Key4biz

SosTech. Come l’Internet delle Cose sta cambiando le nostre abitazioni

internet of things

Il nuovo Internet delle Cose: piccolo, utile, economico

Sembrano essere solo un ricordo lontano i tempi in cui l’espressione “Internet delle Cose” indicava tecnologia avanzata sì ma anche molto costosa e ancora non matura per il grande consumo di massa. Gli ultimi arrivati, di cui si parla da giorni, sono gli Amazon Dash Button: piccoli pulsanti Wi-Fi legati a un particolare brand (tra cui, da noi, Mulino Bianco, Barilla, Gillette o Scottex, per fare qualche esempio) che permettono di effettuare un ordine su Amazon del prodotto desiderato semplicemente premendoli.

In questo modo, il rifornimento arriva direttamente a casa e senza costi aggiuntivi (nonché senza possibilità di doppi ordini, visto che finché il primo pacco non è arrivato il pulsante automaticamente ignora le pressioni successive). Il tutto in un oggetto compatto, da attaccare dove serve di più, che costa 4,99 euro e il cui prezzo viene comunque scalato al primo ordine effettuato.

Ancora una volta Internet delle Cose, insomma: in una versione particolarmente economica e che potrebbe rappresentare un consistente risparmio di tempo (e, perché no, di denaro) per chi fa la spesa, senza il rischio di rimanere sprovvisto di qualche genere di prima necessità. Del resto, secondo alcuni studi gli ultimi prodotti di una serie, come ad esempio l’ultima lametta da barba nella scatola, vengono usati il doppio degli altri.

Per farli funzionare non serve altro – come per la maggior parte degli oggetti IoT – che una connessione perennemente attiva come quelle delle migliori offerte ADSL e fibra, che possono essere confrontate tra di loro su SosTariffe.it per scegliere la più conveniente.

Ma quanto è grande il fenomeno dell’Internet of Things in Italia?

Una crescita vertiginosa

Gli ultimi dati che arrivano dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano – in attesa di quelli del 2016 – hanno fatto il punto sulla situazione del 2015, mostrando l’aumento esponenziale che l’IoT ha fatto segnare nel nostro Paese.

Il mercato, a fine 2015, era di 2 miliardi di euro (+30% rispetto all’anno precedente), concentrati soprattutto nei contatori che misurano i consumi (il cosiddetto settore dello Smart Metering) e nei meccanismi per la comunicazione da remoto di letture e guasti per le varie utilities come luce e gas (Smart Asset Management).

Già, perché a tutti gli effetti anche i nuovi contatori installati in diverse case e in molte aziende sono un esempio concreto di come l’Internet delle Cose sia presente a tutti i livelli.

Anche per quanto riguarda le auto, un settimo di quelle che circolano in Italia sono “online”, ad esempio con i box satellitari resi popolari da diverse assicurazioni; seguono i settori dello Smart Building (in particolare videosorveglianza o gestione di impianti fotovoltaici), Smart Logistics, Smart City e, con un 7%, la Smart Home, soprattutto con antifurti e termostati intelligenti.

Gli oggetti fisici che alla fine dell’anno scorso erano connessi con rete cellulare (senza contare PLC, radiofrequenza, Wireless M-Bus 169 MHz, prediletti da contatori elettrici o lampioni smart) ammontavano a più di 10 milioni.

La casa è, di gran lunga, uno degli ambiti dove l’IoT ha più margini di penetrazione, come ha rilevato durante il convegno di presentazione dei dati, lo scorso aprile, il Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, Alessandro Perego: “L’installazione di nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT nelle prime città italiane, l’evoluzione dell’offerta in ambito Smart Home, sempre più integrata con servizi assicurativi e pronta a sbarcare anche nelle catene della grande distribuzione, i servizi innovativi per l’Industry 4.0 costituiscono presupposti importanti per il futuro. E l’IoT è sempre più una realtà in Italia”.

Le prospettive per la casa intelligente

Secondo i dati, quasi 4 consumatori su 5 si dichiarano disposti ad acquistare prodotti per la Smart Home, anche se solo 1 su 5 già dispone di dispositivi che possono essere considerati davvero “intelligenti”.

Anche la stessa Amazon, dal suo osservatorio privilegiato di marketplace mondiale, ha elaborato lo scorso ottobre una classifica dei prodotti più venduti tra quelli “smart” e sulla provenienza degli acquirenti. Il bisogno di sicurezza appare ancora una volta come uno dei più importanti a cui l’IoT è in grado di fornire una soluzione: videocamere e allarmi la fanno infatti da padrone tra gli accessori più venduti.

Ma un’altra esigenza importante è quella del risparmio sulle bollette. Al secondo posto ci sono infatti i prodotti per l’illuminazione intelligente, quelli dotati di sensori in grado di rilevare la luminosità di un ambiente e comportarsi di conseguenza, mentre al terzo posto della classifica ci sono le prese intelligenti, che regolano la fornitura di energia elettrica. E naturalmente c’è anche il gas: i termostati “smart” sono al quarto posto, con la top 5 che viene chiusa dai sistemi di automazione.

E per quanto riguarda le città?

Milano, Roma e Trieste, poi Bologna, Cremona e Aosta; la Lombardia vanta 6 province nelle prime 10 posizioni. Ma i dati sulla città smart non fanno altro che confermare questa tendenza: vediamo come.

Dalla casa alla città

Non bisogna poi dimenticare come una casa “intelligente” non sia mai un elemento isolato a sé, ma faccia parte di una comunità: la Smart City, appunto, che mette a disposizione degli abitanti una serie di servizi avanzati, come ha mostrato il recente rapporto ICityRate 2016, l’indagine realizzata da FPA che ha preso in esame 106 comuni capoluogo italiani sulla base di alcuni indicatori (ben 105, per 7 aree tematiche: Economy, Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality).

A dominare è ancora una volta Milano, esempio italiano di innovazione urbana, seguita da Bologna, da Venezia, da Firenze, da Padova, Torino, Parma, Trento, Modena e Ravenna. Roma è al 21esimo posto, con un distacco in aumento; tra le altre riflessioni possibili, quella sul consolidamento del sistema urbano del nord a cui risponde comunque una dinamica di crescita relativa al Mezzogiorno, con città come Cagliari o Matera che fanno importanti balzi in avanti.

Fonti:

Exit mobile version