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Smartphone: l’incredibile boom del mercato dell’usato

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Se fino a 10 anni fa la tecnologia evolveva così rapidamente che un telefonino vecchio di 2 anni era ormai da buttare, oggi che la tecnologia è molto più stabile dalla rivendita guadagna chi vende e chi compra.

Un mercato da 17  miliardi di dollari nel 2016: quello dei wearable? Delle stampanti 3D?

No, parliamo di smartphone usati: secondo Deloitte, quest’anno ne saranno venduti 120 milioni (da 80 milioni del 2015) a un prezzo medio di 140 dollari (125 euro).

Un mercato, quello degli smartphone usati che non appassiona molto gli italiani (nel nostro paese solo il 5% degli smartphone viene rivenduto o scambiato) ma che nel mondo sta vivendo un vero e proprio boom, il cui valore doppierà quello dei dispositivi indossabili (orologi o bracciali intelligenti) e corrisponderà nel 2016 a 25 volte quello della realtà virtuale.

Il tasso di crescita del mercato, dice ancora Deloitte, sarà 4-5 volte maggiore di quello degli smartphone nel suo complesso e corrisponderà a circa il 7% delle vendite totali di dispositivi intelligenti (che dovrebbero attestarsi a quota 1,6 miliardi).

I motivi di questo successo sono molteplici: innanzitutto oggi è molto facile vendere il proprio smartphone via internet a un operatore. Si finanzia così in parte l’acquisto di un nuovo dispositivo.

“Le persone acquistano lo smartphone nuovo sempre più in fretta: già quando ha un anno e anche se ancora funziona bene, già si pensa al prossimo modello”, sottolinea l’analista Deloitte Duncan Stewart.

Secondo lo studio, a livello globale in media il 12% dei consumatori rivende il proprio smartphone, anche se poi la percentuale varia molto da paese a paese (gli italiani sono, insieme a norvegesi, russi e finlandesi, i meno propensi a farlo).

Deloitte predice quindi che almeno il 10% degli smartphone di fascia alta (quelli che costano da 500 dollari in su) venduti nel 2016  cambierà almeno tre proprietari prima di andare in ‘pensione’, non prima del 2020. Pian piano, quindi, il mercato si organizzerà e cominceranno a comparire i primi specialisti della ‘valutazione’ dei dispositivi, un po’ come avviene con le macchine usate.

Se infatti fino a 10 anni fa la tecnologia evolveva così rapidamente che un telefonino vecchio di due anni era ormai completamente superato dal punto di vista delle nuove funzionalità, oggi che la tecnologia è  molto più stabile, la rivendita ne guadagna.

Un mercato che offre vantaggi non solo ai consumatori, per i quali uno smartphone premium, anche se usato, è più appetibile di uno di una marca sconosciuta, ma anche ai produttori. Primo perché chi vende il dispositivo vecchio in genere lo fa per finanziarne uno più nuovo di fascia più alta e, secondo, perché la disponibilità di un mercato di seconda mano ‘ufficiale’ rende gli smartphone usati più appetibili per i consumatori con un budget basso ed elimina, per certi versi, la necessità per i vendor di produrre varianti low cost dei loro dispositivi.