il dibattito

‘Smartphone in classe? Un danno. Miur sponsor delle lobby digitali’. Intervista a Daniele Novara (pedagogista)

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‘L’iniziativa del Miur è dannosa per la salute degli alunni. Decisa senza la pubblicazione di ricerche. Così il ministero fa solo marketing per le multinazionali hi-tech’. Intervista a Daniele Novara, pedagogista e direttore del CPP, centro che da 25 anni si occupa di gestione dei conflitti e dei processi di cambiamento in ambito educativo.

Gli smartphone e i tablet in classe ‘accelerano l’apprendimento’? Come sostiene la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che ha sdoganato l’utilizzo dei dispositivi mobili a scuola, senza neanche presentare una ricerca che dimostri gli effetti positivi di questi device in classe.

“Il decalogo del Miur non prende in considerazione neanche il “fattore età”, prevede l’utilizzo già a 6 anni, dalla scuola primaria, una follia. La tastiera al posto della penna produce, generalmente, una contrazione delle connessioni a livello cerebrale. I danni sono enormi perché il bambino si desensorializza. Ha bisogno, invece, di toccare, non uno schermo, ma cose reali: penna e libri di carta”. Così l’iniziativa del ministero dell’Istruzione è stata commentata, a Key4biz, da Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti (CPP), che da oltre 25 anni si occupa della gestione dei conflitti e dei processi di cambiamento in ambito educativo. “Dove sono le ricerche che dimostrano gli effetti positivi dell’utilizzo di questi dispositivi mobili in classe? Non sono pubblicate. In questo modo il Miur fa solo marketing per le lobby del digitale”, ha aggiunto Novara.

Key4biz. Perché lei è contrario a smartphone e tablet in classe per uso didattico?

Daniele Novara. I bambini non sono grado di gestire un dispositivo così complesso e possono subire conseguenze negative sia dai contenuti fruiti su Internet sia dagli aspetti tecnici legati al device. Per esempio, la tastiera al posto della penna produce, generalmente, una contrazione delle connessioni a livello cerebrale. Per essere sintetici la scrittura sulla tastiera non è scrittura. E i bambini che digitano di più sulla tastiera rispetto all’uso della pena riscontreranno difficoltà nella scrittura a mano. L’introduzione degli smartphone nella prima età dell’infanzia è una cosa recentissima, da circa 3-4 anni. Mi rivolgo al Miur e ai ‘saggi’ nominati dalla ministra su questa iniziativa: quali sono le recenti ricerche che dimostrano gli effetti positivi di smartphone e tablet a scuola?

Key4biz. Sul rapporto bambini-smartphone e tablet lei quali ricerche conosce?

 

Daniele Novara. Conosco le ricerche sui danni da tastiera al posto della penna, quelle sulla pervasività a livello neurocerebrale dei videoschermi, per cui si creano degli attaccamenti, causati per esempio dai videogiochi.

Come fanno ad avere ricerche positive sulla base solo di 3-4 anni di utilizzo. Il buon senso direbbe facciamo prima questi studi e poi si prendano le relative decisioni.

Invece no. Il Miur, al posto di agire con prudenza, ha avuto un atteggiamento di marketing: come dire ‘facciamo acquistare tanti smartphone e tablet alle famiglie che ancora non li hanno comprato ai figli’.

Key4biz. Cosa è avvenuto in alcune classi digitali in cui è avvenuta la sperimentazione?

 

Daniele Novara. In alcune classi, ho seguito alcuni casi da vicino, è stato imposto alle famiglie di acquistare un tablet di una determinata marca, da comprare in un certo negozio. Ma non c’è nessuna legge che impone questo obbligo. È tutto illegittimo. È illegale quest’iniziativa. Stanno introducendo un cambiamento epocale che modificherà la vita degli alunni senza un dibattito, senza una ricerca, appunto.

Key4biz. Il decalogo è stato annunciato venerdì scorso, ma i ‘saggi’ termineranno la relazione tra una settimana.

 

 

Daniele Novara. Sì, il Miur ha agito a favore delle lobby del digitale. Andiamo a vedere i cv dei consulenti scelti dal ministero. Per carità, tutto sotto la luce del sole.

Key4biz. Recentemente lei ha detto “Rischiamo di perdere una generazione di bambini con aumento di diagnosi neuropsichiatriche (per ADHD, disturbi di apprendimento e comportamentali). Isolato davanti a uno schermo il bambino si ammala”. Quindi l’opposto di quanto sostenuto dai ‘saggi’ e dal Miur.

 

Daniele Novara. I device tecnologici non accelerano l’apprendimento, non ci sono ancora ricerche che lo dimostrano. Il bambino ha bisogno di sviluppare la sua sensorialità, ha necessità di sviluppare la sua esperienza pratica, e cosa propone-pubblicizza il ministero dell’Istruzione? Di stare davanti a una tastiera. Questo va bene per i casi gravissimi, per esempio di lesioni neuromotorie, per cui il bimbo ha difficoltà a coordinare una penna. Non ha senso, però, per i bambini ‘normali’, che non hanno bisogno di queste facilitazioni, ma della penna e dei libri di carta.

Infine la luce emessa da questi dispositivi può compromettere il sistema neurovegetativo che regola funzioni biologiche vitali come il sonno, con disfunzioni rilevanti, ad esempio, dell’ormone del sonno, la melatonina.

I tablet producono più emissioni della TV se li usi da vicino. La scuola ha bisogno di una didattica attiva, montessoriana, con materiali: il libro ha una sua maneggevolezza, una materialità che attiva il cervello. A scuola si va per imparare, attivare processi di conoscenza. L’informatica è importante ma non è l’unica materia.

 

 

Key4biz. Lei chiude del tutto la porta della scuola alle nuove tecnologie?

 

Daniele Novara. Sono favorevole alle tecnologie impiegate in maniera collettiva, non come lo smartphone che è utilizzato in modo individuale. Per esempio, la lavagna interattiva multimediale (Lim) in aula va benissimo, è funzionale per l’apprendimento dell’intera classe, così come la presenza di 3-4 Pc tra i banchi di scuola da utilizzare in modo collettivo sotto l’insegnamento e la responsabilità dell’insegnante.

Come si fa a garantire che con il telefonino sul banco il ragazzo non si distragga durante la lezione, è impossibile evitare le distrazioni con un dispositivo usato dagli alunni, principalmente, per il divertimento e l’attività di social networking.

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