Russia 2018

SosTech. Inizia lo spettacolo dei Mondiali, anche su Internet

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Guardarsi una partita del Mondiale sul telefonino o sul tablet, anche in altra definizione, magari con le cuffie mentre si è comodamente sdraiati sotto l’ombrellone, sarà tutt’altro che inconsueto.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Lo sappiamo che non è la stessa cosa; che senza l’Italia ci limiteremo a uno sguardo fugace, giusto quando a trotterellare sul campo ci sono Leo Messi e Neymar; che sarà un’estate di bagni in mare e gite in montagna, piuttosto che con i popcorn e le patatine nelle ciotole tra le ginocchia, davanti al televisore. Eppure, al di là dei buoni propositi, prima o poi ci cascheremo quasi tutti – per tifare Davide contro Golia (come capitò con l’Islanda) o perché, semplicemente, vedere col pallone tra i piedi tutti i più grandi campioni del mondo in una volta sola capita solo ogni quattro anni.

I Mondiali di Russia 2018 saranno (ma è sempre così) ancora più social dei precedenti – che già su Facebook, Twitter e Instagram avevano spopolato come non mai, visto che per la prima volta o quasi erano gli stessi atleti a immortalare le loro giornate e ad affidare i loro pensieri prima del match. All’epoca – Brasile 2014 – ci furono 672 milioni di tweet e 280 milioni di post su Facebook legati al Mondiale; durante la finale tra Germania e Argentina, ogni secondo sono di gioco i tweet sono stati 10.000. Ma ora si attendono numeri ancora più alti, anche se l’assenza della Cina si farà sicuramente sentire. Al momento le 32 nazioni che si sono qualificate alla fase finale si spartiscono 123 milioni di fan sui social, e non si tratta sempre dei soliti noti: anzi, il Messico – anche in virtù del fatto che è una delle nazioni con la popolazione più alta tra quelle che partecipano al torneo – è al primo posto, con 19,2 milioni, seguito da Brasile, Inghilterra, Francia a Germania.

Un evento sempre più globale

Futures Sport calcola che il torneo di quest’anno attirerà potenzialmente il 14% in più di spettatori rispetto all’anno scorso, il tutto senza considerare l’online streaming, man mano che il calcio smette di essere quasi esclusivamente esclusiva di Sudamerica ed Europa e si apre ad altri mercati, in primo luogo quello asiatico e quello mediorientale, come del resto testimoniano tanti cambiamenti di proprietà anche per gloriosi club europei. Secondo Kevin Alavy, direttore generale di Futures Sport, «avere la Russia come nazione ospitante significa che più partite verranno disputate a ore del giorno più favorevoli per il pubblico europeo e asiatico rispetto ai mondiali del Brasile».

Il mondiale via smartphone

Di sicuro capiterà più spesso di non dover scegliere tra prendere un po’ d’aria e guardarsi la partita, visto che, rispetto a quattro anni fa, gli schermi degli smartphone sono diventati ancora meglio definiti e in grado ormai di rivaleggiare con le televisioni da sessanta pollici in salotto. Ma soprattutto è il costo delle connessioni e di Internet mobile ad essere davvero crollato (un’offerta come quella attuale di Iliad, minuti e chiamate illimitate più 30 GB di traffico a meno di 6 euro, sarebbe stata impensabile ai tempi del Mineirazo). Guardarsi una partita del Mondiale sul telefonino o sul tablet, anche in altra definizione, magari con le cuffie mentre si è comodamente sdraiati sotto l’ombrellone, sarà tutt’altro che inconsueto (su SosTariffe.it, intanto, si possono trovare le offerte più vantaggiose per il traffico dati).

I giovani? Scarso interesse per le partite…

Eppure, tanto successo social non significa certo monopolio. Una delle particolarità più rilevanti dei teenager e dei ventenni di oggi è l’attention span: bombardati come sono ogni secondo da outfit degli influencer di turno, foto dall’alto della colazione o del sushi serale, primo bikini delle vacanze, hashtag, videogiochi, recensioni di videogiochi, reazioni alle recensioni di videogiochi, chi può scommettere che ci sia sufficiente passione per il pallone da dedicare novanta minuti più intervallo a ogni partita, per non parlare di tempi supplementari e – Dio non voglia – rigori?

Il Financial Times ha dedicato proprio a questo aspetto un suo lungo recente articolo, che evidenzia come la fruizione dello sport da parte delle generazioni più giovani segua sentieri completamente diversi da quelli precedenti, quando si resisteva stoicamente ai gran premi di Formula 1 di due ore senza battere ciglio, e – per i più eroici – negandosi perfino la tentazione del sonnellino.

…ma molto per tutto il resto dello spettacolo

Si parla, soprattutto, di un “contorno” al Mondiale che riguarderà in minima parte il calcio giocato, soprattutto per i millennials. Ci sarà chi, magari scontento per il risultato della sua squadra del cuore, si dedicherà alla propria console per giocare a FIFA o a PES, ci si scambieranno sfottò e pareri sui social, si guarderanno, condensate, le azioni più importanti delle partite non viste su YouTube, si metterà “mi piace” ai video di chi ha la fortuna di vedere dal vivo l’evento e magari si cercherà di cogliere il famigerato “indizio social” su possibili trasferimenti tra le foto e i messaggi dei giocatori seguiti su Instagram. Perché come ogni appassionato di calcio sa, il Mondiale è soprattutto una grande vetrina.

I contenuti di carattere calcistico saranno insomma preponderanti un po’ ovunque per tutta la durata della competizione, e anche chi al calcio preferisce altri sport dovrà fare i conti con una vera massa di dati e informazioni, fino alla finalissima.

Dai giocatori agli spettatori

Allo stesso tempo, saranno le squadre a venire incontro ai possibili spettatori e non viceversa, utilizzando i live di Instagram e Facebook per immortalare istanti dell’allenamento o della vita quotidiana nel villaggio sportivo. Chi di queste cose è un assoluto maestro, come Cristiano Ronaldo, non ha del resto certo bisogno di consigli su come gestire i suoi 120 milioni di follower su Facebook, quasi dodici volte il numero di abitanti del suo Paese natale, il Portogallo.

Per noi italiani, comunque, tutto questo ha un sapore insolitamente familiare.  Pochi popoli come il nostro sanno dedicare quasi più energie al calcio parlato, scritto e urlato nei giornali e in televisione dopo le partite, e per quanto riguarda lo scarso engagement durante le partite, come dicono gli esperti di marketing, non c’è nemmeno bisogno di scomodare le analisi sul cambio di paradigma generazionale: alzi la mano chi, durante le ultime deprimenti prestazioni dell’Italia, non ha tirato fuori lo smartphone per dare un’occhiata alla bacheca di Facebook. Una decisione più che comprensibile, visto il risultato.

Fonti:

https://www.ft.com/content/fd9c10b8-6a70-11e8-b6eb-4acfcfb08c11

https://www.fifa.com/worldcup/news/attendance-in-fifa-s-global-stadium-exceeds-1-billion-fans-2404624

https://tg24.sky.it/mondo/2018/06/13/mondiali-russia-2018-social.html