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Smart working in PA, Zangrillo: “Sì, ma con verifica dei risultati”. Ma Brunetta non l’ha rottamato 

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Il ministro ha intenzione di cambiare l’approccio allo smart working nella PA: vuole passare da una logica di controllo a una di verifica dei risultati. Vedremo come vorrà farlo. Cosa aveva deciso Brunetta sul lavoro agile.

Digitalizzazione e semplificazione. Questa la visione della Pubblica amministrazione del neo ministro Paolo Zangrillo. Digitalizzare sempre più non solo i servizi da erogare ai cittadini, ma anche la modalità di lavoro dei dipendenti della PA. Zangrillo, infatti, si è detto subito favorevole allo smart working per il personale della Pubblica amministrazione, ma solo a condizione che si possano verificare i risultati.

“Durante la pandemia”, ha detto il ministro ai microfoni di “24 Mattino” su Radio24, “il numero di lavoratori in smart working è passato da 500mila a 5 milioni, è uno strumento che può funzionare e rinunciarvi significherebbe dire che la Pubblica amministrazione è diversa”. Ma Zangrillo intende verificare con quali modalità usare il lavoro agile. Il ministro ha intenzione di cambiare l’approccio allo smart working nella PA: vuole passare da una logica di controllo a una di verifica dei risultati. Vedremo come intenderà farlo.

“Se il sindacato, giustamente, rivendica la possibilità di avere lo smart working”, ha spiegato Zangrillo, “bisogna che sia consapevole del fatto che lo smart working si può fare a determinate condizioni”.

Smart working, Brunetta: “Non per tutti in Pa, ma fino al 49% del personale”

A proposito di sindacato nella PA, è stato cruciale il suo ruolo nel definire le linee guida, con l’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, amministrazioni centrali e locali, con le quali definire la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga. Ecco Brunetta ha posto il veto allo smart working al 100% nella PA, ma non l’ha rottamato del tutto: “fino al 49% del personale”.  

Anche perché la maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, che rappresentano circa i due terzi dei 3,2 milioni totali) può lavorare solo in presenza.

 Non a caso il neo ministro Zangrillo ha anche precisato “personalmente non sono per i modelli estremi, come lo smart working totale, al 100%”.