Social networking

Social, gli italiani ci passano in media 638 ore all’anno (contro una media globale di 876 ore). L’indagine

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I più dipendenti dalle reti sociali sono i nigeriani, i meno esposti i giapponesi. Noi italiani rimaniamo sotto le due ore al giorno, secondo l’indagine mondiale condotta da Atlas VPN. Tra le motivazioni principali i rapporti con i famigliari, intrattenimenti e informazione. Stranamente non c’è il lavoro.

Social network, quanto tempo ci passiamo sopra?

Sappiamo ormai bene quanto la nostra vita sia condizionata dalle reti sociali. Sopra un social network ci sono i nostri famigliari, gli amici, i colleghi di lavoro. Gran parte del nostro tempo lo passiamo a controllare che non ci siano arrivati messaggi, post, notifiche, commenti, aggiornamenti, novità.

Atlas VPN ha fatto una stima del tempo speso sui social network, ogni giorno, in tutti i Paesi del modo e in media si arriva a 144 minuti, che fa 876 ore l’anno.

Un tempo molto ampio, che sicuramente andrà crescendo, via via che sui nostri device personali si andrà completando l’integrazione tra i social e altre reti e servizi.

Si va dai 238 minuti al giorno passati sulle reti sociali dai nigeriani ai 224 minuti dei brasiliani e i 106 minuti dei cileni, fino ai 169 minuti dei turchi, i 153 minuti degli indiani, i 137 minuti degli israeliani, i 136 dei russi, i 135 degli americani, i 116 minuti dei cinesi, i 112 minuti degli spagnoli, i 108 dei britannici, i 106 dei francesi e i 105 minuti giornalieri degli italiani.

Gli italiani meno di due ore al giorno in media (638 ore l’anno)

Noi italiani siamo praticamente in fondo alla classifica (e per una volta che sia una posizione ‘poco invidiabile’ è un giudizio del tutto opinabile), assieme ai tedeschi (96 minuti), agli austriaci (91 minuti), ai coreani (66 minuti) e ai giapponesi (90 minuti).

Praticamente, un italiano passa sui social 638 ore all’anno, contro le 821 ore di uno statunitense per esempio, o le 1.362 ore in media di un brasiliano.

Social considerati anche spazi insicuri e tossici

Ovviamente sono diverse le indagini condotte in tutto il mondo su questo argomento molto delicato. I social non sviluppano solo relazioni umane positive, ma anche tossiche, che spesso hanno conseguenze per l’incolumità fisica e psicologica della persona.

Secondo un recente sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24, nove italiani su dieci considerano le reti sociali spazi poco o per niente sicuri e più o meno la stessa percentuale giudica favorevolmente il controllo da parte dei genitori delle attività online dei minori.

L’anno passato, ad esempio NordVpn, ha fornito uno studio su 20 Paesi in cui l’Italia occupava il sesto posto al mondo per tempo passato sui social: in media più di 7 ore alla settimana.

Si sta sui social per …

I motivi di tutte queste ore consumate scrollando, chattando e digitando contenuti sono diversi, nell’indagine condotta da Atlas, ma tutti legati al bisogno di sviluppare relazioni umane. Nella metà dei casi le persone hanno spiegato che i social sono fondamentali nel tenere vivi i rapporti tra famigliari (48,2% dei casi).

Nel 36,2% dei casi si parla anche di un buono strumento per riempire il tempo libero, nel 34,5% dei casi invece è un ottimo mezzo per rimanere informati.

Strano che in media, nel mondo, nessuno (o forse un numero troppo esiguo di persone) abbia inserito tra le attività principali quelle lavorative. Eppure di business sui social se ne fa molto, sia per promuovere attività produttive e servizi, sia per vendere, sia per fare marketing, sia per accrescere le reti professionali e le relazioni aziendali.

A mancare è una cultura del social networking, una “netiquette”

Tutte queste ore spese per curare, gestire e accrescere i nostri contatti di rete sono un segno tangibile di quanto la tecnologia sia penetrata nel tessuto sociale e nella dimensione individuale dell’essere umano, sovrapponendo spazio pubblico e spazio privato.

Ciò che continua a mancare è una cultura del social networking. Anni fa andava di moda il termine “netiquette”, cioè un complesso delle regole di comportamento volte a favorire il reciproco rispetto tra gli utenti. Di cui a quanto pare siamo ancora sprovvisti.

Guardando i dati prodotti dalle numerose ricerche sul tema, ciò che è evidente è l’utilizzo limitato e a volte palesemente dannoso che si fa delle reti sociali e allo stesso tempo il livello di violenza e criminalità che va aumentando, senza che al momento si conosca un modo efficace per contrastare il lato oscuro dei social.