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SosTech. Il futuro degli smartphone. Le tecnologie in arrivo dal 2017

Cronaca di un progresso ormai a rilento

È difficile negarlo: negli ultimi tempi la carica innovativa degli smartphone sembra essersi, se non arrestata, perlomeno molto rallentata. Per rendersene conto basta un semplice esercizio mentale. Tra il Nokia 3310, uno dei più celebri cellulari della storia, e l’iPhone 3G, il successore del primo, storico iPhone, passano esattamente otto anni. Il primo venne presentato nell’ottobre del 2000, il secondo nel luglio del 2008. Ebbene, lo stesso lasso di tempo intercorre tra l’iPhone 3G e l’attuale modello di riferimento di casa Apple, l’iPhone 7.

È vero, tra il 3G e l’ultimo melafonino ci sono moltissime differenze, dalla qualità della fotocamera al supporto per l’NFC, dal Touch ID all’impermeabilità. Ma prendiamo il 3310: difficile pensare che quel piccolo dispositivo con una risoluzione di 84×48 pixel, con la sua tastiera fisica, lontanissimo da qualsiasi tipo di schermo touch (per non parlare del multitouch), e ancora del tutto ignaro di quelle che sarebbero state le app, possa essere anche solo un lontano parente con uno smartphone moderno, seppure datato.

Giudicare la rapidità di un’evoluzione prendendo come riferimento il momento antecedente e quello successivo a un’innovazione deflagrante non è del tutto onesto. Ma anche cambiando l’orizzonte temporale e restringendolo, la valutazione non può mutare. Rimaniamo per comodità in ambiente Apple, e paragoniamo l’iPhone 3G (2008) con l’iPhone 5 (2012) e l’iPhone 7 (2016).

Nel passaggio dal primo al secondo modello sono arrivate tecnologie come il Retina display, le riprese video, il flash, il supporto LTE, il connettore Lightning, il passaggio all’alluminio dal policarbonato. L’iPhone 7 propone soprattutto un nuovo form factor grazie al Plus (non una “vera” innovazione) e, soprattutto, tantissimi piccoli miglioramenti che hanno reso l’esperienza ancora più soddisfacente: velocità, qualità delle foto, autenticazione più semplice. Ma che cosa c’è di davvero rivoluzionario in tutto questo?

Si potrà obiettare che il discorso riguarda soprattutto gli iPhone, ma la verità è che chiunque, ormai, cambia lo smartphone – Apple ma anche Samsung, Huawei, LG e via discorrendo – meno spesso di un tempo, il che non è di certo uno svantaggio per l’utente. Qualche anno fa c’era la corsa al ricambio ogni dodici mesi, oggi si guarda il nuovo modello, ci si stringe nelle spalle e si pensa: tutto sommato, ancora per quest’anno va ancora bene.

Il futuro degli smartphone

Se tutto questo è la dimostrazione che gli smartphone sono una tecnologia ormai matura, per i produttori è sempre più difficile “creare un bisogno” da colmare con una nuova tecnologia. È comodo avere uno smartphone impermeabile, ma come può essere determinante nella vita di tutti i giorni? Il 3D Touch può essere potenzialmente molto utile, ma di quanto velocizza realmente il proprio workflow?

Per questo, solo 10 anni dopo aver celebrato l’inizio della rivoluzione degli smartphone, c’è già qualcuno che suona la campana a morto. In realtà, lo spazio per l’innovazione c’è sempre, e alcune tecnologie attualmente allo studio potenzialmente possono rappresentare altrettanti sassi nello stagno della telefonia mobile moderna. Non solo: in qualche caso, il 2017 sarà già l’anno buono in cui si potrà vedere qualche debutto. Il tutto sempre abbinando il super-smartphone a una buona offerta di telefonia mobile, come quelle che si possono trovare su SosTariffe.it, sempre aggiornate anche con le ultime novità e i dispositivi in abbinamento più convenienti.

 

Le tecnologie che vedremo domani

Schermi flessibili. Se ne parla da parecchio, e principalmente Samsung (ma anche Nokia, con il progetto Morph) sta investendo molto in questa innovazione. Pare addirittura che i sudcoreani stiano progettando una “linea X” da affiancare ai prodotti più popolari, ma bisognerà vedere che ne sarà della divisione dopo il disastro dei Note 7. La tecnologia OLED del resto si adatta bene a schermi sottilissimi e potenzialmente ripiegabili, e addirittura “indossabili”. E anche i tablet, ovviamente, dovranno adeguarsi ed essere ripensati.

Modularità. Gli esempi che si sono visti finora sono più che altro gadget ingegnosi, ma forse un domani cambieremo il nostro smartphone giorno dopo giorno, a seconda che si esca per fare footing, per andare al lavoro, per un reportage fotografico, per viaggiare. Il tutto senza spendere un soldo, ma semplicemente aggiungendo o togliendo moduli (batteria, fotocamera, modulo Wi-Fi) in un battere d’occhio, un po’ come l’ultimo LG G5 e Project Ara di Google

Controllo vocale. Non è un’innovazione, perché tra Cortana, “Ok Google” e Siri siamo ormai abituati a dialogare in viva voce con un assistente digitale: ma forse è proprio qui che i miglioramenti più decisi potranno avere un effetto dirompente, tanto da rendere la stessa interazione tattile con lo schermo ormai obsoleta. Non solo: strettamente legato a quest’aspetto c’è la traduzione speech-to-speech simultanea, che renderà le videoconferenze molto più gestibili. E chissà, in un futuro a medio termine potrebbe distruggere una volta per tutte, dopo millenni, la barriera della lingua.

Ologrammi, realtà aumentata, 3D. Cose molto diverse tra di loro (e qualcuna per la verità è già disponibile, come il 3D) ma che hanno come filo conduttore la volontà di gettare un ponte tra il reale e il virtuale. Bisognerà ancora lavorare sulla potenza dei chip grafici, ma come stanno dimostrando tecnologie come Oculus VR nel campo dei videogame e non solo, il futuro passa da qui. Anche a costo di mezzi insuccessi, come è successo per i Google Glass. Intanto, una startup – Leia 3D – ha già messo a punto uno speciale schermo che proietta un ologramma a tre dimensioni.

Batteria. Quando si parlava poco fa del Nokia 3310, in molti forse avranno ricordato con nostalgia le incredibili 260 ore di autonomia che vantava quel cellulare piccolo e leggero, peraltro senza fronzoli ma capace di resistere a cadute da dieci metri senza la necessità di spender 300 euro per cambiare lo schermo. I dispositivi di oggi sono potentissimi e hanno comprensibilmente bisogno di molta energia, ma per qualsiasi utente bisogna investire ancora di più sulle ricariche rapide, magari wireless e, perché no, in grado di rendere i cellulari “sempre carichi”: una tecnologia per cui basterà passare in zone con speciali trasmettitori wireless per ricaricare in automatico i propri dispositivi senza il bisogno di nessun cavo. Soprattutto di quelli che, dopo qualche settimana, già mostrano i segni dell’usura.

Fonti:

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