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Smartwatch: crescita sotto al 5% nel 2016, in attesa della killer app

Perché comprare uno smartwatch? E’ questa la domanda alla quale la industry non ha per ora dato una risposta abbastanza convincente per spingere le vendite. Ed è questo il motivo per cui grandi produttori, come ad esempio LG, Motorola e Huawei, hanno deciso di mettere in stand by il lancio di nuovi modelli in attesa di tempi migliori. Lo scrive il sito specializzato Cnet, in un’analisi del mercato degli smartwatch, relegati dai big del settore come Apple e Samsung a comprimari dei loro veri best seller, che restano gli smartphone.

I consumatori lamentano la scarsa durata della batteria e l’eccessiva dipendenza del gadget dallo smartphone.

E dire che alcuni anni fa, quando le vendite di smartphone cominciavano e frenare, la industry aveva individuato negli smartwatch il gadget giusto per ridare fiato ai ricavi. Per un certo periodo, a sostenere i fatturati ci avevano pensato i tablet, mentre la scommessa sui wearable, in particolare sugli smartwatch e sui dispositivi per il controllo dei parametri vitali degli utenti, finora non è andata bene.

Samsung ha lanciato il suo primo smartwatch nel 2013, ma dopo un po’ è stata costretta ad abbinarlo agli smartphone per evitare giacenze.

Apple è entrata nel business degli smartwatch più tardi, nel 2015, ma il suo primo modello non ha brillato. E la versione aggiornata non è molto diversa dalla prima.

Di fatto, lo smartwatch riproduce in miniatura, sul polso, alcune funzioni dello smartphone, con il limite dello schermo piccolo. Ti permette di non infilarti la mano in tasca per prendere lo smartphone, ma si tratta di un vantaggio che non sembra poi così appealing per il grande pubblico.

Apple con il suo primo modello di smartwatch ha puntato sul fashion, per virare sull’health con il secondo. La mossa sembra giusta, scrive Telecoms.com, perché il monitoraggio dei parametri vitali e del fitness da polso è una strada che sembra avere un futuro roseo per i wearable. Resta il fatto che il prezzo base intorno ai 370 euro per l’Apple Watch 2 sembra alto, per un device che in fin dei conti ti permette di contare i passi, registrare i tuoi battiti cardiaci e il ritmo respiratorio. Certo, nuove app arriveranno ma servirà forse una killer application (se mai ci sarà) per fare il grande salto.

Secondo stime di IDC, le vendite globali di smartwatch aumenteranno appena del 3,9% quest’anno, a 20,1 milioni di pezzi venduti. Si tratta comunque di un miglioramento netto rispetto al calo di vendite del 32% registrato nel primo trimestre di quest’anno, dovuto in primo luogo al calo di vendite dell’Apple Watch. Per IDC, le vendite aumenteranno ancora anche grazie al nuovo modello della Apple, quindi c’è ottimismo.

Per la società di analisi, gli smartwatch sono ancora oggi considerati dei gadget di nicchia, che sostituiscono l’orologio. In futuro, con l’incremento della connettività, delle funzioni e delle app autonome dallo smartphone, gli smartwatch assumeranno un’identità più definita, consentendo per esempio di collegarsi a diversi dispositivi connessi di casa, in ottica IoT. Per allora i prezzi dovrebbero calare.

Secondo Strategy Analitycs, ci sono ampi margini di miglioramento. Roma non è stata costruita in un giorno, tanto più che anche altri gadget tecnologici, smartphone compresi, hanno avuto vita dura all’inizio per decollare con il tempo.

I produttori tradizionali come Rolex e Fossil intanto sono preoccupati: gli smartwatch sono passati da una fetta inferiore all’1% del mercato globale degli orologi da polso nel 2014 a più del 2% nel 2016. Dal nulla Apple è diventata il secondo venditore globale di orologi da polso in meno di un anno. Secondo Strategy Analitycs, Apple chiuderà il 2016 con 4 miliardi di ricavi derivanti da smartwatch, rispetto allo zero di due anni fa. E non è poco.

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