Headquartered-In-China/

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